<- \ • 10 CONCETTOVALENTE della chiesa; il più antièo documento che le si riferisce parla del tempio come già esistente ed è un diploma regio del 1133, col quale Ruggiero, figliuolo di Rodolfo e . di Emma, signori di Montescaglioso, donava il feudo e l'arce normanna di San Basilio. (Pisticci) alla badia del Casale, che dipendeva dalla certosa di San Lorenzo in Padule. Forse il caso farà un giorno rintracciare qualche documento relativo alla sua fondazione: scoperta più preziosa ·ancora sarebbe a dir vero quella d'un qualche atto relativo .ai lavori di riattamento e d'ampiamento alle variazioni subite dalla chiesa nei primi secoli della sua • -esistenza. L'architettura, in queste regioni del piede d'Italia, durante il dominio degli Arabi e dei Normanni, pare .allontanarsi dalla tradizione, convergere verso ideali -e forme che non sono più le romane. Con le imprese -commerciali e guerresche, sostenute dai mercanti ·.audaci di Bari, di Brindisi, di Taranto, di Otranto e di Amalfi - che dalle coste asiatiche portano trionfalmente in patria urne di santi - si iniziano anche 1 gli scambii delle forme d'arte lungo le coste mediterranee. Il libero volo dell'arte verso conquiste più alte •e nello stesso tempo più umane, si impenna al soffio della vita, che .va di giorno in giorno riconoscendo se stessa. Già la fede, coi crociati, si è materiata di . sentimento e di poesia Il t€mpio, il palazzo, la fortezza· sorgono potenti, degna espressione e sede secolare d'un sentimento religioso e d'un sentimento civile, che vogliono perpetuarsi nel tempo. A questa sete d'altezza risponde l'arco acuto, che, per qùa~to prevalente nelle costruzioni di oltr'Alpe, non è però, in sè, una caratteristica speciale dello stile gotico, perchè si incontra nelle più remote antichità, fra i Persiani-Sassanidi e, dopo, fra gli Arabi. Perchè considerare di derivazione nordica i monumenti ogivali del Mezzogiorno d'Italia, se queste regioni ebbero relazioni commerciali coi popoli dell'oriente latino e se alle stesse costruzioni normanne parteciparono saggi artefici arabi insieme a magistri bizantini e campano-pugliesi? Gli Arabi, che dominarono la Sicilia, le Puglie, le Calabrie e la Campania dall'anno 827 fino al cadere del sec. Xl, vi edificarono monumenti insigni, di cui qualche ricordo rimane, perchè i Normanni, che conquistarono l'Italia meridionale nel 1109 mantennero le maestranze arabe e bizantine e le forme architettoniche della civiltà orientale e vi diffusero }'architettura dei maestri comacini, innestandovi - sopratutto per opera di Monte Cassino - elementi d'arte bizantina-moresca. Ne venne un'architettura originale, ricchissima nei particolari, armonico innesto di ogive e di serene forme romaniche, di decorazioni figurative, di mosaici in vivaci colori ed oro, ed iscrizioni greche e arabesche. L'arte ogivale della terra di Bari, della penisola Salentina, di alcune città della Campania e della Basilicata deriva - come ebbi a dimostrare nel Biblioteca .. • I o Bianco volume "le città morte del Jonio ": editore ~. Zanichelli, Bologna - dalla lenta trasf?r~az1one e fusione dell'architettura lombarda, dell ogiva arab~, della cupola bulbosa bizantina e del deambulato_r10 raggiato della basilica Laterane~se e del ~an Paolmo di Nola in modo che la creazione ne risulta tutta italiana. La scultura ornamentale del medioevo campano-pugliese è la più spontanea, la più immagino~a fra le decorazioni italiana. Arte che ha un pregio grandissimo, che mancò talvolta al quattrocento lombardo ed all'arte ogivale 11ordica: quello di conservare al di là della sovrabbondanza ornamentale di figure umane, di animali e di piante, una unità sempre corretta· di linee e di proporzioni. • *** Varchiamo la soglia del sacrario medioevale, la cui bianca fronte rrtonocuspidata addita il p~ofìlo della nave mediana e delle ali presentando unità di concezione e di stile. Un timido sole ·disegna ombre leggiere sulla facciata dando un delicato rilievo ai particolari : la tinta chiara della pietra arenaria si fond,a in quieta tonalità coi colori morti dei poggi e degli oliveti e coll'azzurro del cielo; una pace immensà sembra stendersi dalle bianche lunghe nuvole immobili su quella distesa di brulle calanche o di verdi conche romite · Dalle linee del portale erompe una esuberante fantasia e dagli ornati vivaci immagini non facil- ·mente descrivibili: son magnifici come un canto orientale, fioriti come verso di Gioacchino Pugliese, che ci rivela una polla di vera poesia, sgorgata dal cuore e inspirata alla .spontanea arte del popolo. E fu vita battagliera e romanzesca quella dei Normanni. Dinanzi alla badia normanna tutta la nostra atte11zione si raccoglie sul portale, che arieggia l'arte ogivale pugliese ed è una delle più ricche porte delle chiese del Mezzogiorno, gremita di leoni e di aquilotti intorno ai capitelli, di archetti e di foglie preziosamente scolpite. Nei quattro archi della cornice si attorcigliano fascie di foglie di acanto spinoso, che ricordano i fini ed eleganti motivi di stucchi orientali di parco e quasi calligrafico chiaroscuro - motivi che in Puglia furono derivati per due secoli dalla basilica elevata da re Tancredi a Lecce (1180). Ma se i primi intrecci ricordano la flora stilizzata bizantina il quarto arco ha larghe foglie di acanto che si curvano e prendono, nel mezzo, forma di classiche pigne. ?ono spa~ite le esili colonr1e, ma le aquile del capitello c1 ricordano le decorazioni lasciate da Melisario da Stigliano nel castello di Bari. È una vera sinfonia di accordi e di forme su cui vola il canto ampio e dolce dei capitelli c~rinzii a doccia e domina la nota grave della cuspide. N~lle fuglie, ch_e " f!-1rono il grande crogiuolo dove 1 _var11ele~ent1 dell arte italica si fusero preparando 1n parte· 1l sesto acuto italiano " ritroviamo spesso le forme di un 'architettura varia, " ricca di .. ..
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