Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

, ,.. / I • . ' I . PROF. AGOSTINO SA VELLI STORIA ,DEL ' " . RISORGIMENTO \ J ' . SE.RA DEL 12 DICEMBRE 1925 .. Dopochè, nella mia prolusione, ho. delineato quello che dovrà essere lo schema del corso dj q u~st' anno, e ho accennato ai limiti, entro i quali va collocato il Risorgimento italiano, e ho schizzato un abbozzo di tutta la nostra storia contemporànea, · debbo premettere al periodo 1850-1870, scelto per le nostre lezioni, una breve introduzione. La rivoluzione francese, che sboccò, come tutte le grandi rivoluzioni, in una guerra di conquista P,er imporre la propria egemonia, checchè sonassero le parole altisonanti de' suoi proclami, fu, nelle sue _ri_percussioni in Italia, sopratutto per opera di N apoleone Bonaparte, suscitatri~e di fecon~e energie. L'Italia soffriva, nei suoi strati sociali profondi, d'una vera repugnanza all'attività, e il nuovo· dominio costrinse il nostro popolo alle armi e lo cacciò, di viva forza, fuori dai solchi consueti ; l' accademia prevaleva, e ad essa si sostituiva l'operare. Napoleone ha questo merito insigne, come già vedemmo, sebbene egli esageri non poco, talvolta, nel giudicare .gl'ltaliani ; perchè, se l' addorm~nta- 1 • mento di alcune regioni era innegabile, non era però così generale, mentre la pianta uomo, come dirà l'Alfieri, prosperava sempre vigorosa e rigogliosa . nel nostro suolo. Quando la meteora sanguigna di Napoleone scompare dall'orizzonte politico, l'Italia non dimentica il diciottennio d'operosità, impostole dal dominio straniero ; e, sebbene accolga con sentimento di sincera devozione la res_taurazione dei vecchi principi, quando la restaurazioibl1ot • I • I o - ne vuol· precludere ogni attività e risospingerla nella vecchia mentalità, si sente come costretta in un clima storico, dal quale aveva cominciato a disav- . vezzarsi, e prova un cotal senso di disagio. Il disagio è, da principio, di pochi, ma i pochi vanno man mano crescendo di numero ; e costoro sentono l'assillo a farsi valere, come nazione, nel mon~ do. Questo sei:itimento ~on è nuovo in Italia, perchè, se riandi~mo la nostra storia, scorgiamo che fin dal 1500 si hanno due tendenze politiche ; una, rappresentata da qualche gigant~ del pensiero po- ' litico, come, per un esempio, Niccolò Machiavelli, accenna vagamente ali• unità politica ; e l'altra, più diffusa, che aspira a una lega de' nostri Stati, quasi preludio d'ùna vera e propria federazione. Questa tendenza, dimostrante che, qua e là, si sente il bisogno dell'indipendenza nazionale, risale molto indietro ; non si' era mai ·andati più in là di queste, più o meno concrète, aspirazioni ; chè ne~meno una lega duratura si era mai potuta stabilire fra i nostri Stati maggiori. # -: - Si cita l'esempio del magnifico Lorenzo, del quale il cronista Nerli dirà eh' egli . fu "l'ago della bilancia intra i principi d'Italia,, ; ma si trattò di un equilibrio momentaneo ; e, rotto che fu, ci lasciò alla mercè degli stranieri per oltre tre. secoli. I nostri Stati, salvo qualche lodevole eccezione, non ~ si preoccupano se non dei loro interessi particolari, perchè, nell'assenza d'una coscienza nazionale, ogni Stato nostro non si· rammenta che al di sopra c'è I , I \ I • I ., •

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