Vita Nova - anno II - n. 9 - settembre 1926

ORAZIO DELLA BANDOLIERA 35 ma la bandoliera è sempre rimasta unica fedele indissolubile. E d,èntrovi, unico, fedele, indissolubile, un antico libricino impresso ,più che trecent' anni or sono, e caro già a mio padre, e a mio nonno, e al ,mio bisavolo che, uomo di guerra, seco 1 lo recò d·urante le campagne napoleoniche, quando, artigliere con •Massena, percorse l'Europa : « Quinti Horatii ,Flacoi OPERA ». Un piccolo :libro dai borcl,i stinti, con qualche macchioli,na resa giallastra dal tempo; ma nitido nei bei caratteri t,ipograifici che oggi più nessun editore sa imitare. Duecen .. totredici f acciatelle tutte fitte di nero su giaHo : la più delicata e profonda poesia latina in un ·breviario sottile. *** Chè, invero, è stato questo il mio breviario di guerra, il 1 buon compagno che, nelle ore di so1 sta, non mi tediava con insistenza perchè facessi il quarto a poker, nè, quando era l'ora della ,battagl,ia, mi diceva i ~oi lagni o si atteggiava a eroe. !Ma un compagno dimesso, affezionato, che, prigioniero nella borsetta, taceva as•pettando, e tratto fuori per i buoni momenti di riposo, cantava a voce spiegata tutta la v,ita. · La neve s'infoltiva nel cielo e su le balze presso il Corbin, e I' aip,r.ileinvano cercava di fargli largo su l 'Altopiano ? E Orazio ,dic,eva la sua seconda ode : « lam satis terris niois atque dirae grandinis misit pater » O, nel ricovero sbalestrato dai colpi nemici, sotto la piova, tra le doline del Carso, levavo lo sguardo al gramo soffitto contesto di mal congiunt 1 i sacchetti di terra ? ,Ed Orazio sussurrava la XVIII ode: << Non ebur, neque aureum Mea renidet in domo lacunar: Non irabes Hymettiae Premunt colunnas ultima recisas Africa». O, quando il balzo delle fanterie aveva schiantato la resistenza austriaca, e i battagl,ioni fluivano su le linee conquistate, era nell'aria, in noi, in ogni cosa un infinito empito di allegrezza ? E Orazio intonava .la ode « Ad sodales » : cc Nunc est bibendum; nunc pede libero Pulsanda tellus ». O, mentre il tiro d 'i,nterdizione impediva alle salmerie di giungere, e tutto mancava alla batteria spostata, per I' avanzata, in su ile l_inee nuove, tutto, ma una polla gorgogliava tra .muschio e ·muschio, e c'invitava a bere ? E Oraz,io canta'fa : · cc O Jons Blandusiae splendidior vitro, Dulci digne mero, non sine -/loribus, Cras donaberis haedo ». Fin che un bel ,mattino, brillando su J 'orizzonte il sole del dì dei· Morti, •mentre lunghe colonne s' inca•mminavano verso Trento e verso l.,rieste, entrambe redente, Orazio cantò per ogni soldato, fosse (per l'u1timo, la gra1nde ode che c·hiude il Libro ]II dei Carmi : · « Exegi monumentum aere perennius, Regalique situ Pyramidem altius, Quod non imber edax, non Aquilo impotens P ossit diruere, aut innumerabilis Annorum series, et fuga temporum. · ·Non omnis moriar ». E i ,morti, i nostri compagni caduti, risposero di sotto le croci dei cento cimiteri d,i guerra : « PreiSente ! ». *** , Il ,piccolo libro che contiene la più alta poesia dii Roma, queHa nata ·mentre l'imperiale Metropoli era all'apogeo della sua potenza, è ancora nella vecchia bandoliera « smobilitata », come il giorno in cui - d,icembre 1918- salii la prima volta alla Domus tiberiana, e di lassù, contemplando il sottostante Foro, e ripensando gli anni in cui quelle rovine erano templi, erano palazzi, erano regge, e poi, riguardando dall 'altro lato, il Campidoglio e tutta la Roma che, dalla balaustrata assa<litadallle fronde ,del mirto e dell'alloro, si vede, sino al Pincio, sino al Gianicolo, udii, nella sua cella d,i cuoio, il poeta fedele intonare il carme dei secoli: « Alme sol, curru nitido diem qui Promis, et celas, aliusque et idem N asceris; possis nihil urbe Roma· V isere majus ». .,. SANDRO CASSONE : ::::j ZANARINI • Pasticcerie I::: ., iblioteca ino Bianc •

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