I TRA.D.UTTORI DI. VIRGILIO I. Dopo l'Eneide, Giuseppe _Albi~i -ha t!ad~tto le Georgiche che la Casa N. Zan1chelh pub~hca 1_n·U!1o de' :suoi più •nitidi volumi con una bella 1ndov,1natissima copertina di Antonelllo i~oroni. · . . . . . Sappiamo : sono stati molti, e alcuni val~nt1s,s1m1.,,1 traduttori di Virgilio : da iser Ciampolo degli U,gerger1, senese, a padre Ignazio Angelucci da Belforte, dal Carrara a padre Anton Maria A·mbrug1 i ; dal Caro alil'Alfieri a Cesa,re Ari ci, al Bandini, a D.ionigi Strocchi. Senza tener conto dell'Eneide travestita di Giancola Sitillo (Nicola Stigl,iolo) in vernacolo napoletano e di quel.la in friulano di Giovanni Giuseppe Basiz. Ma nessuno, neppure Annibal Caro, neppure l'Alfieri, hanno saputo avvicinarsi ali' anima del Mantovano e farcene sentire tutta la bellezza : la versione del primo è più infedele che bella ; buoni versi qua e là, schiette espressioni spesso, ma tutt 'insiem•e una ,diffusa e licenziosa _parafrasi che tradisce continuamente l' armonia virgil1iana ; l 'auto1 re del Saul era s1 ul declinare ... Soltanto quindi un umanista eruditissimo sia come verseggiatore latino che com,e scrittore italiano, semp1 re composto a signorile eleganza, come I' Albini, poteva 1 intendere la poesia v,irgiJiana e farcela ammirare. È, insomma, un vero ritorno a Virgilio dopo tante contorsioni del suo spi.rito e della sua po•esia. Nè soltanto per oiò. Mentre ]a cc ibattaglia del grano » è nel suo maggiore sviluppo per vincere J 'aspra guerra economica che i nostri ex alleati hanno ingaggiato con dura tenacia, le Georgiche sono ,più che -mai di attualità. Il suo carme s' ini2iia col nome della prima vera. E come diversamente ? In primavera nacque Roma: anzi nacque il mondo; lo ,l,eggeremo in un momento luminoso del poema: in primavera rinasce la vita del1'annoj: · Vere novo ... Ed ecco subito, quasi simbolo e com.pendio ,di tutto un vasto gruppo vivo e spirante, l'aratura in atto : curvo all'opera :l'uomo, teso il cor-po de' bovi, onde un soro.messo nicchiare si confonde, quasì indistinto suono dello sforzo e della fatica, col cigolìo dell'aratro che si affonda, e il vomere nel fresco ~aglio si brunisce e lampeggia. V arrone abbraccia nel suo pri,mo libro; il più ricco e il più confuso, le biade .e le piante; Virgi1lio serberà alle coltivazioni ariboree il secondo, nel primo guarda solo triticeam messem robustaque /arra. Aperto così il .poema col sacro ,spettacolo, si rifà a considerare le att,itudini varie de' terreni, insegna le rotazioni, enumera .le occupazioni, le preveggenze, le premure del colono, anche ne' dì festivi e ne' pio,vosi e nelle noMi : larghi prospetti e piccole scene, e in tutti tutto presente ì,l poeta. Biblioteca Gi o Bianco La ,dipendenza delle op~re dal~e sta~ioni lo volge nalurailmente a considerar-e 1 tempi del~l an~o, _a ,segnalare le intemperie, a guaT?are gli_ a_stn. S! d~~ebbe che, .levàti in alito glii ocdh1, non I! r1abb_ass1p1u : ed ec~o in ·fine dalla faccia del sole rivolta 1n te~ra nel fur~e delile armi nella desolazione de' campi ne1 l,la storia e nella vit~ di Roma: i,l quadro vario e ~le~ne, ~a ,semplice e salubre, del 1 le terre lavorate si chiude 1-n grandezza ep.ica e tragica. Il. Ho vo(luto che Giuseppe Al,bini parlasse di questa sua traduzione come già ,di queUa dell'Eneide. L'ho trovato eccessivamente disposto a schermir~i. Poi con quèlla sua gravità l,ievemente striata di ironismo mi ha ·detto: - Lei che per l'Eneide pubblicò una intervista perfetta, o· quasi pèrfetta, ne· pubblichi ora una perfettissima per le Georgiche : se la inventi ! Il colpo er~ troppo -diretto perchè non cercassi d,i soh,ermirmi a rriia volta facendo presente che un giornal,ista 1che si rispetti ,deve saper colmare le lacune di un colloquio affrettato, rivestire e colo,rire le scheletriche « battute » di una conversazione, inventare (Dio mio, sì, anche inventare!) qualche cosa, ma tutto no, ohè passerebbe 1 battaglia, come dicevano i nostri buoni vecchi. ~ · Ed .alla fine s'è indotto a dirmi cc qualche co,sa ». Questa intanto: che come l'Eneide si trovò accinto a tradurla quasi senza vO!lere e quasi ultimo atto spontaneo ,di un lungo amoroso studio, così ha tradotto Georgiche e Bucoliche .per le relazioni d'arte e di poesia oh.e ha conosciute sempre più intime tra le varie opere del noiStrosommo poeta nazionale antico. E come dedicò nell'anno -dantesco la versione dell'Eneide al popolo ltali~no, dedica ora le Georgiche a Na.poli, perchè a quel paese e a quel cielo ne attribuì l'autore la gioconda co1 mposizione : dedicherà le Bucoliche a Mantova, la madre cara che ebbe le primizie e fu presente in tutti i poemi. Alla mia do,manda se questa traduzione era stata condotta ,nel modo istesso di quella del,l 'Eneide l 'Albini mi ha 1.isposto: ' - Cert~,; i criteri sono gli stessi che già afferma,i e, secon_d~ 1,l ~potere e il giusto mio, praticai. E sicco~e fu~ 11p1 r1mo .(non è u~a sc_oper:ta, ma ·Un po' di mento .~1, n~n. lasc~are che 111 ;primo annunzio, venisse da. fuon) fm 11pnmo. a s~g~a~are, i_n nome e negJi ath ~ella ~- Ac~a?em1a .Yng1h~n.a d1 Mantova, l' approssn~ars1 del b1m1l1lenar10natalizio di Virgilio, sentii - anche 11dovere e sento ·in coscienza qualche soddisfa-
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