Vita Nova - anno II - n. 11 - novembre 1926

I r ' . 10 UNIVERSI-T À. FASCISTA • quattro un cappello ; :contro l'intellettualismo spregiatore di noi piccoli uomini_ che perdiamo il tempo a combatter~ ·e a morire,. perturbatori fastidiosi e. irriverenti; cdntro_ questi santoni della sapienza, vigliacchissimi n~utralisti, e legittimi duci del1' infinito esercito dei sopra-la-mischia, f eagì la fede, la volontà, l'entusiasmo fascista. E se_quella sapienza enciclopedica e disorganica, pesante ._e infeconda, senzçi spirito, senza amore, senza . ~olontà, petulante e prof essor~le, non f Òsse da noi odiata e beffata, anche nòi saremmo i cadaveri insepolti della storia. C'è un godimento egoistico e infecondo della . sapienza, e:ome e' è i~ godimento egoistico e infe- . · condo del -danaro e degli o·nori ; e nulla è così be~lo e sacro che· l'uomo stolto e malvagio non possa corrompere e bruttare. _I fa~cisti reduci dalle trincee, quando l'amore disperato della Patria e la fede nella nostra italjana missione li scagliò ancora nella lotta per se- ·dare il tumulto civile, diffidarono della c~ltura, e reagironò contro gli . uomini colti. Diffidarono e reagirono ·santamente. Poichè quella coltura era senza .fede, e senza fede essa è trista erudizione che opprime e umilia la vita.· La eruduziune è un morto peso, · e di'\Jentaspregevole e ne/ asta quando . . (come aV'\Jiene)prentende diritti e ossequi e ostenta con. puerile sussiego una preminenza soprc la vo- . lonlà forte e pura e sopra la fede semplice e appass!onata. I signori intellettuali devono persuadersi che non è concessa, nemmeno a loro, la neutra.lità, non a loro come cittadini, nè come ·intellettuali ; che tanto meno è loro riconosciuta alcuna preminenza sugli uomini che soffrono e combattono per la lor fede ; che noi spregiamo la pre- . sunzione e la . sufficenza dei detentori di una I verità astratta o frigida ; che non crediamo a questa verità ; eh~ spregiamo -1 'estetismo ed il tecnicismo degli intell~ttuali senza fede ; che giudichiamo gli :uomini secondo il loro volore morale e la coltura apprezziamo o· pretendiamo, se dalla fede è generata, e per la fede vive e agisce. Tuttavia il dispregio sacrosanto per tutti i cadaveri · insepolti, in veste di dottori e di farisei, onde si allietano · i nostri avversari, non ·giustifica l'ignoranza. La vita del Partito è propaganda e realizzatrice. Se questa. è opera di volontà pida, che, senza odio e senza pietà, nulla . s·b io ec ·Gino • ,. neo .. . 1ntreconcede alle opinioni altr~i, agli interessi immediati, al · favor popolare, per obbedire alla suprema realtà della -Patria ideale, quella è opera di volontà apostolica che si offi:e a tutti gli itali~ni perchè tutti gli itali~ni, rinnovando il proprio spirito, si · redimano dalla dimenticànza, dall'indiff~renza, dalla utilitaria bestialità, si esaltino nella speranza délla glorìa che li attende, si facci.ano, come noi siamo, · ~oldati e ap.ostoli della civiltà italiana, fra tutti gli. ·. uomini come· l'lddio comanda. La propaganda della fede è necessaria. Essa fa pi~ concorde, cònsapevole e sicura la volontà del nostro grande esercito di combattenti che odiano l'ignavia e l'astuzia, il dubbio e il timore, che odiano la pace per la glorìa e per. la vittoria ; essa chiama gli italiani alla nuova vita e li esalta e ·li comanda perchè siamo un'anima sola, · l'anima della storia presente, viva e dominante. Ma la. propaganda non è e 'non si fa senza col'- tura. Se la forza viva del no~tro Partito sta nella sua fede e nel suo orientament 0 spirituale, senza casistica e senza codificazione opprimenti e morti- .. fìcanti, questa fede e questo orientamento devono pùre farsi consapevoli del loro significato e del loro valore, delle condizioni reali della storia presente, di tutti gli elementi della nostra vita nazionale. · Questa consapevolezza è coltura, che vale a resistere contro il male della rettorica e contro il male dell'improvvisazione, che :nasce dal primo, inevitabilmente. La coltura è una chiara coscienza di quello che si deve operare ; è una chiara e certa coscienza di quello che siamo, di quello che vogliamo essere ; una chiara coscien~a con~reta della realt8 storica e della idealità morale, un'organica disci" plina che la fede pone a sè stessa. Senza questa coscienza, ·anche la nostra volontà eroica diviene anarch1ca e senza legge, inconsape'\Jolee miraco- . l_ista,e la nostra azione minaccia di farsi distruttiva, contradditoria e meramente muscolare. La nostra volontà è umana e divina volontà in- . . vitta e invincibile, se ·è consapevole della sua ne- . . ' . . cessar1a unita attiva organica e concreta, e nella realtà del. mondo s'inserisce e della .realtà diviene l'anima viva e •disciplinata come dello stesso suo corpo. / , L'anima poi è fede e v·olontà di uno scopo supremo .

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