L'Istituto popòlare di coltura e il Fascismo Concepisco :la coltura popolare come un istituto se- .rio, destinato a fare, per gli operai e per g1 li impiegati di buona volon,tà, quello stesso ufficio che gli istituti d'avviamento specifico alle lauree fanno per gli studenti. ,finora 1a coltura popolare è stata considerata ' . come un ornamento, un surrogato, un occupazione onesta, un passatempo istruttivo, come una cosa, insomma, meno seria della coltura vera e ,propria. Bisognerebbe, invece, che la coltura popolare acquistasse un valore non meno serio e concludente di quello della vera coltura, e servisse per alimentare e preparare facoltà originai.i di anima e di pensiero, che, a loro modo, fossero capaci d'entrare nel mondo de'lla coltura, a portarvi una ricchezza nuova di prodotti e di risonanze. Per dare un esempio delI: utiilità che se ne conseguirebbe, quanto alla coltura serva, basterà mostrare come un popolo seriamente interessato e profondamente preparato a sen- ; tire e a seguire i problemi della coltura alzerebbe di tanto il tono delJe ,polemiche che i rappresentanti autorevoli della coltura tengono alla sua ,presenza, e, che ora, per il basso livello dell'anima popolare, sono costretti a mantenere quasi al grado di inconcludente pettegolezzo, se vo•glionouditorio e seguito. T ralascierò di fare la cr,itica già tante volte fatta e ripetuta agli istituti vigenti di coltura popolare, e dirò che se qualche effetto non si è mai potuto ottenere, ciò è dipeso dal fatto ehe nessuno vedeva che cosa poi si sarebbe ,potuto sostituire aglii istituti che intanto ci sono e qualche cosa fanno ,pure. Ad avvalorare dunque queste ripetute critiche e a renderle proficue, basterebbe proporre un progetto realizzabri.Ie di coltura popolare. Si potrebbe dunque trasformare gli ,istituti esistenti, secondo appunto lo spirito del fascismo, che consiste nel porre la realtà della rag,ione al di sopra di tutte le discussioni e le contaminazioni degli incompetenti, e, invece di render illusoriamente facile e democratico l'esercizio deU'autorità, nell'additarne la via aspra delI'abnegazione e della severa gloria. Una coltura popolare, dunque, per autodidatti, consistente in due organismi collegati armonicamente fra loro: biblioteche popolari e Università popolari. Questi due organismi già esistevano da un pezzo., ma ciò che in essi non è ancora, sarebbe appunto quello spirito severo ,per il quale la coltura non si ab:bassa, non si facilita, non si deprava in conclusioni illusoriamente fissate, da affidare semplicemente al rozzo buon senso e alla sufficienza del ,popolo. Il criterio con cui sono fondati gli statuti popdlari è quello di avere un popolo preparato a colla,borare efficacemente ali' opera delle classi superiori, a darvi risonanza e diffusione. Ma mentre professano d,i cercare questo effetto, in realtà rimangono inefficaci, perohè il popolo nelle biblioteche ' Biblioteca Gino ■ I n popolari cerca i romanzi tipo F antomas, o al più le avventure di viaggio, nella migliore ipotesi, e, nelle univer&itàpopolari, cerca e r~ceve, con poca fatica e nessun sacrificio, una scienza di cui esula tutta la serietà del lavoro. Ora, per elevare lo spirito popolare al lavoro superiore della coltura, non si può far appello che a quel desiderio di migliorarsi che si trova un po' in tutti, e che solo lìimane inavvertito o frainteso dai più. Farvi appello non con lezioni di determinate materie, che forse non ,corrispondono in tutto alla natura di sviluppo a cui dovrebbero individualmente servire, ma con indicazioni metodologiche. Ecco come: tanto le biblioteche popolari, quanto i corsi delle cosidette Università, dovrebbero avere il determinatissimo scopo d'avere istituti d'informazione. ·per gli autodidatti. Le bi,blioteche potrebbero ordinare i loro cata:loghi per materie, e tenere aggiornati ,per ciascuna materia vari programmi di letture ordinate per difficoltà cresoiute. Un primo gruppo d 'opere d'iniziazione, un secondo gruppo d'opere alquanto più difficili, poi un terzo, poi un quarto, e così via, in 1 modo che ogni gruppo non presupponga altre nozioni e aib1 ilità che quelle acquistate nei gruppi precedenti. Al buon senso e alla capacità dell'autodidatta di procedere più o meno rapidamente da un gruppo ali' altro. Tutti i grupp1 i dovrebbero poi convergere verso i gradi superiori del sapere e raggiungere il punto in cui la guida diventa inutile. Quando si pensa al caso di operai come il falegnaime Bendandi che è un valente sismologo e di liberi studiosi come il ,Marconi, che forse solo a fortunate circostanze dovettero la possibilità di fare i primi passi sulla via che poi si apersero da -sè, non si ,può fare a meno di immaginare quanti semi vadano perduti per m&ncanza d'un' opportuna preparazione, d'un minimo di fecondità, del terreno su cui si dovrebbero sviluppare. Non sarà· poi necessario moltiplicare ali' infinito i gruppi di letture, per tutte ·le scienze e le arti, i rami e le specialità di queste scienze e di queste art,i. -Per soddisfare l'iniziativa che, per quanto personale, dapprima si manifesta e s'appaga di caratteri generali rispetto alle fasi ulteriori del suo sviluppo, basterà che i gruppi siano press' a ,poco quante sono le materie princi,pali di tutti i nostri istituti di coltura. Agli adattamenti particolar,i provvederà il numero e !la varietà dei libri indicati per ogni grado. Ma la biblioteca non basta ali' autodidatta, o, almeno, non gli è inutile, anzi in molti cas1i è assai .benefico, un altro sussidio, che non gli può venire che dal personale contatto con autorevoli maestri. Ed ecco come sia necessario anche l'istituto deJ1 'Università popolare .. Ma non 1 più, assolutamente, come corso di date materie, bensì come metodologia dello studio, presentata sotto i più var,i aspetti, quante sono
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