38 di avere scoperto - sotto certe condizioni - le ,leggi delle rivoluzioni e delle decadenze ». Qui la legge della rivoluzione e della decadenza si ident,ifica col co·ncetto di rivoluzione e di decadenza : concetto inteso in senso largo e comprensivo. Resta però dhe ogni nuova rivoluzione ed ogni nuova decadenza, per essere veramente una rivoluzione ed una dècadenza devono presentare una loro individual,ità, che si sottrarrà al concetto stesso, in quanto come .fatto originale e nuovo, presenterà degli elementi, sia pur contingenti, che al conc~tto non si potranno ridurre. E allora quale sarà la legge delle rivoluzioni e delle decadenze? « Se la realtà naturale (pag. 85) acconsente la formazione di leggi di previsione, la ·realtà sociale non lo cons•ente se non in limiti così r,istretti da sopprimere quasi ogni carattere di previsione alile sue leggi : non per ciò tuttavia queste devono ·non essere chiamate legg,i ». Dunque il concetto di legge non mmplic_anecessariamente quello di previsione. Allora che cosa sarà una legge ? « In complesso (pag. 94)noidob- . biamo contentarci di .più modeste scop·erte: ,le leggi a cui possiamo aspirare d-i giungere sono semplicemente legg,i di rapporto : noi dobbiamo cioè contentarci dì sapere come due o più fenomeni esistono . . . insieme, o come variano insieme ». Punque: legge uguale, correlazione d,i fenomeni. Cioè : se si scopre che ogni volta che varia A varia B, si potrà affermare che, verificatasi una variazion·e di A, si potrà prevedere una corrispondente variazione di B. Ma allora la legge impl.ica 'Previsione. Ma perchè precedentem-ente ,i,l Carli aveva affermato che il concetto di legge non ,implica quello di pre•isione ? D'altra parte se legge non è previsione, che cosa è ? Descrizione ? Ma la descrizione è il fatto puro e semplice in sè, senza rapporti. R,imane adunque da chiedersi : u 1Ma, in sostanza, che cosa è questa Sociologia ? Esistono leggi sociologiche ? E se •esistono, come si formulano e che valore hanno ? ». Biblioteca Gi o ■ 1 neo RASSEGNE Domande alle quali si aspetta anco- . ra una risposta. Discendiamo ora, per nistorarci lo spil'ito, da un problema di carattere g•enerale ad uno particolare. Rea·ltà indiscutibile, senza commenti : esiste l'umanità ; altra realtà indiscutibile : la magg.ior parte dell'umanità è composta di poveri, oioè di sofferenti. Solleviamo l'umanità, a·boliamo la soff,erenza e la povertà. Il guaio è, ci dice Jam,ienson B. Hurry in La povertà ed i suoi circoli viziosi. Torino. Editore Bocca, 1926, che la -povertà, oltrechè essere « uno dei più gravi disturbi economici che vi siano >> ed avere deUe conseguenze « che la rendono spiacevole e spingono ad evitarla >> (pag. 5), è prodo,tta da parecchie caus•e che sono personali e soeiial.i. Ma il punto più importante non è, costituito tanto dalle cause, quéllilto da una considerazione, che si presenta in una luce abbagliante. cc ~ studio dettagliato delle cause della povertà, prese nel loro insieme, non entra tutta via nel quad;ro d,i questo. lavoro ; nostro assunto è quello di mostrare come la povertà, una volta generata da urna delle cause indicate, si perpetui per sè stessa. In altri termini, secondo il nostro -punto di vista, la causa principale della povertà è la povertà stessa (pag. 3-4) >>. . Il ragionamento non fa una grinza : è come dire : nella malattia organica i1 guaio più serio è il fatto che il corpo ha perso la sai ute ! La povertà, con tutto il suo corteo di mali, costituendo un circolo vizioso, fa sì che tutte le reazioni che do·vr-ebbero essere benefiche, riescono invece dannose e aggravano il n1ale. Non e' è quindi che un mezzo: per curare la povertà, 6isogna decidersi a diventar ricchi. È un vero peccato che i poveri non arrivino a comprendere una verità così elementare. In questa impresa, potrebbero essere aiutati va1lidamente dalla legislazione, dalle organizzazioni libere e dallo sforzo individuale. Intanto fa cci amo tesoro ,di que,sta osservazione prof onda : cc Ogni probl1ema sociale (pag. 7) deve essere reso scheletrico, prima di venir risolto ». .Mo1 lto bene ! Sch,eletrico, così scheletrico come è scheletrica l'affermazione che il guaio più gro•s:- so che abbia un povero è quello ~'esser povero, _altr.iment.i sarebbe ricco. Ma almeno Francesco Goinez De Verau in La Bonifica integrale nel Mezzogiorno e nelle Isole, Edizioni -di Politica, Ro,ma, suggerisce il miglioramento agrarjo per alleviare la pov,ertà• del Mezzogiorno. E qui, grazie a Dio, siamo sopra un terreno molto più solido. Quando si parla di bonifiche, do- . po aver notato che esse hanno avuto pieno successo neH 'Italia settentrionale e un relativo insuccesso· nel1 'ltaLia .lv1eridionale e nelle Isole, si conclude per solito che ciò ·è dovuto alla diversa somma di sacrifici sostenuti dallo Stato, e ad una diversa misura delle spese. ,Ma sta di fatto che « escludendo (pag. 18) la cifra assorbita dalle regioni c-entra,Li, poich•è queste presentano caratteristiche intermedie, e cioè includono bonifiche sul tipo del basso App•ennino e della vali-e padana, e raggruppando le cifre che riguardano .il ,Mezzogiorno e le Isole, faoi,lmente accomunabili per la identità dei lo,ro bisogni di bonifica; poste, insomma, a raffronto le due grosse unità delle quali sostanzialmente l'Italia si compone, si ha il seguente reparto : Ital,ia Setten..; trionale L. 102.020. 944,73 Italia ,Merid. ed. lnsul. n 261.805.996, 13 Da ciò una diff. di L. 159.785.051,40 la quale rappresenta ,la maggior somma di contributi, e cioè il maggiore sforzo f,inanziario compiuto dallo Stato nellè seconde piutto·sto che ' nelle prime regioni ». Dunque, se. i risultati sono stati m-eno favorevo,li ne,ll 'ltalia Meridionale e Insulare, non ostante la maggior spesa, bisogna rintracciarne le cause, per evitare lo sperpero futuro del denaro dello Stato. Uno dei problemi più importanti è appunto la sistemazione idrau,lica
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