Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

RECENSIONI UMBERTO B1sCOTTINI : La oita ed il pensiero di Cesare Balbo. (Raffaello Giusti, Lirvor.. '80, 1926). In questo breve tratto è evidente lo sforzo teso ad innalzare Cesare Balbo a ,pre.cur.. sore della unità e indipendenza italia1 na. Non nremo certamente noi ~ misconoscere i molteplici meriti eh•ebbe il Balbo durante la sua carriera politica e a non apprezzarne I•1 intima angoscia, 1 1•inquietudine dello spirito e il tra,vaglio intellettuale eh•egli soffrì nei tempi burrasc06Ì e incerti in cui prese svi1~ la sua personalità. Ma il risorgimento nazionale a noi sempre apparì o.pera non di un ,fattore 6olo, ,fosse esso · mazziniano, neo ..guelfo, sabaudo, ecc., bensì di compl~si 1efnomeni che tutti insieme uniti cooperarono, ,più o meno coscienti, all'indi .. pendenza d'Italia prima, e alla sua unificazione in Regno poi. Comunque, indubbiamente fu vasto il concetto unitario nel Balbo, sebbene egli si ·ostinasse (come, ·forse, non av-rebbe potuto fare altrimenti) a ricercarne sempre 1Unasoluzione piemontese. A questo proposito, non sarà inutile ripetere come le maggiori riforme iniziate 111.<ltimamente dal Fascismo abbiano t~o, ,più che ad altro, a « spiemontizzare » l'Italia, onde creare in essa il vero concetto unitario dello Stato nazionale. Ma qui, una domanda siamo tentati di rivolgere al Biscottini : crede veramente egli che il Balbo sia da contemplare come un neo-gue1fo? -Noi non crediamo. Anzi, a noi la figura di Cesare Baibo, specialmente come 1'A. ce l'ha presentata, fa l'effetto di un buon di .. plomatico piemontese votato alla causa del- r unità ita:1iana sì, ma affezionato, più che alle volte potesse convenire ad uno spirito veramente libero, alla casa Sabauda. Le we c,risi spirituali, le sue dissertazioni sul Pontificato Roman~, .fanno a noi oggi 1·impres- &ione che, lasciassero allora, in lui principalmente, il tempo che trovavano. Infatti, a differenza del Primato del Gjoberti, le sue Speranze d'Italia, che avrebbero rvoluto essere una critica di questo, non riuscirono se non una inconcludente imitazione, man1 cante però di quei pregi di chiarezza e di organicità che .formarono la consistenza dell'opera Giobertiana. Siamo d'accordo con l' A. nel ritenere abbastal}za utopisti~o il concetto del Primato, ma non possiamo ,però in coscienza affermare che le Speranze d'Italia non lo fosaero meno e che giova,ssero meglio aUa formazione di una coscienza nazionale ,per gli italiani di quel tempo. Del resto, il Biscottini stesso deve essere del nostro parere a.Jlorchè scrive che « Gio- ,. berti è il creatore di un mito, di cui si è fatto adoratore, •perchè, al d,i fuori del suo ino Bia e amore, vede la rovina della Chiesa ed il trionfo del laicismo nell'utopia unitaria. E profonda,mente convinto della bontà del suo sistema e :non teme di gridare il suo pensiero i,n faccia al mondo ; il Balbo invece è un realizzatore avveduto, che sa prendere delle idee degli altri quanto serve al suo scopo ed insieme sfrondarle di ciò che ad esso gli sembra frapporgli un ostacolo. Non è innamorato di nessun sistema e si oppone a,l sogno del Gioberti, alla filosofia del Rosmim, alle utopie del ,Niccolini e del Mazzini, volendo pertinacemente tenere la via dii mezzo, perchè la crede 1'unica diretta alla realtà ed è convinto che nella moderazione sia la suprema virtù delf uomo po,lit,ico ». ,Ma che: « Nell 'arver voluto conciliare l 'inconcil•iabile è l'errore fondamentale delle Speranze, che non riescono a superare il dualismo tra la conceziooe cattolica e l' aspiraz-ione politica ». Da rutto questo si rileva dunque come i! Ba1bo ,fosse acceso di amor patrio e possedesse una solida coltura storica, ma che fosse altresì tentennante e incerto nelle realizzazioni pratiche, ·non solo, ma nella divulgaziione del suo stesso ,pensiero. « Grossolane pertanto si rivelano a noi spesso - è rancora il Biscottini che par la - le contraddizioni in cui -cade, ma quando pone a sè stesso un problema