Vita Nova - anno II - n. 8 - agosto 1926

JADRANS·KA STRAZA Per chi non lo sapesse Jadranska Straza (guardia adriatica) è i'l no·me di una pseudo Lega· Navale jugoslava sorta poco tempo dopo la guerra quando il v1icino regno trino ed uno potè finàlmente bagnàrsi nelle acque dell'Adriatico. Se per noi italiani il .problema dell'Adriatico è uno d,ei •più vitali e basilar,i probilemi della nostra politica estera e la cui soluzione è un presupposto necessario per gli immancaibili svauppi futuri della nostra e5ipansione, per la Jugoslavia, che non ha che questo mare ed al quale. aspirava da lunghi anni, diventa l'assillo tenace di tutta la sua politica marinara. N1 on solo il programma già in attuazione deHe nuove costruzioni ferroviarie tende a deviare il com1 mercio dal porto di Fiume verso ,i porti Jugoslavi della ·Dalmazia cercando di vincere il maggior ,percorso con tariffe differenziali e di favore, non solo si accelerano costruzioni di naviglio sottile da guerra e d,i sommergi:bi:lida aggiungere alla poca eredità ,d·ella flotta austriaca e, se non ancora con l'intenzione di offendere, almeno con quella di difendere le già natural,mente munite coste dalmate, non solo si cerca ogni mezzo ;per dare ,i:l più forte incremento alia marina mercantile jugoslava boicottando in forme varie e larvate la bandiera italiana e si cerca anche ,di attirare alle •marine deMa sponda orientale colonie straniere d,i viilleggianti favorendole con ogni sorta di facilitazioni, ma il sogno marinaresco jugoslavo, va molto e molto più in là. I megalomani jugoslavi, quelli che sognano un grande impero slavo del sud che si estenda su tutta la Balcania, vorrebbero buttarci via da Zara, scacciarci da Lagosta, estendersi a nord non ·solo su tutta l'Istria ma portare il confine costiero addirittura alla foce del Piave. Del resto bisogna compatirli, è stata l'Austria che volendo trovare nei tempi pas1 sati un 'elemento etnico da opporre alla resistente tenac,ia italiana ha i.nfervorato la mente deg:li slavi, allora suoi sudditi, con l'inculcare continuamente notizie storiche e etnografi che errate e tutte a vantaggio ,del suo fine di dominare sovrana sulle discordie di razza dei suoi sudditi. ,Ma se ben guardiamo la .s~oriagli slavi •mai furono politicamente per lunga durata sull'Adriatico e tanto meno in qualità di dominatori e padroni. Venezia stessa. si serv1iva di .loro per i suoi fini, li assoldava al suo servizio ed erano proprio gli « Sohiavoni » i soldati più fedeli a S. Marco. Se non ,poche volte le città dailmate e specialmente Zara si ribellarono a Venezia, ciò fu non per un sentimento di nazionalità che allora non esisteva ma bensì ,per difendere e salvaguardare determinate li,ber,tàmunicipali di cui a quei tempi ogni città era gelosissima. Biblioteca • 1no • ·1ano • In ogni modo oggi che g~i sl_av,i(d?po la delusione di Durazzo del 1913) sono giunti ufficialmente al mare come stato veramente libero e indipendente cominciano a fare la voce grossa. La Jadranska St~az~ i~s~eme alla Jugoslovenska Mitiza sono ,le due assoe1azioru J~gosl~ve che con l'appoggio del Governo fanno la piu attiva propaganda netle scuole e fra il popolo perchè non ~e·nga dimenticata l'importanza che ha per la Jugoslavia un fortunato avenire marinaresco. E naturalmente in questa propaganda si prende di mira l'Italia che. è l'unica nazione veramente adriatica · e che a1 bbia: una marina potente. Non soltanto si contesta il legittimo possesso di quanto ci è stato assegnato dai trattati ma ci si accusa di voler fare dell'Adriatico come un mare ch1iusosoffocando tutte le aspirazioni di Belgrado. ,Recentemente la J adranska Straza ha tenuto a Bel-. grado il suo secondo congresso (il primo venne tenµto a Zagabria nel 1924) e vi erano rappresentati il Re Alessandro ed il Ministero, della Gue,rra. Non ,pochi attacchi furono mossi ali' Italia ma quella che sopratutto ci fa sorridere è stata ,I' affermazione del ~ig. Sjmba lovanovic, presidente del Congresso, il quale, ,dichiarò fra gli applausi dell'Assemblea in cui f1iguravanoanche dei preti (Austria docet) ohe «l'Adriatico deve essere nostro, e sarà nostro perchè è nostro e ci appartiene >>. Ora, al sig. lovanovic ed ai suoi compari senza ombra di sottintesi bisogna rammentare quanto ebbe a dire Mussolini parlando della nostra pace adriatica e oioè che egli sebbene a malincuore e sebbene non lo approvasse era co~tretto per impegno d'onore ad accettare quanto era stato stiipulato dai suoi predecessori. Ma ,}'aver accettato ,un trattato non consono ai nostri interessi non significa che questo debba essere immuta,bili. I trattat,i non sono c'he ~lepietre miliari d,ella storia e ,nascondono tra le loro righe i germi degli sviluppi f~turi delle competizioni fra i popoli. L'ltal1ia, balzata improvvisamente nel suo cammino imperia.Ie, ha forse troppo presto dimenticato l'importanza e la vitalità del problema adr,iatico. :Fiume è stata mutilata della sua parte migliore, Zara è un ostaggio nelle mani jugoslave, Lagosta un sasso p~rduto senza valore strategico, Saisseno ultimo pegno di una vergognosa ritirata. Può l'Italia rassegnarsi a _tutto questo,? P~ò l 'ltalia permettere che i morti d,i Lissa dormano ali ombra delle bandiere slave e sotto le carene delle navi di Re Alessandro ? Noi non vogliamo lanciare un grido d.i guerra, ma dobbiamo constatare che l'Adriatico è come il Tirreno uno de,i nostri polmoni, e questo polmone ci è stato muti,lato e non ci '

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