Vita Nova - anno II - n. 8 - agosto 1926

ormai ridotto alla triste condizione di ripetitore di se stesso, a fini commerciali. La scultura. È disgraziata neMe mostre : •tutti promettono di parlarne, e nessuno, o quasi, mantiene la parola. È un fatto•, però, che il pubb1lico si in- . . . teressa scarsamente a1 troppi marm1 1 e bronzi e legni che stanno spesso in funzione di ri1 empitivo o di decorazione delle sale. Inoltre, la verità è che d,i scultura è difficile capir qualcosa, come se non più che d,i pittura. Un brutto quadro è peruomeno vistoso e sgargiante, e può essere a,llegro : una statua mediocre è un ingombro e nient'altro. Sembra quasi che la presunzione di durare ,fin che durél il sasso o il metal1looffenda i mortali ; disposti a concedere volontieri l'eternità solamente aii capolavori. In reailtà se urn'opera plastica manca di eccellenza nella forima e nella composizione, il suo aspetto non può suscitare emozione alcuna, e vien meno la 1sua ragion d 'ess·ere. D'altra parte, essendo la scultura tutta basata sul disegno, ed essendo la virtù del giusto intendere la l,inea, e quindi la forma, quella cui minor numero di apporti può recare lo studio e ila ,tenacia, s'intende facilm,ente la ragione d,e.llo scarso numero dei buoni scultori. Come arte, e ,delle più atte aHe espressioni spirituali, la scu,ltura entra nell'orbita in cui si svolge anch·e il corso della pittura : ·p•er cui ci è possibile negar valore aille ragioni che taluno ha posto a ·,sostegno di un neoclassicismo .sculturale, che ha molti gradi di parentela con quello pitto-rico,per i convinoimenti m-edesimi che hanno ispirato i:l nostro discorso sulla pittura. Noi pe.nsiamo con qua1 lche ironia che ai tempi malvag,i di Cifariello o di Jerace, per non dire di Ximenes e ,degli altri fabbricatori di monumenti da piazza, s'è formata ■ RASSEGNE in Italia la personalità d-i Vincenzo Gem,ito : uno scultore che regge i,l confronto coi migliori fra i classici : e che dal travaglio modernissimo di chii vuol condurre la statuaria alle sue forme più nobili, attraverso la stilizzaZJione, 'la ispirazione architettonica etc., etc., non è venuto in 1luce fìno-ra, che una stucchevole uniformità di atteggiamenti arcaicizzanti e di r1 iprese accademiche. È ormai tempo di arrestare queste altalene fra gli opposti ,più banali e superficiali, •e di togliere valore a tutti i « ritorni » forma,li ; per dar peso sollamente a ciò che è il pregio• intrinseco delle opere d'arte. Per questo, Arturo Dazzi non ci ha entusiasmati con le forme nuove della sua scultura che oggi è levigata e tondeggiante e vagamente ispirata al Canova, quanto in passato fu aspra, pesante e orfana di grazia. Soltanto in « Sogno di bambina » è espresso un sèntimento umano •e affettuoso in forme equai,brate ed armoniose, ma c'è da dubitare che il merito sia tutto nella trovata, poichè in altre opere, neH' « Ero,e >> ad esempio, la derivazione mich,elangiolesca non basta a •masch,erare una freddezza che fa pensare ai triti ingombri di gipsoteca. Così Ercole Drei , che fra i giovani è dei più forti e ,dei più istintivi, si è !lasciato tradire dalla nuova maniera, a tutto scapito ·delle sue o,pere che ogg,i si distinguono diffici,lmente fra le tante di tanti altri. Meglio ancora 1 la sensualità abbondante e pacifica di Graziosi che se in qualche punto cade jn atteggiamenti ellenistici che davvero, poco gl1i si addicono, sa conS•ervare nel complesso una forza ed un palpito capaci •di·dar vita alle sue figure. La sua « Sorgente » vale da sola più di tufta 1 1 'opera di Eugenio Baroni, che perde molto delle sue virtù plastiche in una ricerca sentimentale che potrebbe trovar sfogo soltanto in una f or.ma Biblioteca Gino 1anco • 49 letteraria 1 delle meno pure. Cooì diremmo di Wi'ldt che in questo « Ritratto di Pio X· » raggiunge i·l col.mo della politezza e della freddezza glaciale. Due forme di inettitudine, una mascherata di falsa cultura e l'altra beatamente sorridente, son rappresentate da Arturo Martini e ,da Enrico Glii- . censte1n. ;Martini potrebbe definir.si il ,Mastrojanni della metafisica, intento co,m'è a massacrare in scultura le scoperte pittorich,e di Carrà ; e 1 'al~ tro, che fa dei D'Annunzio ,incoronati di lauro, e dei Mancini « felici di posare per 1 'i'l,lustre Glicenstein », è addirittura un dannoso d,etrattore di tempi prezio,s,i a gente ohe ha ben altro da fare. Un'opera non priva di valore, per serietà qi fattura ,e isapienza di mod-ellato, più che in virtù di una . . , espressione patetica un po comune, è la << Pietà » di 1 F. Messina. Un'altra che rende un pessimo servizio alla causa neoclassica è i,l « Nudo di donna » ,dell'elegante Cataldi. T roubetzkoy si ripete con trascuratezza, e Andreotti è pr•esente soltanto per non mancare. Ma Romanelli incombe col suo cc Ro1 moilo » che peserà certamente i qui.ntalli di g•esso usati alla bisogna. Fra gli stranieri, oltre il tedesco Kolbe, di cui già notammo quattro disegni pregevoli, non c'è che a •belga George Mirnne : un autentico e puro artista che •merita il successo ottenuto quest'anno con la sua mostra personale. Come si vede, scavalca,ndo volutamente le barriere di souola e di tendenza, per cercare l,iberamente la ouona fra la cattiva scultura, il racccilto è magro : ma la sincera esposizione deHa realtà sarà sempre meno dannosa d,ella cieca esaltazio,ne di tutto ciò che soltanto in apparenza può servire a dimostrar la giustezza di una preconcepita formula estetica. NINO BERTOCCHI.

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