La difesa del patrimonio della cultura nazionale Dico " nazionale ", non soltanto perchè si estende a tutta la nazione italiana e reca un vantaggio che va oltre una città e oltre una regione, per abbracciare tutta la produzione del popolo nostro; ma ancora perchè è degna dell'attuale Governo, inteso a rialzare i valG>rispirituali che accompagnano attraverso i secoli la nostra stirpe, e a tenerli in alta considerazione e a trarre da essi strumento e sentimento per il maggior trionfo della patria nostra. E' indubitato che la stampa portò una rivoluzione nel pensiero e nell'arte dell' intera Europa : essa segnò il punto di partenza per un nuovo concetto della civiltà per l'estensione e l'affermazione della medesima: la stampa fu la maggiore alleata del pensiero. È anche per questo che i primi prodotti della tipografia, quelli cioè che riferendosi alla vita infantile, e quasi alla culla della stampa, si chiamano comunemente incunabuli, e hanno sempre attratto e attraggono, più che mai ora, l'attènzione non soltanto dei tecnici e non solo d_egli studiosi in genere, ma di tutti coloro che seguono il vario e meraviglioso svolgersi della civiltà umana. Onde la ricerca di questi insigni monumenti del1' ingegno umano diffondentesi nelle folle si fa, presso tutti i popoli, soprattuttto presso quelli che, avendo più denaro, vogliono farne incetta, per potere forse un giorno monopolizzare questi documenti della più alta "umanità "; di qui ancora l'aumento enorme dei prezzi a cui tali monumenti salgono, aumento che supera di ben dieci volte, anche nei paesi con valuta alla pari, il prezzo che essi avevano una diecina di anni fa, con un fenomeno che non ha confronto con nessun altro prodotto. La ragione sta in questo che non c'è ormai più speranza di trovare, o in case patrizie o nei conventi o presso vecchi studiosi, dei notevoli ripostigli ignorati di libri antichissimi: ormai tutti questi luoghi sono stati esplorati, e se di tanto in tanto ne viene fuori qualcuno, trattasi sempre di ben poca cosa da aggiungersi al numero degli incunabuli fino ad ora conoscit1ti. Più fortunati sono i ricercatori delle cose antichissime, o statue o frammenti ornamentali o iscrizioni o oggetti preziosi o mummie o papiri : tutti questi oggetti sono sottoterra e la terra conserva meravigliosamente. In molte regioni d' Italia, d'Africa, d' Europa basta scavare per essere sicuri di trovare; valga l'esempio degli scavi egiziani, di quelli nostri di Ostia, di Ci rene, di Leptis Magna, di quelli stranieri in Grecia e altrove. Ci sono dunque per i monumenti, per gli oggetti d'arte, per le testimonianze arch~ologiche molte e grandiose riserve; le quali non esistono affatto per gli antichi monumenti della stampa, ossia per Bibl·oteca Gino Bia co i documenti più autentici dell'arte, dell'ingegno, del pensiero umano. Stando così le cose, parrà davvero strano che que ... sto campo sia stato finora, più che trascurato, abban ... donato dalla vecchia legislazione nostra e soprattutto dalla prassi di conservazione, di difesa e di catalogazione. Mentre infatti molto provvidamente il Governo ha da lunghi anni disposto che si facciano esatti elenchi dei monumenti degni di considerazione storica e artistica, di tutti i monumenti - si tratti di chiese, di edifici civili, di ornamenti, di sculture, di quadri, di affreschi, di resti archeologici -. e mentre tali elenchi sono già stati compilati e tenuti al corrente e ne è stata fatta intimazione ai rispettivi possessoti, perchè siano conservati non solo, ma mantenµti nelle condizioni in cui ora si trovano, e se restaurati in meglio, colla preventiva approvazione degli uffici competenti; per i più antichi " monumenti " della stampa, nulla ancora si è fatto. E' un dovere, e secondo me sarà un'altra grande benemerenza del Governo nazionale che ora ci regge, che si proceda, nel più breve tempo possibile, a sai-' vare questi testimoni del nostro sapere. Invero il bisogno fu già da parecchi avvertito prima d'ora, e anzi ci fu un mi11istro della pubblica istruzione che intorno al 191O, ad~rendo all' invito rìvolto da bibliografi, bibliofili e studiosi d'ogni genere, stabilì che si procedesse ad tin tale catalogo nazionale, e a questo uopo nominò una commissione, la quale, essendo composta di tre soli membri, potè venire in breve tempo a capo di quanto le era stato commesso : stabilire cioè il piano, i modi e le forme del costituendo catalogo degli incunabuli della stampa che si conservano in Italia presso gli istituti statali o quelli degli enti autarchici e delle opere pie o presso i privati, nello stesso modo che si è fatto per gli edifizi od oggetti di carattere storico e artistico. Il male si fu che, fissati il piano e le norme, non si dette poi nessuna esecuzione alla utilissima e nobilissima idea. . E così tutto è ancora da fare come prima. La necessità di questa opera è determinata anche _da·considerazioni di valutazione patriottica e nazionale. La stampa infatti, ritrovata in Germania dal Gutemberg, vi restò come nascosta sino al 1462, dopo il quale anno da Magonza si diffuse per le altre città della Germania e a poco a poco per tutte le nazioni europee. La prima nazione che l'accolse e che la mise tosto in onore fu l' Italia. A Subiaco si stampavano libri fino dal 1465 e probabilmente anche nel 1464; dopo la stampa si diffuse tosto a Roma nel 1467, a Venezia nel 1469, a Foligno, a Napoli, a Bologna, a Ferrara, a Milano, a Firenze, • •
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