.. . 36 TINO LIPPARINI ,,, • ! Un giorno di primavera, dopo 1 l 'inverno accidioso ~ torpido si riscote il poeta, e sente eh' è tempo d 'amori ,e di canti. Chi non ricor,da i,l poeta del « Pervigilium V eneris ? >>. Così iii Buvalelli : T oz m'era de chantar gequiz, Tro q' uei vei q' es l' invernz passatz, E vei per vergers e per praz La f/.ors e l'erba reverdir E' ls auzels cridar e braidir, Per que 'm sui un pauc alegraz, E pois que a mon fin cor plaz - Q' eu chant, melrai me' n en essai De zo, don el s' es abeliz , Que bon chantar /ara oimai. (aveva del tutto .lasoiato di .cantare, sin che oggi vedo che .I' .inverno ,è passato, e veggo per verzieri e per prati i fiori e l'erba rinverdire, e sento gili ucce.Hi squittire e cantare, per cui mi .sono un poco allietato, e poi_ che al 1 mio cuore piace ch'io canti, mi ,proverò a far v,ersi su ciò di ooi egli si ,è 1compiaciuto; che sarà ormai buona cosa cantare). È un risveglio d,i sensi, di intelletto, è un inno che sgorga dall'animalità ridesta e fervente ; ed è profondamente umano. Ma a questa .strofe, pur bella, un'altra fà riscòntro, viva di grazia e di brio. Comincia Ìn modo· assai simile a,l.la prima, ma vi si sente che iii poeta è già tutto penetrato dall'alito caldo dei nruovi giorni ; di più, il rigoglio della govinezza _e l'orgoglio dell'amore nuovo, si sposano ·a levare più alto ,il canto e più sonoro: -· Er quant fiorisson li verger E' ill auzel chanton per lor iai, V oill Jar ab gai sonetz leuger Coinda ·chanzon, pos a lei plai, D·e cui eu chan, q' es tan plasenz Q' als pros fai e als conoissenz T otas las autras deplazer E si h·onrar e car tener. Tant ai (de ioi e) d' alegrer • E tani son tuit miei consir gai, Que capdelar cuit tot l' emper, Quant m' albir cum d'amor me vai; E ccl. q' esser volrà sabenz Qals es cil de cui sui jausenz, Aula genchor del mont vezer, Q 'esters n' ill lo aus /ar saber. (ora, quando fioriscono i verzieri e gli uccelli cantano di gioia, voglio fare in suoni dolci e leggie-ri una breve canzo•ne, poi che piace a Colei d,i cui io canto; a colei eh' è ta~to piacente, che ai prodi ed a.i saggi tutto fa sprezzar-e, e se' onorare ed aver cara. Ho tanta gioia, tanta allegrezza, e tanto son piaoevoli i ,miei pensieri che mi par guidare tutto l'impero, quandò considero 1a mia ventura in amore; e se qualcuno vorrà sapere chi è colei per cui tanto io godo, vada a veder la più bella d,el mondo; chè altrimenti non pos,so farg,lielo sapere). Chi d-i noi non ha provato, tornando da un conve- . I Biblioteca Gino Bianco gno con un'amante che nessuno d~v~ ~nosoere, chi df noi non ha provato quel senso d1 gwJa argut~ che. dà il piacere secretamente colto, rubato,. ed UI?- ~1ovaruie. baldanzoso bisogno di sor,ridere degli uom1m, e della vita che ha continuato, bigia ed indifferent~ a tra~correr-e senza toccar noi che c'eravam soffermati, fuori del tem~o e della noja, nell'unico angolo fiorito della vita, nei giardini dell'amore e del piacer-e ? . . . . . per qe 'm suff er Que mon ioi non dic ni retrai, A uz Jaz cuiar a mentas genz Q' aillors sia mos pessamenz. (.... per cui mi astengo dal far conoscere la m1 ia gioja ; anzi fo' credere a molti che altrove sia il mio pensiero) . .E poco sotto : Complit sun tuit miei desirer, Pos cil, doni mos cors no s' estrai,. Me reten per son caoaler Qui qe n' aia 'dol ni esglai. (compiuti sono tutti i mi,ei desideri poi che colei dalla quale il 1mio cuore mai si diparte mi ritiene per suo cavaliere, checchè alcuno ne abbia dispiacere e tormento). . Esser ritenuto cavaliere, il massi,mo onore di corte; la porta aperta, se non al cruore, ali' alcova; il diritto di precedenza nel renderlie onore, nel servirla, nell' accompagnarla, nel parlarle. E ciò, anche sotto gli occhi d-ella gelosia e del sospetto mar,itali ; tale l 'jus della cavalleria d 'al.lora. La bella ab lo cors planzenter Pos da lei no' m pari ni 'm partrai, Prec, se il plai, c 'ab lo ioi entier Mi socorra, q' atendre 'm fai Sa vermeilla bocha rienz. (la bella dal mirabile col'lpo, ,poi che da Jei non mi stacco nè mi distaccherò mai, prego, se le piace, venga a me', con tutta la gioia ch,e mi fa' attendere la sua vermiglia bocca ridente). . Suona quasi uguale l'Hymne di Baud,elaire. qhi. sa' eh~ se Ra•m?ert,ino f oss~ ~issuto in tempi più prossimi a noi, nel primo romanticismo per esempio, non avesse procacciato più gloria al suo nome non avess~ .appo!t~ti .nu~vi ornamenti alla poesia : se 'dal.la sua lirica d1 ,1m1taz1one, costretta entro i limiti della convenienza corti~iana e le_ strettoie d'una lingua non sua, e non_,eccessryament-e ricca, e asservita di più alle for~ule di _osse9u10, balza~ ~ur~ co,sì vive espressioni e sincere d1 sentimento sc-h1ett1ssimo. . ~ uron poeti ques~ti .- i:>rovenzali. e provenzalegg1ant1 - furon poeti .~i del~ca~o sentire, e spesso di ra_rae nobile sp?ntan~ita. E 1nd1ce ,sicuro delila grande stima e de~le simpatie che sepper susoit~re dovunque 1nto~no a se,. furon ~or!un~ a~~rose, e gli onori delle c?r!t, e l~ del~cate mi~sion1 pol1t1che che sovrani e princ1p1 •e S1gnor1 cornmi·sero loro. TINO LJPPARJNI •
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==