Vita Nova - anno II - n. 8 - agosto 1926

:glio, ottenuto, per circa una metà, con buoni del Tesoro riscattati innanzi tempo, per il resto con l' annullamento di 848 milioni di pre- . stito redimibile 4,75 %, posseduto da grandi Amministrazioni parastatali, Casse di R,isparmio, ecc. che costituisce un debito dello Stato redimibile .al I 00 o/~. Questo riscatto di,minuisce il de~ hito pubblico effettivo a 89 mil,iardi 863 milioni ed i b'uoni del Tesoro ordinari a 17 miliardi circa e il dehito annuale per interessi di lire 75 milioni circa. Questi recenti provvedimenti non rappresentano che una nuova tappa della rigida politica finan- _ziaria che il reg1 ime fasci sta ha in- .staurato fin ,dalla marcia su Roma, .sotto la ferma sorveglianza del Duce, e che si svolge gradatamente nel tempo con inesorabile fermez- .za. Questa politica rappresenta indubbiamente un ,modello d,i tecnica finanziaria, fra· i paesi d'Europa : ed è noto come gli esperti .fi,nan- .ziari francesi ed il ministero attuale della repubblica vicina - pur discordando nelle conclusioni e sopratutto nella tecnica dell.a stabilizzazione monetaria - si siano mostrati concordi nel segnare al popolo francese le vie già percorse, per virtù del regime fasci sta, dalla severa e ferma finanza dello Stato italiano. U-co MARCHETTI "' LETTERATURA ~ Colui oh,e ha toccato con dita leggere uno dei ,più tremendi episodi deM'Evangelo, e non ha lasciato stortura alcuna sulla materia delicatissima, nell'atto in ooi rielaborando la figura biblica d,i Lazzaro ne ha ricavata una creatura d'arte, è poeta, ed è consumato artefice. Teatro d'eccezione, forse quanto o più del teatro modernissimo italiano e francese, ungherese o tedesco, i.n cui se non è in giuoco la transposizione dei piani deUa realtà o addirittura 1 1 'abolizione di codesti piani, o la compenetrazione cli essi, v'è il dramma• della coscienza religio,sa. RASSEGNE Sapp,iamo quanto sia ardita impresa prospettare alla folla delle platee, con linguaggio necessariamente non sempre compiuto o realizzato, i misteri dello spirito, per la di1ffic0Jtà stessa di rendere il -palpito delle ombre; che se poi il mistero conclude, in p,iù elevata intuizione, l'essenza del divino, la difficoltà si muta in pericolo. Il teatro di poesia, - vaga pretenziosa definizione ,d'una indefinibi!le formula ,__ finchè si accontenta di liricheggiare il senso della interiorità umana risolvendosi magari nel teatro int,imistico, troverà sempre il modo.,di suscitare e comporre per i,l pubblico uno stato d'animo, quasi addor,mentato d'og,ni altra facoltà, disposto a lascia,rsi cullare da!lle ,immagini o attraversare dai fantasmi diafani della 'lir,ica in sordina. Sarà questione -poi di quantità, di vibrazioni, chè se .i'l po•eta ·è tale, riuscirà a farsii ascoltare ed anche comprendere ; la corrente di simpatia riuscirà a ·staibi.lirsicontinua: la sirena aifascinerà il pubblico. Dopo la .recita forse con una sgrodlat1 ina le nebbie si diiraderanno e il fascino cadrà : resterà nell 'animo un ricordo ; impressione vaga di un sogno, ma dimenticato nei particolari. Qui però in questo Lazzaro (,Ed. ,Mondadorii) che vedo, in una più compiuta veste che la -p·rima,il ,Borgese ,ha voJuto affrontare il dramma stesso del Resuscitato ed il tremen- · do problema della fede. . Non teatro di poesia, dunque: visione · biblica, non ,dramma nè tragedia : un prologo e tre atti. Così l'Autore, conscio della particolare po~izione che egli veniva ad assumere davanti alla materia, definisce il suo lavoro. · È riuscito il Borgese a conquistare il soggetto ? Ha saputo cioè rielaborare quello, che è de,lla vita del C:r,isto, il prologo del supremo atto? L'affermazione non è faoile, nè potrebbe essere conclusiva una critica che volesse giudicare di una opera teatrale alla lettura, a meno che le intenzioni del Po,eta avessero voluto limitarsi ali' opera di Biblioteca Gino Bianco 43 poesia, prescindendo dalla speciale tecnrica e dell'effetto teatrale. Ed allora diiremo ch,e a noi sembra ,che il Borgeise ~bbia sostenuto assai decorosamente 'l'arduo co,mpito, mantenendosi sempre su di un ptiano di e1levaziione.eguale alla matenia. Il primo ·atto, teatrale, ,impostato con ferma mano e per effetti di voci e di ,lontananze, vasto come g,li sfondi assolati e desolati della Galilea, impone allo spirito tutta I' attenzione e la trepida ansia ,d,eilmira~ colo che si pro,fìla -eche si compirà. Tal uni elemenrt:iiche potrebbero sembrare decorativi, sono per sè stessi, come ,in un insieme architettonico, densi d,i significazioni e necessari e ind,ispensabili per l 'integramento della prospettiva, nè i personaggi .de.li' azione che ci son subito delineati ed .in poche 1battute di grande rilievo, potrebbero vivere fuori il quad-ro e qud quadro e senza ,la sagoma di quella cornice che - -ripetiamo - si confonde e sfuma nel fondo stesso e coi toni delle anime. L'azione è lenta, perchè scandita dalla misura ampia delle strofi storiche, che van com,ponendo neUa coscienza dei protagonisti e deJla folla, iJ poema della nuova fede. V,ien formandosi un mondo attorno al miracolo; il mondo del figliuolo di Dio, creatura di carne immortale ; prologo che preannunzia I' epilogo. Lazzaro• che apparisce sulla scena, iii redivivo, è realizzazione del grande mistero : è il segno della d1ivinità e della fede ; reca in sè nel suo fasciato andare il pondo gravissimo, il crisma dell 'ultraumano : opera estenuante del «Figliuolo dell'Uomo: il Miracolo vivo. Così egli sarà nel Il atto prova e accusa : inviiso a sè stesso e agli al~ . tr1. . Il dramma qui è di una poderosa responsabi,lità ecceziona,le. Il ·Borgese è riuscito a rendere parte di quello che fu il tragico fato del resuscitato di Betania. E se indaghiamo con che mezzi egli arr,ivi a criistaHizzare con piani sovrapposti, con sforzi evidenti, la prof onda

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