concreto, senza indugio egli Jo affronta e lo risolve storicamente, nel senso preciso cioè della sua determinazione ». Su queste ultime parole ci sa·rebbe da fermarsi, poichè molto v'è da obbiettare. Ma ci limiteremo soltanto a osservare che molte volte è l'incalzare degli eventi che obbliga l'uomo di Stato ad atf•ronta,re e risolveire « stollicamente » certi problemi che impongono una loro risoluzione immediata e che, per altro, non può essere « antistorica ». Cesare Balbo sarebbe da .contemplare piuttosto che sotto la sua veste di diplomatico, nel 1 SUO aspetto di intellettuale. Egli fu di una attività eccezionale e tutte le sue· opere sono oltremodo interessanti. Nel complesso, lo studio del Biscottini non ci rivela gran che di nuovo sul Balh~ non solo, ma non esprime un giudizio netto e preciso su di esso. Tenta sì, come già ahbiamo avvertito, d'innalzarlo a precursore del n~stro risorgimento, ma tuttavia spesso giud1cr severamente la sua Qpera, punzecchiando lo 1i continuo con critiche e con rimproven. Lo studio è poi redatto in istile non sempre chiarissimo e la narrazione tutta è arida. · FRANCESNO NITTI : La libertà. (Carlo Accame, Torino, 1926). È uno sfogo rettorico imbastito sui soliti luoghi comuni democratici di pretesi incuilcamenti della libertà, parzia,li ~n tutta Europa, generali nelr Italia fascista. È altresì la solita riivendicazione della libertà intesa nel suo più pieno sig,nificato: di pensiero, di riunione, di azione, di economia, e chi più ne ha, più ne metila. Secondo il Nitti, è stata -la guerra europea, « la più stolida e scellerata guerra che la civiltà ,moderna ricordi » , « la più volgare, la più dannosa guer•ra », in cui tanto da una parte che da,ll' altra (Italia compresa) « non si lottava per alcun prjncipio e per alcuna idea », la causa, nelle sue conseguenze immediate, dell' incomprensione e dell'abbandono da parte degli uomini di quei prÌncipii libera 1 li che pareva avessero, vent'anni fa, conquistato definitivamente ogni coscienza civile. E è appunto in questo concetto, su cui è imhastito tutto d 'opusco,lo, che si trova la contraddizione evidentissima ,liberale-democratica, e quindi l',implicito riconosc1 imento del Nitti stesso, che la democrazia non ha avuto quella ,potenzialità necessaria ad assicurare la -stahilità dei suoi ordina-menti, tanto più che, sempre secondo l'opuscolo nittiano, la respon~abilità della guerra risalirebbe · a pochissimi uomin,i e non già ai popoli retti dalle Costituzioni, poichè « gli ordinamenti europei - oono sue parole queste -- erano anche prima della guerra e delle reazioni attual,i congegnati in tal guisa, che i popoli, anche mediante le lOTo rappresentanze parlamentari, non esercitavano alcun controllo nell'opera dei governi ». E allora? Interessante e oltremodo grottesco è poi la di,fesa calorosa, appassionante, che quetto nootto ex ministro del tempo deJ.la nostra guerra contro i tedeschi, fa della Germania « tOlffllentata, umiliata, depressa », di Abdel-Krim, dei Cinesi xenofobi col Joro Con• fucio, dei Turchi, ecc. Eocetbuato le razze inferiori e g]i Stati Uniti d'America donde, secondo lui giun .. gerà prima o poi, ma ,inevitabamente, Ja salvezza civi,le ed economica per questa povera Europa, Caszoia se la prende un po· con tutti. Con Poincarè, coi bolscevichi russi, col socialismo, e quando viene a trattare del nazionalismo e del fascismo ,italiano,. diventa addirittura f,urjoso. Uditelo : « Vi sono paesi in Europa, come I9ltalia, per i quali il nazionalismo è non soltanto un delitto, ma una stupidità, ciò che per i popoli è peggio che il delitto. L • Italia più che ogni altro paese, è danneggiata dal nazionalismo, poi che non può v.ivereche di libertà e cli scambio. L'Italia deve esseTe liberaile e democratica se vuole essere prospera e forte ». (Santa ingenuità!). <: P~r la ~a esistenza e il suo sviluppo -I l~ha ha 1 b1sogno di libertà più .che qualsiasi grande paese dell9Europa continen-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==