Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

/ , .. , BOLOGNA 7 tradizioni e di questi partiti, sovente disfordanti, come degli errori dell'Austria, un uomo· sa trarre il maggior profitto per l'Italia ; un uomo che meglio di chicchessia ha compreso la lezione, che gli eventi del glorioso e doloroso biennio del 18481849 impartivano a chi aveva mente e cuore da · capirla, Cammillo Benso, conte di Cavour. Da quando nel 1851 il tanto discusso libro del -Gioberti " Del rinnovamento civile d'Italia ,, segnava il nuovo avviamento alla nostra storia imminente, · sostituendo del tutto al Papato regemonia piemontese, egli, con la partecipazione sarda alla guerra di Crimea ~ col trionfo diplomatico del congresso parigino del 1856, porrà su basi saldissime la politica sabauda ; usufruirà del movimento :unitario monarchico, · concretatosi, nel 185 7, nella ' " Società nazionale italiana ,, ; preparerà l'alleanza franco-sarda nei colloqui di Plombieres, e trascinerà il Governo austriaco ali''' ultimatum ,, del 23 aprile 1859, il quale, verificando il casus foederis, porterà la Francia alla guerra contro l'Austria. I , preliminari di pace di Villafranca troncheranno le speranze della cacciata austriaca oltre risonzo ; ma permetteranno anche un avviamento risolutamente unitario della rivoluzione italiana. Nè alcuno meglio · del Cavour, mirabile diplomatizzatore della rivoluzione di fronte all'estero, e saggio e audace esecutore del compromesso fra le necessità della conquista regia e quelle dell'iniziativa rivoluzionaria, nel che sta tutto il successo, che par miracoloso, dell'unificazione italiana, compiutasi tra l'indifferenza ostile delle moltitudini campagnole, condurrà l'Italia, in un biennio, alla proclamazione del Regno d'Italia ; morendo, po~o di poi, sopraflatt9 dallo sforzo immane e dal lo~orìo del lavoro cerebrale e della passione che, nella calma apparente,- lo consuma. Fra il 1861 e il 1870 gli epigoni del Cavour, malgrado errori, incertezze, e colpe, completano l'opera politica .di lui, aggiun~endo al nuovo Stato ciò che gli era indispensabile a vivere e respirare, le Venezia nel 1866, approfittando def dualismo austro-prussiano o della guerra derivatane ; Roma nel 1870, valendosi della sconfitta · francese, che sopprimeva l'egemonia continentale del secondo Impero. La conquista di Roma segna una tappa miliare nella nostra storia contemporanea, poichè, mentre ci assicurava l'unica città, degna d'essere la capitale d'Italia, c'imponeva tutto il pes,o d'una lotta che pareva ali' ultimo sangue col papato, fortificato, senza dubbio, nella sua au- • I e torità spirituale dalla perdita ~elio Stato. L'assetto giuridico de' rapporti col pontefice, tentato con la legge delle guarentige, ci fornì uno strumento efficace dinanzi alla diplomazia europea ; ma · non tolse,' nè attenuò, nè poteva, l'ostilità col Vaticano. A Roma non si poteva. rimanere sicuri senza una grande idea, che ·potesse degnamente contrastare a quella papale. La grande idea non la possedeva la Destra, che aveva, più o men bene, condotto l'ltalià fino a Roma ; non la possedeva la Sinistra, che aspirava a sostituirla, e infatti, nel 1876, compiva la rivoluzione parlamentare famosa. Ma la ripullulare di tutti i malcontenti, che le· esigenze, gli errori e le colpe d'un• affrettata unificazione aveva creato, si contrapponeva una generazione, stanca ed esaurita dallo sforzo immenso, eh•essa aveva fatto per conseguire -l'unità e per imporla alla riluttanza della gran, maggioranza del popolo nostro. La Sinistra si smarriva nella demagogia e nello sforzo inane di mantenere le soverchie promesse fatte a. scopo elettorale ; crisi ·ministeriali .a getto continuo e difficoltà enorme di costituirsi una nuova base internaiionale, dopo la debilitàzione · francese in Europa, occupano l'inizio del, regno d'Umberto I. Il fallimento dell'assurda politica estera nostra al congresso di Berlino, per la stolta trovata della politica dalle mani nette, che ci condurrà · allo scacco matto di Tunisi e alla necessità della triplice alleanza, il sordo romore di movimenti e di spostamenti nello stagno. de• ceti operai e campagnoli, che metteva una vaga apprensione a' go-· vernanti, il pericolo clericale, indurranno Agostino Depretis, il capo della· Sinistra storica, a proclamare che a' piedi ·del Campidoglio i due vecchi partiti della Destra e della Sinistra hanno finito ormai il loro compito ; e le ragioni della lotta politica son mutate, e gli uomini di opinioni mode- ~ate, qualunque sia la origine loro, debbono stringersi insieme per governare il paese, secondo i dettami d'una domocrazia moderna e parlamentare. Di qui quel fenomeno del trasformismo, 'tanto deprecato. L'idea era giusta, ma l'esecuzione fu pessima ; il Depretis, che voleva soprattutto controoperare a' placidi tramonti, non arrestò il decadimento della monarchia costituzionale, sempre più scivolante nel parlamentarismo ; ma forse intuì che in quel mome.nto storico altre avrebbero dovuto essere le direttive e le iniziative del Governo. Noi ci troviamo nel divenire d'una enorme espansio~e coloniale, che mira all'Africa; e alla quale l'Italia, ' > . I • I • ., • I

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