Vita Nova - anno II - n. 9 - settembre 1926

ADOLFO Un uomo piccolo, adusto, scheletrico: due occhi lampeggianti: una bontà armata d'una volontà terribile. A vederlo cosi - struttura corporea semplificata e ridotta allo scheletro essenziale - mucchio di vertebre e d'intelligenza vibranti - lo si direbbe un fakiro indu macerato nelle penitenze oppure un sacerdote egizio che custodisca, avanti a un fuoco sacro, formidabili misteri di vita e di morte. Qualche cosa di jeratico e d' ascetico - la voce, la parola pacata, il gesto parco - viene a correggere la n10dernità degli abiti che r rivestono la sua scarn~ e resistente persona. Qualche cosa che sa di Tebaide o di monastero buddista - e che incute rispetto anche agli scettici e che ispira soggezione anche ai frivoli. Ricordo d'averlo conosciuto a Venezia, in piena frenesia d'Esposizione, in un 'alba d'estate. WILDT scultura, Wildt si riposa conversando con gli amici. Mi ha parlato con tranquillità socratica di cose che gli sono care : l'arte del marmo, gli scultori, delle cattedrali medioevali, la letteratura mistica, le leggende d'oltre tomba. Parlando del marmo, sopra tutto, Wildt trova espressioni squ1s1te e toccanti, come un innamorato che si effonde a descrivere la sua prepotente passione. Il marmo è stato la prepotente, assorbente, travolgente passione della sua vita: lo ha servito quando negli anni dell'oscura povertà, lavorava come ritoccatore negli studi degli scultori piu fortunati: lo ha amato quando, negli anni della radiosa maturità, ha potuto alzare i grandi blocchi delle sue statue ; lo ama in tutte le sue apparriz i on i , sulle c u s pi di d'una cattedrale o nei viali d'un cimitero, in una piazza allagata di sole e sotto la forma d'una umile fontana. Questa passione del marmo lo riconcilia con la vita e rende sereno il suo sorriso; per questa sua passione egli benedice trenta lunghi anni di sacrificio e di ansie tremende. I giardini del Lido coprivano con le loro fresche ombrelle verdi i molteplici padiglioni dell 'Esposizione. Nell'aria cominciavano ad alzarsi le chiese, le cupole, i palazzi di Venezia, come in un sogno di marmo. Qualche gruppo di nottambuli oLA FAMIGLIA Poichè la vita di Wildt è:stata piena d'angosce: . . . st1nat1 non sapeva conciliarsi con la purità del mattino. Per i giardini del Lido incontrai Wildt solo. - Dove va? gli domandai. - Vado a trovare le mie statue. Ma io pensai che lui andasse a parlare con le anime degli eroi morti e dei bimbi non nati ancora. L• ho poi rivisto a Milano, nel suo ampio e pacato studio di Via Vivaio, appoggiato alle possenti musculature del « Vis T emporis Acti » e della « Famiglia >>. In quel vasto atelier, popolato di fantasmi bianchi, si diffonde, a' prima sera, una placida tregua, la tregua che segue le pesanti giornate di lavoro. Dopo avere lavorato, tormentato, bulinato la· sua ultima ·iblioteca Gino Bianco e tutti gli ostacoli tradizionali che sbarrano il cammino dell'ingegno vi si sono dati convegno, la povertà e la sfiducia del pubblico, la solitudine e l'incomprensione. Trent'anni di dolore, trent'anni di sacrificio. Wildt si compiace, con legittimo orgoglio, delle tenaci ostilità che per tanti anni hanno contrastata la sua ascensione. Nella sua vita sono mancate quelle comode scalee marmoree che accompagnano i privilegiati della Fortuna al palazzo della Fama e della Ricchezza ... Nelle privazioni e nei sacrifici Wi!dt ha dovuto costruirsi il suo mondo interiore, la sua òasi di immaginazione, la sua vena di beatitudine intangibile alle persecuzioni della povertà. Forse egli deve alle angosce e alle tribolazioni della sua vita difficile

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==