Ricordando un poeta: Guido Gozzano A Guido Gozzano in Aglie, il soggiorno che egli preferiva dopo la nativa Torino, verrà fra non molto inaugurato un monumento opera di Leonardo Bistol fi i I quale già disegnò dei celebri " Colloqui ". Rammento il Gozzano in quella sua camera un po' scura e triste di via Cibrario, piena di tutte quelle piccole cose che egli amava e dove riceveva col suo bonario sorriso velato di malinconia poveri e ricchi, amici e sconosciuti, celebri e ignoti, con la medesima affettuosa gentilezza. La sua vita molto semplice è tutta espressa in poche righe di una sua lettera del 1911 : " Sono Torinese, avvocato, non letterato, ho ventisei anni e sono fatto così. Alterno gli ozi p.oetièi a ricerche etimologiche e a studi filosofici e aspetto dalla ·vita molto meno di quanto la critica italiana aspetta da me ". In queste parole an - che i critici che fecero molto rumore intorno alla sua rapida fama sono . . accontentati e messi a posto. per lui la copertina so quali imitazioni con autori esotici fra cui Verlaine, F rancis Jammes e De Musset, ma lo sforzo e stato vano e ridicolo. Se noi esaminiamo tutta la produzione poetica italiana di questo quarto di secolo vedremo che lui solo primeggia fra tutti, lui solo ci ha dato della . vera poesia. Lo hanno definito crepuscolare, a parte il mal vezzo di catalogare i poeti in cervellotiche suddivi- ·sioni, in scuole, in famiglie, in categorie come se fassero dei minerali o degli esemplari di zoologia e di botanica, non so che .. di crepuscolare ci sia in lui. Purtroppo di crepuscolo ve n 'e molto nella poesia d'oggi e non si sa se questo crepuscolo preceda le tenebre di una notte oppure l'alba di una radiosa giornata ! Recentemente il Panzini ha riavvicinato il Gozzano al Leopardi : poeticamente va bene, criticamente no. Niente della disperazione leopardiana è nel nostro Guido, in lui è ' soprattutto un accorata Guido Gozzano era soprattutto modesto, non amava vivere la vita tumultuosa ~ella repubblica GUIDO GOZZAI\0 nostalgia di una vita che avrebbe voluto vivere e che non visse ed uno scetticismo profondo che delle lettere, ed egli stesso definendosi per " non letterato " vuol passare per un dilettante di poesia. Amava le cose piccole ed umili, buone e tristi, viveva come un sopravvissuto dei ricordi d'una vita immaginata e rimpianta; amava le farfalle e tutti gli insetti più fragili e belli, preferiva Leopardi, Schopenhauer e Nietzchte e non malediva la natura che gli aveva dato il male terribile che lo condusse giovanissimo alla morte. Fu soprattutto un poeta. I critici ne hanno voluto per forza ricercare non Biblioteca Gino Bianco non avrà rimedio che con la morte. Ricordate: T otò non può sentire. Un lento male indomo inaridì le fonti prima del sentimento : l'analisi e il sòfìsma fecero di quest • uomo ciò che le fiamme fanno d'un edificio al vento. Egli non ha nessuna fede, Leopardi crede in Dio, nella Patria, nell' Umanità, lui no. . . . . Or quali cose darai per meta ali' anima che duole? La Patria? Dio? L •Umanità? Parole che i retori t' han fatte nauseose !... •
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