Vita Nova - anno II - n. 8 - agosto 1926

24 SEBASTIANO SANI" con più sicuro .discernimento dei suoi difetti, e delle qualità. La conosciamo quale fu, in un quadr.o storico meglio definito, più padrona di sè, più schietta negli atti e nelle passioni. L'esperienza del male, la brutalità e le sfrenate cupidigie paterne e fraterne, il gioco cinico delle ambizioni cui aveva servito, nonchè fomentarne gli istinti incrudendone gli appetiti, non le avevano nemmeno velato di malinconia il sorriso malizioso ed affascinante che errava sì spesso sulla sua bocca piccola e carnosa. Non e' era fiele nel suo cuore, ma un bisogno perennemente infantile di gioia; e nella pupilla azzurrina, sotto la fronte bianca incorniciata dai capelli d'oro, le brillava la luce dei venti anni insoddisfatti. Vivere e divertirsi! Sperpera· danaro in capricci d'ogni genere, balla con tale foga instancabile che ne ammala, suscita tra il popolo l'entusiasmo, e tra i cortigiani non soltanto platoniche ammirazioni, col suo lusso e con la civette1 ia che è come il condimento piccante della gentile avvenenza della sua persona, non propriamente bella, come cantò anche l'Ariosto, ma adorna di una grazia particolare. T aie la vide il Bembo, in mezzo al fasto della corte, vezzeggiata, corteggiata da tutti, e se ne inna- , moro. . Fu proprio preso per incantamento. . Questo amore che s' innalza talora alla passione, e trabocca in eloquenza invocativa degna davvero di un sensibile cuore d'artista, ci mostra, di riflesso, una -Lucrezia nuova, impensabile, almeno secondo il ritratto consuetò che di lei si conosce per tradizionale diceria. Conosciamo, cioè, nei rapporti col Bembo, una figlia di Alessandro VI, tenera, dolce, soccorrevole e riservata. Indubbiamente tocca dalla sincerità d'un sentimento che seppe dirle parole nuove, od alte, e caute, Lucrezia, per la prima volta in vita sua, sentì cos'era l'amore, e corrispose al poeta con una semplicità, che quasi vien voglia di chiamarla pudica. Per lei sussurra spontaneo il verso assolvitore di Francesca: Amor eh' a nullo amato amar perdona; ma gli asolani, dédicati dal poeta alla bionda princi- .pessa, restarono soltanto un omaggio dell'arte alla bellezza muliebre. *** . I due giovani si conobbero ad Ostellato, nel castello donato dagli Estensi agli Strozzi. Qui, Ercole, con ospitalità di artista gran signore - poco importa che le sue ricchezze g]i venissero da un padre gabelliere - convitava, amici letterati, e clienti d'alto rango, tra i quali assai spesso, i duchi di Ferrara, cui piaceva di alternare le delizie di Belriguàrdo e di S~hifanoia, coi raduni mondani ed intellettuali, del giovane e valente poeta. Biblioteca Gino Bianco Lt.icrezia, raggiant~ di giovanile _viva~i..~ J?iacqu~ subito al Bembo, e !I Bem!>o a lei. 1:- 1d1lho fìo~1 quasi naturalmente m qu~ ~ue_ cuor! . esuberanti~ ma forse sarebbe rimasto a1 pr11:11p1a~p!t1, se non c1 si fosse messo di mezzo lo Strozzi, cortigiano perfetto, il quale, intrinseco dello ~crittore yenezia~o, e desi: deroso di servire la sua signora, s adopero con ogni bel garbo, perchè la piccola fiamma appena accesa diventasse incendio. Bisognava stornare i sospetti, ch~udere ogni spiraglio alla curiosità indiscreta e maligna della corte, celare agli occhi di Ercole, e di Alfonso, questa corrispondenza d'amorosi sensi, innocente a Jortior~, ~ però tanto più intensa e calda, quanto magg1or1 erano i pericoli. La Borgia, maestra di sottili simulazioni, leggera fin che si vuole ma attenta ai casi suoi, più assai che le apparenze del vivere in continui divertimenti, non dimostrassero, assecondando il gioco propiziatore dello Strozzi, soddisfaceva la propria vanità ed il cuor suo, nel quale le cose frivole ed i sentimenti profondi si confondevano in bizzarra mescolanza. Il Bembo era eloquente, elegiaco, appassionato; aveva languori e disperazioni simulate sotto la malinconica maschera del poeta travagliato dall'estro, e piaceva così, a Lucrezia, per questa sua abbondanza di sentimento costretta in prigionia dalle convenienze mondane, e dal rispetto eh' era dovuto alla moglie del primogenito ducale. La figlia di Alessandro VI,· gustava con letizia soccorrevole il forte liquore che il poeta stillava dal proprio amore, e ne dava in cambio, con il trasporto d'un cuore che non aveva ancora conosciuta tanta sincerità di affetto, un affetto pieno di gratitudine. Un critico acerbo, ha detto che questo fu un adulterio intenzionale : q~el critico, per iscrupolo di precisione psicologica aveva tolto il mestiere agli inquisitori. Non gli passò certo per la mente che Lucrezia era stata mercanteggiata tre volte dall'ambizione paterna, e per tre volte, ella aveva dovuto dire di sì, ad acconciarsi a far la moglie di un uomo non mai prima visto, e, probabilmente, contrario ai suoi stessi gusti. · Ma l'essere una Bo.rgia, è, per sè solo, una condanna senza attenuanti, e perchè figlia di un papa, perchè nata e cresciuta in una famiglia abominevole, tutto le può essere imputato e tutto oermesso tranne il diritto di amare come d;ntro il ~uore le. detta e di dedicar di sè la parte più pura ed incorrotta 'ad un uomo che la meritava. Y ero,_ però,. che la leggenda di Lucrezia avvelenatrice, 1mpud1ca, rotta a tutte le turpitudini è tramontata da. u_npezzo, assieme èon tutto il ciarpame del romant1c1smo che l'aveva propalata, e questo amor~ pel Bembo, che prelude all'amor più vero e mag~1ore pel ~ognato Francesco Gonzaga, rimasto anc~ esso_,al d1 qua del segno, ed esauritosi in una malinconia senza conforto, questo amore, dicevo,

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