Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

. , I BOLOGNA . · svecchiare le istituzioni e a sfrondare quel che restava del tronco feudale, combattendo il privilegio, dovunque s• annidasse, sia nel clero, sia nella no- ,, biltà, più energicamente contro il ceto ecclesiastico che contro quello nobiliare, sia anche nelle corporazioni operaie, perchè i sovrani sentivano che, operando in tal guisa, rafforzavano la propria' autorità, concentrando nelle mani di colui che impersona va e incarnava lo Stato una parte sempre maggiore di poteri pubblici. Così si veniva accentrando e conceQtrando il potere sovrano ; e s' andavano, sotto di esso, èguagliando tutti i sudditi, conforme ali' idea dominante nell •aristocrazia degli .. scrittori e dei pensatori, i quali nel despota illuminato scorgevano una agevolazione alle riforme, tanto invocate dall'illuminismo del secolo. Questo avviamento delle cose nostre preparava le condizioni per una lenta evoluzione del popolo italiano, la quale doveva scuoterlo dal torpore della quasi immobilità, in cui gia~eva, nel suo tradizionalismo agricolo, e apparecchiarlo a camminare d'un passo meno sonnolento e apatico, in guisa da non rimanere · troppo indietro, come collettività nazionale, ai popoli stranieri., complessivamente più progrediti. In verità, se eccettuiamo le nostre antiquate e sorpassate repubbliche aristocratiche, come Venezia, Genova e Lucca, votate alla morte politica, perchè . affatto in.capaci a rinnovarsi, trasformandosi per moto 'spontaneo o riflesso, gli altri Stati . nostri indubbiamente s'avvicinavano a quella che sembravala necessità del momento storico, e rinnovellavano · la propria compagine, in contrasto, non infrequente, soprattutto con le moltitudini cittadine e, massime, campagnole ; le quali, toccate dalle· riforme principesche nei loro usi e costumi, nella loro abitu ... dinaria inerzia mentale, tentavano, quà e là,· anche reagi~e; comunque provavano stimoli nuovi, e si sentivano costrette a spostarsi e muoversi, sia pur poco, nella stagnante vita consuetudina1ia., L'Italia inoltre si trovava governata da principi italiani ; o, anche se nuovi e stranieri, indipendenti, in una misura quale mai si era vista dal 1500 in poi ; cosicchè il dominio diretto straniero s'era ridotto all'isola della Corsica, occupata nel 1769 in nome · di Luigi XV, Re di Francia, e a sei delle otto provincie dell'odierna Lombardia, delle quali cin9ue, insieme con la Venezia tridentina e parte della Venezia Giulia, appartenenti alla casa cli Asburgo, e una alla Svizzera, l'attuale provincia di Sondrio, insieme col cantone Ticino ;· mentre il ibliote a • IO a CO lavorio di concentramento .territoriale procedeva, sia ptfte in proporzioni modestissime, çon l 'assorbimento di numerosi e minuscoli staterelli per parte • dei· limitrofi maggiori. Di fronte _a questo sviluppo, a cui sembrava riserbato un avvenire pacifico e lentamente progressivo, si andava elaborando la teoria elastica economica, per cui il lavoro doveva essere completamente libero dai vincoli inceppatori, così gravi allora; dottrina, in quel ·momento storico, per ecc~llenza rivoluzionaria, poichè tendeva a ca· , povolgere tutto intero il sistema economico vigente, in quanto era tuttavia fondato sul privilegio e sul monopolio ; nè i principi potevano accogliere,. se non parzialmente, queste idee nuòve. Le quali na ... turalmente tendevano a sconfinare dal puro campo . economico e ad allargarsi anche in quello sociale-- politico, foggiando una nuova dottrina, che pone "l'individuo, economic_o e politico, sopra lo Stato, e lo fa centro di tutta la vita sociale e politica. Ma in Italia l'idillio tra l'aristocrazia intellettuale e i principi pareva filare --p~reftto, poichè la massa del popolo obbediva quietamente, quando non era colpita nelle sue credenze e nelle sue costumanze, che sono l'ultima libertà popolare, e non si curava, fuor di quelle, se non dei suoi bisogni primordiali e materiali. Allorchè la rivoluzione ·di Francia prima perturbò ~ quindi travolse, con le sue armi, dal 1796 in poi, questa vita placidamente progressiva de• nostri ceti superiori, spezzando l'idillio fra i sovrani e l'aristocrazia intellettuale, svolgentesi fra l'accademia e le riforµie, i giacobini, ch'eran pochissimi fr~ noi, crebbero di numero e d'audacia; s'atteggiarono a rivoluzionari e a scamici~ti scimmiottatori dei figurini di Parigi nella JDOdae nella politica ; ma le moltitudini, odiatrici de' Francesi, come nemici del trono e dell'altare, avversarono in cµor loro i nuovi venuti così che, malgrado la tri- . secolare consuetudine di servitù allo straniero, e il terrore degl 'imbelli Governi, rifuggenti perfino da ~na difensiva lega italica, proposta da Vittorio Amedeo lii di Savoia, quà e là, nel 1796 e nel 1797, proruppero in sommosse antifrancesi sotto la sferza dei soprusi e delle ruberie galliche ; fi~chè nel 1799 l'insorgenza non spuntò, in fogge svariate, in ogni angolo dell'Italia. Fatalmente gli uni, levati in arme, nel nome di Giuseppe e di Maria dipendevano dall'Austri~ e dalla Russia; gli altri, armeggianti nel nome degl'immortali principi, eran cos~ tutta di Francia ; ma i primi avrebbero, vittoriosi, restaurato la vecchia Italia regionale ; gli / ..,

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