Vita Nova - anno II - n. 9 - settembre 1926

lLIBERTÀ E AUTORITÀ 15 l'equilibrio o della normalità politica, cercano di circoscrivere e di soffocare un focolaio di rivolta che potrebbe propagarsi -edanneggiarli e approfittano tosto della debolezza interna dello stato sovve.rtito nel suo ordine sociale o malato nel suo organismo, per àsservirlo ai propri fini e per opprimerlo. Chè, in fondo, la vera mora.le è quella ddla forza, sia essa materiale o spituale. Come i singoli individui, che vogliono (e debbono) vivere nello stato, debbono sapersi imporre tutte quelle restrizioni al proprio arbitrio personale che sono rese necessarie dalla pacifica convivenza sociale, debbono cioè avere una volontà che governi fermamente e diriga la loro condotta, così quegli organismi maggiori che sono gli stati, se debbono conservarsi e liberamente svilupparsi tra gli a1 ltri, debbono avere un governo fo,rte che li renda rispettati e temuti e sappia guidarli verso • I ,, , degni destini. ROBERTO PAVESE \ L'uomo tanto può quanto sa, dice FrancescoBacone di Verula~io; onde i popoli che sann:, poco valgonopoco; quelli che non sanno nulla sono al tutto invalidi ed impotenti.Nelle materiepolitichela scienzaè in gran parte espe,.ienza ; e dal difetto di tali due cose nacquerole nostre recentidisavventure. lmperocchè i più di colorochepreseroad avviarle o, dirò meglio,a sviarle,non aveanopreveduto il moto italico, nè abilitato se stessi a condurlo ; intenti gli uni ( cioè i municipali) a godere,arricchire,oziare, e deridere i santi desideri dei popoli ; gli altri ( cioè i puritani) a cospirardentro e /uori senza costrutto, precipitaregl' incauti in tentativi precoci,inutili, calamitosi,far proseliti conJormolevuote, superficiali e disproporzionateai bisognie alle condizioni effetlive d' Italia. V. GIOBERTI - Rinnovamentocivile. ..... • Biblioteca Gino • 18 • • •

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