Vita Nova - anno II - n. 7 - luglio 1926

... . , 24 CARMELO SGROI le presc:.:izionidei programmi gentiliani che non solo generalizzano, per turtti ,gl'inseg-nanti quel metodo, ma lo rendono coerente e intelligentemente fuso con · tutte le altre materie d'insegnamento. Or come contrapporre un possibile -ragionamento a così insigne • malafede ? Nè l'esempio ,è isolato : basta scorrere quei giornali per trovarne a iosa. ,Potremmo ricordare l'avversione quasi sistematica di alcuni opposi1tori ali' esame di Stato conce,pito e congegnato dal 1 Gentile. Qui le critiche non si contano e non si contano perchè nessuna parte dal presu·pposto dal quale spartì il Gentile. E come .partire dal Gentile se si deve distruggere l'esame di Stato ? Si legge jnf atti, sempre in uno di quei soliti giornali, I' aper1 ta condanna degli abbinamenti che danno fasti dio ai com1missari,degli -esami 1 di Stato ; accenni al turba ... mento psicologico dei candidati di fronte a giudici sconosciu,ti, ali' eccessiva longanimità degli esaminatori che per sfuggire alle strettoie d~lla legge promuovono anche ,quelli che giustamente dovrebbero cadere in più di due materie ; alla soverchia limitazione data ai programmi scientifici che, secondo alcu·ni, sarebbe imposta dall' antipati~ filosofica del Gentile ,per le scienze empiriche ; alla prova di se.arsa preparazione data dagli alunni provenienti d.a scuola privata; alla storiella del controllo che il commissario di S.:ato fa:rebbe al collega che preparò il candidato ; alla ,preparazion,e talvolta mnemonica degli -esaminandi. Queste ed altrettali sono le formidabili critiche che da più parti si muovono ali' istituto dell'esame ,di Stato ; ma, com'è facile vedere, non una di seria consistenza ; tutte sono osservazioni esteriori ,e di carattere contingente, ,perchè invece di 1 ferire l'intimo concetto dell'esame di Stato, colpiscono certi .aspetti che esso verrebbe ad assumere gua e là, dove cioè non si verificano quelle condizioni ,di serietà e di caipacità che occorrono perchè l'esame ,di Stato possa valutarsi nella sua V!S:~a portata. A,d ogni modo nessuno ha potuto contes•ìare che esso, insieme· con tutta la riform.a, ha elevato di cento oubiiti i1 l livello della prrepar.a... zione degìi alunni; ,ma si esservi che per criticare con una certa logicità~ l'istituto degli esami di Stato, bisogna uscire ,dall'impostazione datagli dal Gentile, il quale non ,poteva tener conto della impreparazione degli esaminatori e ,.:antomeno di quella degli esaminan,di. Tanto varrebbe ammettere che la legge non sia adatta a colpire il delitto se un magistrato incapace non sa .applicarla. Bisogna, perBibli teca Gino ■ 1anco tanto ,concepire la cultura al m?do del. rif_~r~a,~or - eh-e, tra parentesi, è uno dei maestri p1u 1ns1gn1 dell'Italia nuova e perciò in grado dì sostenere la grave responsabili,tà di dare un }ndirizzo _alla scuola italiana - ,per affermare che l esame d1 Stato non sia un superfluo o addirittuf a. illogico sistema di yalutazione della ma•turità dei candidati. -Ma questo non si vuol fare, e perciò si rimpiangono i tempi passati, la conoscenza delle .•.• forme .metriche sostituita ora dalla conoscenza e dall'analisi dell 'oipera d'arte, i componimenti sui temi di fantasia (sic), ,lo studio della venerabile rettorica sostituito d.allo studio diretto delle opere letterarie. Or con tali lamentevoli rimpianti non si ha !diritto di ·criticare 1 la riforma Gentile che •pre- .. iSuppone un grado, più e1 levato di cultura e il superamento delle viete co.ncezioni rettoriche e ,gram,matica.Ii della iletteratura italiana, che •risalgono al tempo di Basilio Puoti, nonchè di quel dannoso esercizio di falsità, di immoralità che fu spesso il componimento sui cosidetti temi di fa•n-· tasia. E lo stesso è da dire delle critich.e rivolte alla minore o maggiore estensione dei programmi scien1 ti,fici. Ho sentito lod.are da valentissimi insegnanti di scienza l'ordinamento odierno dell 'insegnamento delle scienze e della matematica così com'è disposto nei diversi istiturti ; ma io non mi servirò dei loro argomenti, perchè mi basta fare l' osservazione, alla quale non si affacciano quei tali critici, secon1 do la quale l' insegnamento della scienza non sta tanto sul numero ,più o meno vasto dei problemi e degli argomenti svolti, quanto in quell'abito della mente dell'alunno che deve capire lo spirito della scienza la quale, ,perciò, così come non si limita a quel qualsiasi insegnamento fatto nelle scuole, anche se diffuso ,e reso preminente sulle .altre discipline, non è neanche nella descrizione fatta con distratta anima di tutte le possibili esperienze scienti,fiche. L' insegnamento della ~cienza, ,anche nelle scuole inferiori, è il farsi, lo sviluppo stesso della scienza, e ,pertanto nella scuola non è il numero dei :problemi q·uel che conta, sibbene la capacità dell'insegnante di far capire agli · alunni il sorgere stesso dei problemi e la loro intima e naturale soluzione la quale, perciò, non perde il suo carattere rigorosamente scientifico e prof ondamente educativo. Solo così si viene a formare l'abito scientifico nell'alunno il quale non ha bisogno dunque di conoscere tutti i problemi e gli argomenti

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