Vita Nova - anno II - n. 12 - dicembre 1926

era il mese di maggio », oppure che u il contadino di Lelio che era alla azione ad attenderlo seguiva con la valigia in mano », o anche che la sua sobrietà cc non eccede oltre ad Wl piatto e un brodo ». A proposito .di eleganza e chiarezza di imagini e di costrutti e di. . . Dizionario moderno. « Questo per Panzini. E per Tittoni} e< Ahi lui e ahi noi ! Se 1ileggete i suoi discorsi e risfogliate i più recenti numeri de la Nuova Antologia, potrete imbattervi in bellezze stilistiche di questo gemere : « Fu non soltanto la lingua, ma eziandio il pensiero francese che in quel periodo s'ispirarono alla lingua ed al pensiero italiano ». E scusate se è poco. Anticipatori. Spectator sul Giornale di Geno- • •• scrive: « Càpita alle volte, sfogliando Yecchi libri, di fare scoperte curiose. Sicuro: c'è stato anche un genovese tra gli infiniti or•dinatori di programmi e proposte per assicurare al mondo la pace universale e perpetua : un Giacomo Antonio. Verde che nel 1644 ,presentò al papa Urbano VIII un preciso progetto per assicurare ali' umanità quel perenne vantaggio. Il sistema invocato non era, in realtà, soverchiamente nuovo; bastava costituire una lega della quale il Pontefice, rappresentante sulla terra della idea di pace e di carità cristiana, dovesse essere capo e guida. Non peregrina trovata, perchè la concezione di un papato inerme in mezzo a genti armate, e assistito· dal concistoro dei càrdina,li, che sedesse arbitro delle contese tra le nazioni era stata a base di una quantità di dottrine med,ioevali e uno dei fonclamenti della teoria guelfa : ma non aveva evitato lotte cruente e ferocissime nè il conflitto armato e sanguinoso tra impero e papato. E Urbano VIII con poco riguardo per il buon volere e g,li ottimi propositi del consigl,iere volontario, mandò agli archivi senz'altro l'ingenua proposta che andava ad ac- • FRA LE RIVISTE compa·gnarsi a tanti sogni utopistici antecedenti e posteriori. « È vero c'he quest'ottimo Verde non aveva tutti i torti : l'Europa del suo tempo era lacerata da una delle più atroci guerre che abbia visto la storia ... « Ce n'era abbastanza perchè di fronte a quello spettacolo e tra la battagilia di Rocroi, vinta dal gran Condè dopo il saporitissimo sogno ch1e tutti sanno, e la battaglia di F riburgo, un uomo di buona volontà cercasse in quelle rovine una sailvezza, un mezzo infallibile per evitare ali' umanità il r,innovarsi di così atroci flagelli. Generosa aspirazione che periodicamente si rinnoya e periodicamente urta contro la fatale realtà storica ; generosa aspirazione che ha una prova della intrinseca difficoltà nella stessa scarsa nov,ità d,ei progetti di esecuzione cihe si aggirano sempre su pochi punti fissi insuperabi,li ; perchè la pace universale deve uscire da una . . . . superiore concezione etica o piuttosto religiosa o dall'autorità morale o ,materiale di uno solo, sia ~sso papa o imperatore, {ma neanche la pax romana è stata perpetua) o dal11 'accordo degli Stati. « Le infocate parole di Sant 'Agostino nel.la Città di Dio mettono in cima ,a tutte Je aspirazioni dell'umanità la pac,e come pr,incipio dominatore della storia e .preannunciano, dietro i bagliori degl 'incendi umani, pur troppo molto lontano, un nuovo cielo e una nuova terra. E la prosa tumultuosa e cabalistica di Gioacchino da· Fiore, cc ,il calabrese abate, ,di .spirito prof etico dotato » tra le allegorie e i nu,mero ca1 balistici si distende talvolta con affiato poetico a predire, oltre ,le disperate ru.ine delle vendette sanguinose e dei flagelli guer- •reschi, J 'avvento riparatore della pace sospirata, •nonpiù tolta ai fedeli. « Dalle platoniche speranze della Città del Sole, di Tomaso Moro, dalla repubblica universale, ma di origine calabrese, di T omaso Campanella, indistinta formulazione di una mente poderosa e cabalistica al più recente accordo universale del.le verità .del W ells, dai ~rogetti di Grozio e di Sleiden, dell'abate Bibli eca Gin 1anco 65 di Saint Pierre e di Gian Giacomo a quelli di Saint Simon e di Emilio de Girard,in, dalla soluzione arbitrale dei conflitti tra nazioni del Voltaire, al progetto filosofico del Kant, annunciante in piena sicurez-: za che la pace universale non è uno stato immaginario e che la Natura indurrà gl,i uomini a realizzarla in Europa, è un nobile affanno costante rotto sempre da nuove delu- . . . S1on1sempre pronto a risorgere con · la forza dell'illusione invincibile. cc Nel romanzo di Luigi Couperus l'ipotetico sovrano che ha impiegato tutta Ja vita e I '1instancabile operosità entusiasta nel perseguire il sogno umanitario, muore sconfortato e deluso vedendo smon~ tarsi a pezzo a pezzo 1 'edificio faticosamente co~truito, invincibili gli egoismi, insopp!imibili gli interessi, inevitabili i contrasti. Nella realtà recente, il pallido sovrano che - quali ne fossero rie ragioni diplomatiche ed i reconditi intenti .:._ propose la prima conferenza dell 'Aja a scongiurare « quel catacl,isma i cui orrori fanno fremere anticipatamente ogni ·m,ente umana », non prevedeva certo di dover essere la prima ·vittima di quel cataclisma appunto ,e -della rivoluzione che sconvolse e distrusse iJ suo immen- . so 1mpero. « Di così fatti contrasti si compiace la realtà della storia e di ironi ci accostamenti. « Com'·era stato più prudente e più pratico il saggio Pontefice Urbano VIII, che mentre mandava agli archivi la proposta generosa e ingenua di Giacomo Anton,io V erde, faceva studiare un piano presentatogli daUo stesso tempo da un parente dell' utopistico progettista per accrescere i proventi dello Stato pontificio f Egli pensava certa- . mente che dei due problemi il secondo per quanto difficile, presen,- tava maggiol'i possibilità di soluzione ; forse era del parere e si faceva 1 la domanda che il Poeta doveva più tardi riproporsi sottintendendo una inesorabile risposta: tra ·le mura che il fratricidio cementò eterne, pace è vocabolo mal posto. Dal sangue la Pace solleva candida l'ali. Quando ? ». • •

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