Vita Nova - anno II - n. 10 - ottobre 1926

SERGIO JESSENIN ESULE DI CRISTO 27 pace campestre, il nomadismo dei vagabondi (simboli ·del:l' « andare per andare ») la pacata di•sperazione della steppa, le leggende dei contadini le loro fiabe: volti ricordi visioni della sua adole•scenza. AUa czarina che gli domandava se la Russia era proprio così triste eg:li r,ispose di sì. ., Le domande di. ciò che poteva ,essere e non fu perchè iiJ COll'SO degli eventi volse a divenire altro sono generalmente oziose ; 1pure io molte -volte e molto mi sono domandato e mi ridomando chi sarebbe stato e che cosa avrebbe dato lessenin se la rivoluzione non l'avesse aillucinato. In lui - che non era letterato - l 'ani,ma poetica sorta genuina da •scaturigini primitive s'era sviluppata ind,ipendentemente dalla cono1 scenza dei poeti precedenti. Era un panico. Affermò che: << credeva poco in Dio » viceversa la sua sensi1 hiliità era tutta permeata di Dio ,più che intuitivamente, istintivamente. Quando si è così, la poetica matura una creazione vasta, scorrente dall'intuizione aHa realtà ,in un ,fiume ,largo profondo placido. Ma a mutar corso alla poetica del Nostro pensarrono le •giornate del.I' ottobre e del ,maggio. Kelenski, poi Lenin. ,La succesmone più che tumultuosa caotica ne1 M 'apparenza che va dal ,Prikas N. 1 1 per le trup1 pe della fronte fino atlla vittoria integrale del gruppo bolscevico. lessenin entus,iasmato e tutto sconvolto d'un suo rivolu2iionarismo romantico si butta coi comuni,sti e canta a gran voce i•l fatto epico. Trombe e bandiere. Licenza dei primi tempi : vere orgie di libertà. ,L'Istinto in balia di se stesso. Azzurrità immensa di paradiso terrestre. E volete che un poeta non giganteggi ispirato ? Chi ha fatto la rivoluzione in un paese come la R,ussiia è più d,i Dio. Egli si sente tanto potente che grida: « Ap.penderemo la terra com,e un sonaglio aM'arcobaleno ». Poi ,succede l'urto con la ·realtà. Era troppo << io n : la sua individualità è stimdlata .senza tregua dal pungolo de.Ma rivoluzione l,iv,ellatrice dal « tutto Stato », dalla « ,statolania ». AUora si ritrae scontroso, soffocato nell'impeto lirico, con la nausea della rivoluzione dal volto livido: sang·ue, rapine, .ingiustizie. Non s'acquieta come qualcuno - Blok - che in quel volto ha voluto veder Dio e ora col suo sentimento religioso ritornato intatto 1 passa ,sulle rovine fra I 'ingiustizie verso la luce della fede purificata come gli ang-eli a Sodoma distrutta. Nè vede l'ansia di Bje1lyj che anela al•lo stesso Cristo perchè tomi fra gli uomini a Ticordare il suo vangelo. lessenin Cristo- lo esilia. Ma il Cri,sto che il poeta non vuole ri.spunt~}!sempre tormento•so ·in Jui. Che cos'è quel male chè non gli dà requie ? lii bisogno di un Salvatore (anche se è un altro) che dica nuove cose, che creando la nuova religione della riv<>lluzione lo sadvii. Dicono che les,senin in questo desiderio si riallacci alla setta dei Chlysti o « uomini cli Dio» antichis,sima preannunciante nuove incarnazioni de:l Cristo deUa tradizione cristiana. Ma è nel vero il Lo Gatto quando espri1me ohe il ,motivo fondamentale dello lessenin « è addirittura il rinnegamento del veoch,io Cristo i•l dispregio del Dio « ·solito » per la glorificazione di un nuovo Dio di-un nuovo Cristo>>. Ricordi ,il lettore Biblioteca Gino Bian o i versi ,più sopra oitati : « lo ti farò un altro •signore ecc.». Per tale i,ncapacità a risolvere il suo assiH01 ,i &Uoi ~uccessi vi atteggiamenti diventano chiari sintomi d'un malie dissolvente ,cihe Egli esa~pera iniziando quel pe11iodo della sua esistenza da se stesso d-efin.ito scandalista ,e immaginista. Dunque contrariamente ad una aff,ermazione diventata ormai l~ogo comune, proprio in questo per,iodo l' i•stintiV'ità del :poeta lascia il passo alla voluta tendenza del caricar le tinte che sfocia troppe volte .in note grottesc 1 he di questo genere : « Stenderò la lingua come una ,cometa. » oppure: « Fino all'Egitto allargherò le gambe. » e ancora : « Col ginocchio premerò 1 'equatore >>. Intanto •co,mmetteva delle vere stranezze. Girava di notte con una secchia di colore a cancellare i nomi delJe vie per sost•ituirci il suo o quello di Marienhof. È pure di questo tempo il disgraziato ,matrimonio con la Duncan. Le forze ,corrosive dell'occidente parig,ino e americano, i treni di lusso, i transatlantici, ,i dancing, i g,randi alberghi, ile stazioni climatiche ,internazional 1 i durante tale ·parentesii am9r~sa agiscono i.rrimediabilmente. Vero è che ·Egli odiò subito la oittà. Però è anche v,ero ohe ne subì i\l fascino venefico con Ja debolezza deli 'ammalato. La parentesi pa,ssionale finì con un igrigio· divorzio ed •egli ritornò al villaggio natìo d1eciso proprio a sanare l'anima ammala,ta. Lnvece no. Chi legga la ilirica .sç.rii-ttaper q·uel ritorno sentirà come .rifletta ora, e quanto. Ragiona cal-- mamente, non s'esalta più. Dov'è iii suo grido di r.ivoilta che parve sano ? In questa « Russia soviettista » lessenin fìgJ,iol .prodigo del suo villaggio .confessa di star sempre più male. Accetta il cc nuovo >>, capisca o non capisca. Ha negato Cristo per .un altro _Salvatore che non è venuto, cosicchè c'è un uomo in que1l villaggio dhe si sente :solo, estraniato dai.Ia terra madre, estra-- niato dai compaesani, un poeta inutile incompreso per esempio da quel soldato là che raoconta con a1ia solenne del generale Budionnij e « come i rossi hanno ripreso Perekop » o da questi contadini che al suono di un'armon,ica cantano le canzoni dii propagan,da di Denijoo Biednyj. Sì, al viellaggio non lo comprendono più. Ha ·ritrovato la madre, ma è ,la madre che non ritrova più lui. Chi -soffr,emaggiormente: il figlio che non è capito o la madre che si ,sforza invano di capire ? No•, no egli prop11io nel v.illaggio non può restare. Va a Mosca, ma anche là non lo intendòno. La realtà è ohe lui non ha ancora compreso d'essere un àef orme .prodotto della rivoluzione ; una forma patologica ·deilla ,libertà : la lìcenza. Esule volontario 'di Cristo,, dopo l'esperienza un veto, che è angoscia incessante e giustiziera~ lo fa esule forzato. Solo per questo egli è veramente il poeta più rappr,esentativo de1lla rivolu2tione nel periodo esplosivo e distruttivo. Ha dato con i canti l'anima rivoltosa ed è rimasto ,povero solo cupo. Le sue invocazioni avranno magari fatto sorridere i logici 11ivoluzionari di Mosca, però allora lo lasciavano dire e J'incitavano. Certo, dava i, più genuini canti rivoluzionarii per la posterità. I canti del ;rad,ete al suolo rappresentavano la mina del vecchio mondo e della morale borghese. I •

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