Vita Nova - anno II - n. 7 - luglio 1926

.. .., BOLOGNA 41 • parte sempre maggiore del popolo. Così Ferdi- . nando II senz' addarsene sgombrava la via, togliendo o attenuand'? almeno gli ostacoli, ali'unità nazionale italiana nel prossimo futuro. Che così fosse basteranno poche considerazioni a dimostrarlo nella maniera più palpabile. Egli dal maggio del 1848 · sino· allo scorcio del 1 &49 godè d'una notevole importanza in Italia, perchè fu l'unico Sovrano, eccetto il Re di Sardegna, ·che non fosse fuggito dinanzi a' moti de' sudditi, che fosse rimasto, di- ,. cevano i suoi ammiratori, impavido di fronte alla bufera rivoluzionaria, e fos~e salutato dai suoi devoti il salvatore d'Italia. Egli aveva persino attirato a sè e dato asilo a Gaeta a Pio IX e a Leopoldo II; era stato accarezzato dall'Austria, ·e anche la repubblica francese aveva cercato di attrarlo nella sua orbita. Se allora avesse voluto, avrebbe potuto esercitare un'azione di prim'ordi~e in senso opposto a quello in cui l'esercitò il Piemonte : ma _in fondo egli non ci teneva e preferiva di e$sere Sovrano libero e assoluto nel suo Re- .. gno. Così si lasciò sfuggire un•occasione propizia di affermare e consolidare una sua egemonia itaiana. Inoltre adottò, diciamo così, forme tanto fieramente repressive' che non vi fu altro Stato, salvo forse quello austriaco, che si mostrasse siffattamente violento contro quanto accennasse a movimenti na- . zionali e anche soltanto a velleità patriottiche. Quando nel 1849~ per l'andamento delle faccende italiane, si tenne sicuro del suo regno avrebbe voluto abolire lo Statuto ; però ne fu distolto da uno ' scrupolo religioso. Avrebbe desiderato che il Papa in qualche modo gli agevolasse la cosa, ma il Pontefice, eh' era a Gaeta, distingueva fra gli obblighi, che aveva il Re, e la condi~ione propria di Pontefice, mentre alcuni vescovi gli rafforzavano e confermavano gli scrupoli. In ogni modo, Ferdinando II veniva preparando gli animi indirettamente all'abolizione dello Statuto giurato da lui. Avendo. fatto pubblicare un catechismo per le scuole del Regno delle due Sicilie v'introdusse un ·paragrafo, nel quale si affermava ~on essere il Sovrano obbligato a mantenere il giuramento prestato allw costituzione, quando il mantenerlo potesse dan- .neggiare i supremi interessi dello Stato. l... a massima è giusta, . allorèhè gl'irtteressi della nazione s'ide~tifìcano con quelli dello Stato ; ma, nel caso pr~sente, v'erano interessi superiori a quelli dello Stato, perchè, prescindendo dal pericolo· di scam- , hiare gl'interessi puramente personali e ~inastici ' I , e ' del Re con quel!i dello Stato, lo Stato meridionale non rappresentava la nazione, ma semplicemente la regione. Comunque, il Re avrebbe voluto giungere subito a liberarsi dello Statuto. Ora per consiglio del ministro Giustino Fortunato deliberò di far cir-· colare, per mezzo della polizia, fra la popolazione una petizione, nella quale si -scongiurava il Re a volere abolire quella costituzione, che gli era stata imposta sacrilegamente, con violenza e con. inganno ; ciò eh' era falso, perchè Ferdinando 11, prima d•esservi materialmente costretto, per ben altre ragioni l'aveva con~essa il 28 gennaio 1848, primo di tutti gli altri Sovrani d'Italia. La petizione si ricoprì di migliaia e migliaia di firme d'ec- · clesiastici, di professionisti, di semplici cittadini, di autorità civili e di magistrati. Questa petizione l' abilitò, come primo passo, a mettere in disparte e a non applicare più lo Statuto, quasi non . fosse mai stato promulgatq ; poi procedè subito a punire coloro che avevano compiuto opera contraria agl'interessi ·della monarchia, quali li consid•erava il Bor- • bone. Le procedure penali furono moltissime, come lo stesso Governo confessava ; fino al settembre del 1851· furono pronunziate dalle corti speciali 4462 -condanne, e dai giudizi èorrezionali furono sbrigati 42.670 processi per delitti contro l'ordine , pubblico. A queste procedure si devono « aggiun- .. gere quelle, in, numero non precisato, dei tribunali militari, e gli arresti, le relegazion_inelle isole, gli esili, le reclusioni, i ferri, le galere dispensati ad ar-bitrio della polizià. Le orride prigioni di Nisidia, Santo Stefano, Ischia, Procida, Montefusco, -. Montesarchio e della Favignana, vere tombe di vivi, si chiusero su migliaia di cittadini, frammisti a• malfattori comuni ; parecchi vi morirono; molti • .inpazzirono ; tutti furono più o meno · danneggiati nella salute. >> \ i furono due grandi processi, veramente tipici del regime borbonico, quello contro i così detti unitari e l'altro per la rivolta del maggio del 1848. La « setta dell'unità t italiana » non aveva nulla a che fare col movimento mazziniano. Luigi Settembrini, Filippo Agresti, e il sacerdote F;~nceséo Barilla avevano successivamente capeggiato la setta, che mirava a congiungere l'Italia tutta in un solo Stato, emancipandola ·dall 'oppres- · sione austriaca. Un tumulto, avvenuto il 6 settem- · bre del 1849, fu il bandolo .che servì alla scoperta dell'azione· e dell'esistenza della setta : furono processate quarantadue persone, fra le quali Carlo Poerio, affatto estraneo all'associazione segreta, Sai- ., -

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