-- • • BOLOGNA 29 _ trattandosi di un. Governo provvisorio, cui non era lecit9 precorrere i voti della nazion~. Il Re si era deciso a intervenire con la speranza d'ottenere la dedizione della Lombardia, speranza cangiata in· certezza dopo il ritorno da Milano del Martini che, fosse autorizzato o no, a nome del Governo provvisorio gli prometteva l'unione : l'indirizzo del Gove--rno lombardo fu considerato una sostanziale ___mòdi6cazione delle dichiarazioni del Martini, poichè sopprimeva la condizione fondamentale dell'inter-· vento piemontese, cioè la dedizione della Lombardia. Per ciò il Sovrano, che aveva già spedito il generale Passalacqua con l'intento d'occupar Milano, sospese le deliberazioni del 23 marzo, e chiese un nuovo e formale invito, a cui rinunziò poi, il-25, per le buone notizie, che gli venivano dalla Lombardia, e per l'entusiasmo e l•effervescenza che la guerra suscitava in Torino. Questo ritardo di 24 ore recò grave danno morale, politico e miJitare : specialmente politico, poichè peggiorò le ' ,.,. condizioni psicologiche dei Lombardi rispetto al1 'intervento piemontese. A Milano si pensava e si diceva da per tutto, una volta cacciati gli Austriaci dalla città : « Ormai la guerra è finita ; incomincia la Caccia » secondo un proclama famoso dello stesso Carlo Cattaneo. Pareva quasi che l'esercito regio venisse a farsi bello di quello che era stato fatto a Milano, a ritrarne i frutti ; donde il guaio - principale, il malumore e il màlinteso che inquinò · i rapporti fin da principio tra il Piemonte e la Lombardia. Il Cavour aveva previsto tutto questo, e aveva accennato alla necessità dell'intervento sardo immediato, quando ancor si èombatteva entro Milano, .in un articolo, profondo d'intuizione mirabile, pubblicat~ su « Il Risorgimento » il 22 marzo. I L'ora suprema della monarchia sabauda. In sostanza il giovane conte torinese aveva_perfettamente compreso che una mossa immediata avrebbe avuto un'efficacia grandissima ; poichè, << se Carlo Alberto », coine scrisse Carlo Cattaneo, « fosse venuto subito e avesse vinto, il paese era suo, e la parola gratitudine avrebbe fatto tacere la parola repubblica, tese fu dominata dalla preoccupazione di ottenere • l'annessione della Lombardia, della Venezia e dei ducati di Parma e di Modena, senza si capisse che il porro unum necessarium era una pronta. e com- · pleta vittoria, la quale avrebbe portato seco indubbiamente anche l'annessione. Se non vi furono ostacoli gravi per la dedizione dei ducati, le cose and~rono ben diversamente per la Lombardia e per la Venezia. In Piempnte, nelle alte sfere politiche e militari si lavorava per ottenere una immediata dedizione çlella Lombardia, e quando, .. per molte ragioni, ma sopratutto per il ritardato .intervento, si dovè negoziare~ tra diffidenze e so-_ spetti, il plebiscito per r unione condizionata, avvenuto il 29 maggio, il ·resultato fu , che una costituente, da riunirsi dopo la guerra, avrebbe deliberato - quale dovesse essere la costizione del nuovo Stato sotto· la casa di Savoia: non senza gioia di quei democratici pi~montesi, che considera v~no lo Statuto troppo rigmamente mo- • narchico e_avrebbero voluto una costituzione che desse vita a una monarchia ibrida. Si vagheggiava il vecchio concetto d'un trono, circondato da istituzioni repubblicane, come si ripeteva in Francia nel 1830, quando a Carlo X fu sostituito Luigi Filippo d'Orleans. D'a,tra parte, in Lombardia si e ogni altra. >~ Invece l'intervento avvenne mate-. rialmente il 26 marzo, · tre giorni dopo ·che gli Austriaci erano usciti di Milano, perchè soltanto in quel giorno. ·1e prime truppe piemontesi varca- - rono il Tìcino, e Carlo Alberto che dichiarava non sarebbe entrato in Milano, se non cinto del- _desiderava un mutamento, che era ostico in modo estremo a' Piemontesi, cioè il trasferimento della capitale da Torino a Milano. Ciò- risulta chiarissimo e nella maniera più autorevole propri~ dal carteggio fra il segretario particolare di Carlo Alberto, Cesare Tr~bucco di Castagnetto, e Gabrio Casati, presidente del Governo provissorio, e sostituito poi a Cesare Balbo nella presidenza del consiglio, dopo l'unione. Peggio andò la cosa nella Venezia, la cui annes~ione fu risoluta ali•ultimo, - poco prima della ritirata,.. che segnò la fine dell~ prima fase della. guerra d'indipendenza. Ora tutte queste discussioni, quando l'Austria si rafforzava ; tutte queste · piccinerie, vere e proprie manifestazioni _di un invitto regionalismo, non è a dire quanto indebolissero la situazione milit~re nostra, già aggravata fin da quando Pio IX, nella sua allocuzione del 29 aprile in pieno concistoro, dichiarò netto che non intendeva muover· guerra all'Austria, come padre spirituale, eh' egli era, di tutte le genti. Per due ragioni il Papa, ch'era sempre stato contrario a partecipare alla guerra, osò manifestare aperto l'animo suo ; per evitare il pericolo d'uno scisma dell'elemento cattolico tedesco, . l'aureola della vitte ria, c'entrò sventuratamente dopo la sconfitta di ·Custoza I Tutta la politica piemonI _. 1a I " - . . .. j . , .. .
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