Vita Nova - anno II - n. 9 - settembre 1926

.. 7 BOLOGNA, e l'incredulità più beffarda. Nelle epoche poi in cui la destrezza riassume tutti i decreti della vit- . , toria, chi si vanta di pr:ncip1, chi è legato a un~ fede, chi sente è ammira la .virtù eroica non troverà. un'eco vici1:1ao lontana e sarà s<i>lQnel deserto del suo cuore e nel dolore inconsolabile della sua speranza caduta. . · V ero è piuttosto che alle distruzioni che egli operò, squassando dalle fondamenta il tempio medioevale, non sostituì che la forza. La forza impersonata nello stato ove tutti i diritti confluiscono e hanno~ potere di esplicarsi. Dall'altro canto non. vi . sono che doveri. Ciò che manca nel Principe sono appunto i diritti dell'uomo : Lutero e la Rivolu- . zione dell'89. ·L'uomo vi è annullato e, se neces- _ sario, tutto ciò éhe nell'orbita dello stato nasce · o , fiorisce. ·Ora, qual valore, quale sicurezza puç>rappresentare il dominio, dirò, puramente esteriore dell'uomo? dell'uomo concepito · una somma di isti11:tie di .passioni primitive ? . Come potrà nobil- .mente operare, altamente sentire, ascendere ad una visione ideale, e per essa immolarsi, essendo negletto e disconosciuto nel suo mondo interiore ? ..Se non esiste in lui una coscienza del dovere come si potrà esigerne l'adempimento? E se tale • • • • • coscienza esiste porta come 1ntegraz1one 1mme- · · diatamente conseguente dei diritti. Questo vuoto dello spirito si sente in Machiavelli ed è _una delle ragioni che .gli ha fatto perdere di vista la legge graduale del progresso. Più · terribilmente logico di _luiHobees esige non soltanto l'ubbidienza negli atti ma la piena, assoluta· dedizione del pensiero attraverso una cultura che è una. specie di scienza del servaggio. Questa è la faccia del tiranno nel Machiavelli, ma essendo, come Giano, bifronte, resta a.- scoprir l'altra entro la cornice dei « Discorsi sulle Deche ». I Discorsi sono un viàggio ideale, la fi.. gurazione dell'eroismo creatore, la evocazion~ di un mondo che gittò l~ pietre miliari della storia e su cui possono profittevolmente studiare le nor ne del corpo _ sociale. Quegli ·uomini, quelle leggi, quegli istituti della Roma gloriosa costituiscono _i motivi, talora appena accennati,· intorno a cui e·gli svolge le sue . meditazioni, discute teorie e forme politiche, intreccia questioni economiche, sociali, storiche, antiche e nuove nella serrata logica delle idee che paiono schierate a battaglia contro possibili attacchi nelJUçi. A quelle fonti çhe ~ono delle polle eterna~ • B1btioteca Gi o Bia co mente vive, egli rinfresca le idee e rinnova le inspirazioni. E ne balzano pensieri acuti -e· pitture indimenticabili. Pitture di individui e di, popoli colti nel vivo della loro essenza da un intelletto raffinato dalla vita e dagli studi. Qui, la repubblica di Tito Livio, -alzata a sistema etico, egli prospetta nell'ordine sociale. La simpatia eh' egli nutriva verso il monarca adesso è conversa verso il 'popolo. Un monarca è sempre più ingrato e la sua fede nei rapporti esterni meno stabile. Nelle lotte· fra nobili e plebei scorge la ragion prima della grandezza e libertà di quel popolo e nel tribunato u_nperfezionamento della repubblica la quale deve sempre essere ordi~ata da U\10 solo e avere una propria guardia che. la protegg~ e la. difenda. Colpisce d'infamia colui il quale osa diminuirla o distruggerla. E ammiratore dell'equità, considera quante lodi meritarono, po~chè · Roma · divenne imperio, · quelli imperatori -che vissero dentro e no~ contro le leggi: Tito, Nerva, Traiano; Antonino é Marco poterono fare· a meno dei s_oldatipretoriani, mentre a Caligola,·. Nerone, Vitellio non bastarono gli eserciti a difenderli . Quanto ai mezzi, poichè con l'umiltà non si vince la ~uperbia e la virtù consiste nel ·. successo, suggerisce la forza e la fraude : la fraude in ispecial modo, così come la praticarono Fjlippo di Macedonia . e Agatocle siciliano. Però nei mutamenti degli stati doversi provvedere con .una esecuzione memorabile contro i nemici delle condizioni presenti. Nei «· Discorsi » si sente il « Principe » e il « trattato · sulla guerra ». : cp~elloin più deboli risonanze, que~ sto in un cozzar di spade nuovamente in cam_po. Una osservazione va fatta a dissipare un ·errore ,grossolano e una gratuit~ingiuria. Fra~le insufficienze del segretario fiorentino fu annoverata quella di non aver egli accordato alcun valore ~Ila religione. Il contrario è vero che non gli sfuggì affatto l'ufficio della religione e la sua potenza d'insinuare sentimenti e idee alle' plebi ignare. La dichiarò anzi indispensabile a mantenere una civiltà. : « Come e dove è . . religione si pressuppone og~i-:bene, così dove ella manca si pr_essuppone il c·ontrario. » Soltanto egli vuol ricondurre .la religione alla sua sfera spi~ituale, alla ~_funzione ~ di « istrumentum regni » ~ e perciò ·ne combatte la temporalità. Egli odia la chiesa in quanto tradisce"'.la sua -~missione sulla terra e perchè rappresenta il grande ostacolo onde l'Italia non ha, come la Francia e la Spagna, potuto organizzarsi sotto un principe o una repub- .. \ ' . •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==