Vita Nova - anno II - n. 9 - settembre 1926

BOLOGNA 1 1 , .modo deve sempre essere lo Stato italiano che dice al cittadino italiano in quali casi si può sciogliere il matrimonio, e· ·non già una legge estera introdotta di frodo. E non solo ; ma in questa maniera in Italia noi abbiamo due categorie di cittadini, i· comuni per i quali vale _ la legge comune e i privilegiati che si possono permetere il lusso di recarsi ali' estero, ·pagare profumatam"ente l'avvocato e ottenere . • lo scioglimento del matrimonio. A Fiume quando non era nostra si arrivava allo scopo con sette mila lire I Cosi alcuni cattivi italiani possono infischiarsi della legge patria e adoperare la legge estera come strumento per ottenere quel risultato che è proi-- bi~o dalle leggi nostre. . Ciò è indecoroso anche da un altro punta di" vista. Oggi che fortunatamente abbiamo un risve- • glio della c~scienza nazionale, oggi che ci'\Jis it~- licu, sum, significa qualche cosa, la cittadinanza ita• liana pon può più considerarsi come un pastrano che si. smette e si rimette a volontà. Ci sono dunqu~ bastevoli ragioni per invocare che si possa trovar modo che questo scandalo cessi. Allo stato attuale delle cose i mezzi per impedirlo purtroppo non li abbiamo, ma ritengo che qualche cosa si potrebbe fare. Per me intanto sono persuaso che alla pros- .. sima occasione dovremmo denunziare la famosa convenzione dell'Aia per non essere obbligati a riCQnoscere un divorzio fatto in queste condizioni. A prescindere da ciò, di fronte alla nostra attuale legge · sulla cittadinanza si potrebbe darle una interpre- . tazione più severa c~l fare •un· po' d'indagine più accurata della volontà reale del mutameuto di cittadinanza delle parti interessate. V a benissimo che le leggi permettano di cambiare cittadinanza, ma si potrebbe pretendere che il complesso di circostanze e di fatti . dimostrino che l'intenzione è stata reale e non simulata In ogni atto della nostra vita giuridica il dissidio tra la volontÀ· dichiaràta e la volontà reale d~ve essere oggetto di indagini per vedere se e in qual misura la dichiarazione sia compatibile con la realtà, e non si capisce perchè tale indagine non sia più per- .. \ .. ibliot ca • 1n Bi ne messa in un atto tanto importante come 11 muta• mento di cittadinanza. D'altra parte l'articolo 8 .della nostr~ legge sulla cittadinanza « perde la cittadinanza chi spon .. taneamente assume la cittadinanza straniera e sta-' bilisce o ha stabilito all'estero la propria residen• za », ha una lacuna. Non dice quanto deve essere lungo questo stabilimento all 'est;ro e così anche poco tempo è sufficente a conseguire lo scopo t basterebbe aggiungere : _« durante un quinquennio· non interrotto » per creare almeno una remora al _rapido passaggio e obbligare l'interessato a una eflettiva dimora fuori · d'Italia. Vengo all'ultimo punto: Tizio recente ungherese, viene in Italia e, dopo due anni, torna meccanicamente cittadino italiano. E' vero che il governo potrebbe porre un veto, ma in realtà non lo mette quasi mai perchè non .lo p~ò .porre che per delle_ gravi ragioni e su conforme parere del Consiglio di Stato. E qui non sarebbe necessario mutar legge ma sarebbe necessarario che· la nostra pratica amministrativa si persuadesse a considerare tra le gravi ragioni per quali si può opporre il veto al riacquisto della cittadinanza italiana, anche la situazione di chi ha rinnegato la p·atria per ottenere un divorzio. ' . E a notarsi una incongruenza curiosa nella nostra legge nei rispetti della donna. Per l'uomo abbiamo visto che il governo può opporre un v~to e impedirgli di tornare cittadino italiano. Ma la la donna _che torna in Italia e sposa un italiano non ha più timore del veto governativo poichè - ridiventa italiana pel nuovo matrimonio. Credo che anche qui occorrerebbe un provvedimento legislativo in forza de.I quale, malgrado il :matrimonio; la donna che rientra in Italia in queste con~ dizioni. non riacquisti la cittadinanza-. ,· . Ecco, o signori, i rimedi che a me s~brano opportuni, ma, in ogni modo, bisogna che ci decidiamo ; o· si introéluce il divorzio e allo:ra regoliamolo nQi a modo· nostro, o non lo si vuole .e allora non . si acconsenta più con tanta larghezza che si fac- . cia~o strappi a una nostra legge . fondam·e1:1tale. .. . -. . ' ..

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