Vita Nova - anno II - n. 8 - agosto 1926

LA MOSTRA DEL'' LIBRO ITALIANO,, A PARIGI 13 dice -era per uscire la parola della libertà che doveva radere al suolo quelle torri e spezzare quelle catene ». E anche questo è supremamente vero, pure se di uri vero lento germoglio destinato solo a fruttificare nei secoli! E, intanto, Emanuele Crisolara ed i suoi scolari fiorentini segnano una data memoranda nella storia deUa civiltà. Gli studiosi che accorrevano alle sue lezioni (1387) g,ià sentivano che i testi greci, dei quali fOll'niva la chiave, contenevano l'essenza suprema· della coltura e della libertà spirituale. · Intanto, il momento in cui il fervido desiderio degli uom,ini di godere le pagine di verità e di bellezza divenisse non più ,privilegio- di pochi ma patrimonio co- . . . mune s1 avv1c1na. L'invenzione della stampa stava per essere un fatto . ·compiuto .. · Lo aveva preceduto, come vicenda provvidenziale l'invenzione della carta (destinata a succedere alla pergamena) e che gli Arabi avevano trovato il modo di fabbricare mediante pezze di stoffa di filo e di co- .. tone. L' invenzi~ne della stampa è glor,ia i ta.Iiana, del1'uomo, di cui andiamo dimenticando il nome glorioso. Scrive l'autore della Storia di F eltre. A. Ca,mp,ruzzi: « Fu fra Panfilo Castaldi, dottor,poet& feltrino, il quale (1456) r,itrovò l'invenzione della stampa dei libri, arte la più nobile e degna di quanto già mai fossero ritrovate al m~do, dal quale avendola appresa Fausto Gotesburgo c:he a'hitava a F eltre nella di lui casa per imparare l'idioma italiano, la trasportò in Germania ». E con quale venerazione ,i pri·mi stampatori nostri affidarono ai torchi laboriosi e pazienti le o,pere sacre· del pensiero umano e religioso ! ' Sono delle primissime le pagine del Lattanzio e la Città di S. Agostino pub·blicati a Subiaco nel 1467. N,el 1472 quattro città, Foligno, Mantova, Verona e Jesi già si assicurano la stampa della Divina Commedia. A Foligno, sotto gli auspici di Emiliano Orsini tutto conquistato da « quella invenzione de} punzoni e delle matrici e dei caratteri mobili ». Dagli stessi suoi esordi data dunque la grande2za del nome italiano nell'arte della stampa ; poicihè subito vi s,i affermò ·Be,rnardo Cennini .in Firenze e Baldassare Azzo Guidi in Bologna. È Aldo Manuzio di Venezia che, alla famosa insegna dell'ancora, pubblica le inuguagliate edizionri dei classici, del famosissimo Virgilio. Il suo emulo di Firenze, il Giunta, fa lo stesso cammino e della ~ua bottega ,il convegno degli eruditi di Italia e di Europa. . Sono gli Editori di cento edizioni mirabili che continuano mirabilmente la grande tradizione 1 fino a Gian Battista Bodoni (1800), che si firma solo « tipografo » egli il grandissimo tra i maestri dell'impressione che nella storia di essi seg,na una data memoranda. Queste le opere, queste le edizioni, che la sapienza .e l'amore dei padri ha adunato nelle biblioteche d' ltaBiblioteca ■ 1no ■ 1anco l,ia e testimoniano della grandezza de·l pensiero nazionale e del culto che perennemente ebbe, tra noi, 1•arte della stampa. Tanto culto meritava un tempio. . Bene ne assunse la figura e l'ufficio - come ho detto - il « Museo del Li,bro >> di Firenze. iMa altre città possono ogg1ie devono aspirare - in un paese così fortemente regionale e naturalmente decentrato come il nostro - a presentare analoghi docu- . menti. , Torino _:_ che, per l'iniziativa di Teofilo Rossi ha già da anni una Scuola. del Libro che è unica in Italia - può {e deve ormai) dare carattere stabile a quelle sue magnifi~he mostre di libri antichi, che si sono già (limitatamente ai p1imi incunaboli e alle sta·mpe piemontesi) ripetute per vari anni nelle acconce sale del Castello Medioevale. E a :Milano - ove ha sua sede la Società Bibliografica Italiana - quale luogo più adatto del Castello Sforzesco dove uomini come Guido T reves e il Tuminelli possono, con l'aiuto del Prefetto dell 'Ambrosiana, instaurare un « Museo del Libro >> veramente ideale ; ricco di tante rarità preziose a cominciare dal << Codice Atlantico >> di Leonardo ? E, ancora, se si potesse ricostruire l1 a cc Officina >> di qualcuno dei nostri tipografi umanisti, a cominciare da quella Veneziana << ali' insegna dell 'ancora n di Aldo -Manuzio, primo impressore dell'Eneide e dell'Odissea.? . A Roma un << ,Museo del Libro n potrebbe trovar posto non in una, ma in molte sedi adatte. È questo uno dei priivilegi dell 'Ur,be. N'.e citerò due. Una è, naturalmente la Casa di Dante. In essa sono tutte le famose . edizioni dell,a Comm,edia attraverso i secoli, dei mass,imi impressori nostri e queste bastano da sole a costruire una Mostra dell'arte del Libro in ogni periodo. L'altra sede - non ·meno adatta, secoqdo me, specie per le edizioni più recenti e quelle di lusso - può essere data dalla Sala della magnifica Fondaziane Besso; la quale ora è aperta al pubblico; e i visitator,i pos?°no .aver idea adeguata dell,a sua superba ricclhezza 1ntr1nseca. Quale sede migliore e più centrale 'di questa, eretta - si puç, dire - a un tal, scopo ? Così anc:he .Roma attende il suo Museo del Libro ,ed è pronta ad accoglierlo. , Così Napoli, così Palermo possono avere - nelle , · sedii ohe già furono Palazzi Reali - dei magnifici H Musei del Li!bro >>, a illustrare (dai codici arabi e -svevi alle edizioni d'oggi), .1 'alta, perenne cultura del1'Italia meridionale. Questo ci add,ita, questo c',insegna, ,per la più alta con?scenza della nostra tradizione u,manistica, per la formazione della nuova Italia spirituale (sempre più solida • sulle ,basi del suo passato) questa Mostra parigina del ·« Libro Italiano >> per tutti esemplare, per noi incitamento e alto monito. • ARNALDO CERVESATO

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