La mostra del " Libro Italiaòo " a Parigi • ... A Parigi sta avendo grandissimo successo, già segnalato dalla stampa quotidiana, una grande ,mostra del Libro ltaliano inaguratasi ai primi di giugno. · Collocata nelle vaste sale del « Pavillon de Marsan )) - che occupa l'ultima ala d·ei Palazzi.del 1 Museo del L.ouvre, sulla R,ue de Rivoli - adorne da sontuosi arazzi della Fabbrica d.ei Medici, pre-stati dall~ nostre Gallerie, essa ,è presentata in una cornice degna del quadro, in un ambiente di autentica e non fittizia magnificenza. · · E il quadro (cioè la mostra) merita appieno tale cor- . nice. Organizzata per l'iniziativa personale del celebrato bibliografo Tommaso de ;Marinis e di Ugo Ojetti, questa Mostra, per la quale non fu chiesto il menomo aiuto finanziario al Governo· Italiano, appare la maggiore di quante siano state tentate finora, per la quantità e la qualità della splendida messe adunata. Essa aduna opere preziose e per .Io spazio di poco meno d'un millennio: dai codici miniati del decimo secolo alle edizioni del Bodoni. Ci troviamo di fronte, adunque a qualche cosa co•me !il « :Museo del Libro )) di Firenze ; ma in una cornice eccezionale e in una estensione di amplificazione quasi favolosa. Poichè .par quasi di sognare scorrendo ,l'elenco delle preziosissime opere che i due uomini illustri sono giunti, con J 'aiuto delle autorità francesi e italiane, a mette·re insieme ne.He armonie veramente fulgentissime dell 'ambiente meravigl1ioso ! I più ricchi codici alluminati da mani itailiane, e sparsi nel ,mondo intero, da quello De Predis di Ludovico ,il ·Moro, ora del Re .d'Italia, e quelli Morgan e Rotsahild, duecento manoscritti dal secolo X al XV, dailla miniatura lombarda alla senese, alla aragonese, mostrano le meraviglie dell'arte cc alluminare » da V enezia a Napoli. E le edizioni .a stampa ? Ecco le primissime nostre : , Il cc C,icerone )) del 1645, il cc Boezio di Savona » del 1474, .il << Dante di Mantova » del 1472, l' << Oppianus )) di Colle del J 478, il « Virgilio )> del 1469, il « V alturio di Verona » del 1472, e Incunaboli preziosi di Siena, Pisa, Napoli, Scandiano, Torino, Lucca, Pescia, Ferrara e le edizioni principi di Aristofane, Cesare, Dioscoride, Aulo Gell,io, ·Marziaile, Seneca, Teocrito, Varrone, V egezio. Altissimo è il monito che sale da questa raccolta di dieci secoli di nostra vita artistica e spi1'lituale (umanistica, in una parola): accostiamooi - {essa sembra dire): riaccostiamoci - alle origini delle nostre classic1heraccolte di li~ri ; ailla funzione iniZJialee perenne (pure se in tanta parte obl,iata) della Biblioteca del libro. • anca Di alto interesse è l'origine delle. Bibl,i~teche i!a- · liane, dalla più antica di ~sse: 1la_,~ar~1ana d1 Vene~a, che deriva la sua formazione pr1m1ss1mada un laso1to fatto dei suoi libri alla Repubblica Veneta da Francesco Petrarca. · · . ' ·L'immagine dell'uomo c'he eb~e per i libri un cult~ fr~terno - appunto perch,è in essi vedeva la parola d1 anime datrici di conforto alle opposte fortune (e non solo dei documenti cartacei) - non sta colà, come alle sorgenti della rinnovata cultu_ra italiana, qua.le po~è al: fine, dopo il più duro ~èd1oevo~ compor!i fyor1 dei chiostri, in una atmosfera 1n .parte ricca del.I antica umanità e perciò pervasa di umanesim~ ? . . .È in una biblioteca - la sua b1bl1oteca - che egli è effigiato nel cosidetto Codice di Darmstad (che è poi, un libro veronese di miniatura del 400) e somiglia tale' ritratto ali' altro che è a capo dello autografo del Liber rerum memorandarùm della NaZJionale di Parigi. Il volto del poeta vi ap·pare di tre quarti: pallido. e già vecc·hio, chiuso nel nero cappuccio a gote che gli sbarra la gran fronte e gli serra le tempie poco oltre· l'alto arco delle sopracciglia. È nell'atto di leggere ; nei iibr,i non egli aveva cer-- cato e trovato, il segreto di ciò ohe è classico, cioè I'« equilibrio tra .I' esperienza della vita e la ricerca. della bellezza, tra l'impeto della natura e saggezza della cui tura ? )> ,E la gioia e la serenità che gli venivano dai suoi colloqui coi libri, appariva così grande, che ne raggiava pure il fedele Castaldo Raimondo, suo compagno della casetta di Yalohiusa. ,Poidhè, questo privilegio hanno i l,ibri buoni: di potere essere ravvisati e salutati maestri di pace sicura pur da quegli indotti, che il loro fascino sent~no più che non comprendano. ·E questo sentirono gli eredi intellettuali di Francesco Petrarca; quei nostri sognatori, che dispersi per ch,iostri o casteltli andavano a cercare ad uno ad uno codici e volumi, non erano soltanto dei bibliomani . (come a taluno può ancora parere) ma degli umanisti, dei latini, degli italiani, g1ià intesi a ricollocare sugli altari - negli esemplari di maggior dignità - ,la 5:ac.ra tradizione del pensiero nazionale. · « Andavan, d,icevano essi (come nota il Carducci c_oll_' alto i!Ilpeto del suo stile gagliarado) a liberare .i gloriosi ·padri dagli ergastoli dei Germani e dei Galli. • << E i baroni, dai terrazZJi del castello, ed i servi d~.lla_gleba ~idevano a v.eder passare quegli italiani magri, sparuti, con lo sguardo fisso, con l'aria trasogna!a, e ~a-lireaffannosi le scale ruinate di qualche ab- ?az1a g~tica _e scenderne raggianti con un codice• sotto . il braccio; ridevano, e non sapevano che da q.uel co-· '
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==