Vita Nova - anno II - n. 8 - agosto 1926

*** • L'ha già detto benissimo Soffici quel che si prova uscendo dal padiglione italiano, dopo aver guardato e riguardato centinaia di qua-_ dri, a gc4dere la freschezza del magnifico giardino vene21iano; non è quindi nuovo e originale ripeterlo. Quel che è sempre nuovo, invece, e da godere è l'intima letizia di ritrovarsi per un momento a contatto col vero, così ricco nelle sma- 'glianze d,i questi alberi lussuosi e brillanti, nei crupori di queste ombre colorite e succose, penetrate dai rifle,ssi chiari dei viali bianchissimi ; col cieilo, fra i rami, di un azzurro carico, su cui spicca l 'ar.abesco elegante delle fog,lie e dei tronchi : ritro,vare la nostra natura di pittori, e abbandonarci per un momento alla emozione che sempre san destare gli spettacoli della natura, dimenticando comp,iutamente · il muto fragore di troppe voci discordanti. È una sosta che rianima e fa ritrovare ,la ragione di dipingere ancora, di tendere con tutte le forze a strappare qualche nuovo sorriso a questa . arte amatissima, al,imentando con fede una idea di perfezione e di bellezza, che il gran numero dei cattivi pittori non rjesce a contaminare e che i pochi grandi artisti presenti esaltano nel-. le loro opere, confortando gli spir,iti non volgari. Ma è una sosta che si vorrebbe prolungare di troppo.... dimenticando in tal modo di riprendere il viaggio attraverso i padiglioni che ancora restano da . . v1s1tare. Entriamo dunque in quello del1 '0landa, dove Van Gogh attende ancora una volta ,il nostro contributo d ',interesse e di stima. Il cifrario pittorico di questo artista che ha fatto nascere tante discussioni ed ha generato tanti equivoci, è ormai chiaro e spiegato. Quel che resta della presunta grandezza delle we scoperte è una vena di scarsa portata, ma .limpida e schietta come tutte le espressioni narurali. I ;pregi delle sue pitture sono quelli medesimi ohe si ritrovano in tutte le opere di qualche valore : into-- nazione armoniosa, gustosità di im- ■ ■ RASSEGNE pasti e di tocco, original,ità nell 'invenzione di nuovi rapporti cromat,ici : ciò che dispiace, adesso, è proprio quello c,he dapprima sembrò co•stituire iii merito speciale di questo artista : vale a dire quel suo modo uniforme di interpretare ogni oggetto con una ingenuità• che non è a,bbastanza spontanea per essere candore, e non è retta da un istinto plastico tanto forte -da mutarla in grandezza stilistica. Non si può negare tuttavia la compiuta bellezza di questa « V,ia di Parigi » e del cc Battello sulla spiaggia », e al tempo stesso la insufficienza di o,pere come « sous-bois » e « il grano ». Ma è troppo noto il carattere discontinuo dell'arte di Van Gogh, vissuto in una triste v,icenda di perio,di equilibrati e sconvo,lti, e morto pazzo; per cui è scusapile averne parlato, solo per il fatto che intorno a I ui, in questo padiglione, non c'è nessuno che s1 i imponga ; a meno che non si voglia ascoltare i boati e le strida di J an SI vyters che sta arrancando nel buio dell 'estremo d-ecadimento pi,tto-rico. Un altro che salva l'onore di un intero paese è James Ensor, che nel padiglione del Belgio par quasi implorare la p,ietà per i suoi connazionali in preda, quest'anno, ad un vero e proprio delirio di pazzia vo,lgare. Due nature mo,rte di questo eccellente artista son fra le cose più belle della mostra ; e « la . . . ' . razza », 1n 1spec1e, e una pittura che susoiterà l'ammirazione degli intel.ligenti, finch1è sarà vivo l'amore per la buona ,pittura e chiaro per qualcuno il principio ,del suo intendimento. La scuo,la di Laethem è rappresentata da un gruppo di pittori dei qual.i si vorrebbe dire molto male, se ancora non ci annoiasse il ricordo delle loro tele bislacche e grottesche. Sol•tanto Constant ·P,ermeke riesce a mostrare di tanto in tanto qualche buona dote nativa, specie nella « merlettaia » che data dal J 913; ma nelle ultime coise - « la frittura » ! - si butta a capofitto nel caos più dissolvente. Gli altri spariranno .dalla scena ben presto, ,e si accorgeranno dei Biblioteca I 1anco • 47 loro peccati quando il silenzio pi_ù umi,liante sarà fatto sui loro nomi. E se Dio vuole è meglio ancora Sorolla, che occupa quasi tu'tta la mostra spagnola con v,enti bozzetti Qer una decorazione. Non siam certo disposti, noi che amiamo Spadini e Ranzoni per la squisita ~ prof onda spiritualità delle ~ loro espres~ioni pittor,iche, ad esa,ltare questo mago dell'obbiettività e della pros-a pittorica: ma non cadremo neppure nell'errore di negare a Sorolla alcune straordinarie virtù di pittore nato, che impongono i.I rispetto per la sua opera. È uno che sa ,im,piantare un 1 lavoro co1 n sicurezza magistrale, che sa mettere a posto una testa senza pentimenti e incertezze, e piantar saldame~te una figura sulle gambe senza diventare nevrastenico, co-me accade ai pittori ·scarsamente dotati quando affrontano questi elementar,i pro,blemi. Gli bastano pochi to-ni a dare una impressione di verità, che se, come abbiam detto, è ben .lontana dall'essere la poetica verità dell'arte, è nondimeno il frutto spontaneo di un temperamento eccezionale. Antilirico e superficiale al mas..- simo grado, Sorolla è da tene,r presente, tuttavia, quando s' abb1ia da considerare l'opera di certa gente che •s'impanca a maestra d'arte ignorando quei primi elementi che il pittor,e spagnuolo può insegnare a parecohi. Ciò non toglie che la no-stra stima possa essere fredda e calcolata, priva cioè d,i quel calore d' entu,siasmo che nasce solamente da un affinità di gusti e di preferenze. Dopo So-rolla, soltanto il •l'v1eifren con due paesaggi un po' leggeri, ma ariosi e vibranti, s'alza di qualche poco dal basso livello cui han portato la scuola 5:pagnuola le bravure d1 i Zolnaga e le detestabili spavalderie dei tanti Masses. Nel padiglione ungherese non e' è che il barone Hatvany che possa interessare col suo: « ritratto di donna » dipinto con finezza. Nessuno in Cecoslovacchia, ed altrettanti in Inghilterra ; consiiderando che Lavery e Munnings si notano solo perohè son no-mi vecchi e co- . . nosc1uh. •

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