Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

QUANDO L' ITALIÀ ERA L' ITALIETTA 31 9~I 1-191... Isolette ovunque sparse. Milo. Vorrei giungervi a v01lodall'a;lto: c'è Ì'l sole che ombreggia e profilla macchie cupe sul mare, mentre piove ca·ldo e oro sulle isole e gli scogli numerosi. Il mare si mantiene sempre buono. A dire degli uomini della nave eccezionalmente buono. Di tanto in tanto sogguardo a barometro che è n~l salone di prima classe : « variabile con tendenza al bel tempo » :• ecco un ,barometro accomodante. La terra ·mia è lontana, ma fino a quando sarò sul mare mi parrà di essere unito alile spiaggie lasciate da tre giorni, quasi 1per il respiro comune delle onde. Scrifo, Termia, Ceo. N.omi cari alla memoria e allo spirito. Si naviga tra Termia e Ceo, terre bru.He, pochi ciuffi di verde e quatlc1 he casa piccola, intima, che sa di sdlitudine e di abbandono. Su Termia un raggio di sole per un attin:io iHumina un raccolto gruppetto di case in una forra: un borgo. Le due isole formano quasi un andito, che si apre verso un palazzo e verso una terra diversa e attesa. È •lo smarramento che segna a confine fra la civiltà occidentale e la orienta'le. Ed il mare è caldo de,l sole dell'occaso, è caldo di luce e di vita, aa linea dell'orizzonte oltre i'l beli' andito è fiammeggiante d'oro, e a mano a mano su per il cielo più tenue e diffuso. Sera dello· stesso giorno. L 'Eubea : a destra una serie di lumi : attraversiamo il canal Doro. Un piroscafo insolitamente illuminato sulla nostra rotta : poc.hi minuti : poi s'incunea tra le terre mentre noi aggiriamo -le Sporadi. Quei lumi mi rapiscono gli occhi e l'animo. I0-11-191... Siamo nel golfo. La penisola ca1 lcidica ci viene incontro delineandosi nettamente, mentre incerte sono ancora e spumanti neiU'azzurrognola fredda ora crepuscolare Je due altre penisolette. L'Olimpo! È come circonfuso d'un grigiore ~he lo rende vaporoso. Apparisce a tri,bordo dell'Orione, massiccio. Uno sviluppo di creste perpendicolare al ·Golfo ; striato di neve ha l'aspetto d'un cdlossa4e cavallo zebrato. Lo videro così per primo g,li antichi, così vaporoso levarsi, come assurto verso i cieli, e dominante il golfo, che lo vol•lero abitazione degli dei ? , Vele latine disseminate : passiamo a pochi metri da una scuna. I fanti gridano ognuno una parola dei dialetti italici. Da ·bordo della minuscdla imbarcazione si risponde con gesti di saluto. Sono greci, pescatori. Nella baja di Salonicco. Una lingua sottile di sabbia, come uno strato di lavagna si posa con a1bbandono su!lle acque chete, a tribordo dell'Orione per chi,lometri. A bordo, invece, • Biblioteca Gino • 1anco roèce basse ma .a picco tag,liate in una massa d'oro vecchio, e di contro una insenatura verdastra : stagno, prato ? Più oltre ancora ciuffi cupi di alberi : nè stagno nè prato : è nebbia già ca1lata bassa come un soffice manto sottile. l11 mare è sonn0tlento : nè fremiti nè palpiti. L' aliare deHe folate spesse e chiacchierine dei gabbiani mette rifl;lessi freddi come lame d' acciajo, come di quadri su tazze giapponesi. La nebbia involge vie più di veli e di bambagia azzurrina J 'incerto affacciarsi della città adagiata nel1lasua disparsa ampiezza. A fior del mare, a piè della sonnolenta, scivolano luci rapide . . 1 tramvaJ. Il cuore comincia a pulsare. .Mi volgo a poppa. Ho visto pertle sull 'acque morbide disfarsi in porpora croco e granato. Ho visto sgorgare da un, aperta bocca di so~leuna fodata senza raggi, densa di fiamme, densa di oro. