Vita Nova - anno II - n. 11 - novembre 1926

SAN FRANCESCO D'ASSISI DEL MAESTRO CARLONI 25 Erro per monte e per valle, ove mi fermo non so. Lascio il mio canto alle spalle : altra ricchezza non ho. Vedo castella e capanne, trovo allegrezze e do lor. Passan fortune e condanne: solo il mio canto non muor. È Francesco che sopraggiunge salutato dai lazzi dei suoi compagni. Ma egli è già tòcco dalla mano di Dio, qualcosa di nuovo e di diverso è in lui, .e il dubbio, il tormento si accentuano quando l' intervento di Elia lo richiama alla realtà : ... s' accende in te una fiamma che può levare i cuori alla conquista. La musica accompagna questa lotta angosciosa, questo contrasto stridente fra gli allettamenti della gaia vita, fra le belle braccia di Matelda e la voce di 1 un dovere soprannaturale che lo chiama altrove. Ed egli va verso il suo nuovo destino. Il secondo atto (il pazzo di Cristo) accentua ancora in certi momenti la drammaticità dei contrasti del primo. F ran- .. cesco r1torna : lo torno dalla guerra, ma la mia mano è monda: non uccise fratelli. Chi mi d~rà una pietra ' . avra una ricompensa ; . . . . . . . • • ed i fanciulli e i popolani gli lanciano le pietre. Francesco è sereno, nè ormai lo distolgono dalla sua nuova via le preghiere affettuose, insistenti e disperate della madre Madonna Pica e le minacce burbanzose del padre Pietro Bernardone. Il contrasto è certo terribile e si svolge in un tumultuar di motivi che percorrono l'orchestra con il brivido degli strumenti ad arco e con l' impetuosa onda degli strumenti a fiato. Sembra che gli uni e gli altri lottino per sopraffarsi, finchè ritorna la serenità melodica, il trionfo della rinunzia francescana. lo sono il Poverello e vo pel mondo ignudo, recando pace nel nome di Dio. « lo nel tuo cuore ho acceso << un fuoco che non si spegne. « Seguirmi - La mia opera continua .... Il terzo atto (il poeta della Natura) è 1 'atto del Cantico delle Creature. La musica tocca qui le sue più alte espressioni, non è più un canto è anche una pittura. La musica colorisce il paesaggio che tutt~ vibra nel risveglio mattinale, stormiscono le fronde, canta l'usignolo (ben trovato gorgheggio di flauti), belano le pecore sparse pei clivi, tutto è sereno, giulivo e vivace, è la natura tutta che canta le laudi al suo Creatore. In mezzo a quest'inno di sana gioia ecco la tentazione del demone : mira il suo corpo: rosa mattutina! Chi non ama non vive! Esulta I Godi ! voce tenebrosa che sorge dagli abissi, ma anch'essa è fugata e vinta dal coro dei fraticelli, gli umili ·e primi seguaci di Francesco: (< .Dolce Amor di Povertade « quanto ti <leggiamo amare! « Povertade e nulla avere, << nulla cosa possedere, « sè medesimo a vii tenere « e con Cristo poi regnare. coro che è tutta una melodia ilare e buona. Il dramma oscuro non è però ancor finito, la lottadel Benee del Male non cessa; il dubbio di Elia si abbatte su F rancesco: ... io pen~o che siam falli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. Francesco: non esiste nè Satana, nè Dio. Natura esiste e in Natura non è la castità Ma ecco il miracolo del lebbroso risanato, la folla che acclama al San-- to, la fugace apparizione di Matelda, tutto si succede senza travolgere la tranquillità del Poverello, che domina col fascino della sua figura tutta la scena, fìnchè erompe nella suprema laude del suo Signore. Chiara degli Scifi lo segue nel cammino che la voce del signore dal- ]' infinito gli ha indicato : IL MAESTRO CARLONI NELL'INTIMITÀ Tutte le cose umili attr~verso la sua parola si avvicinano a Dio e la melodia dilaga in una effusione armonica di concenti mescolando i~sieme il mormorio dei rivi, il (Fot. Belli, Pesaro) Biblioteca Gino Bianco •

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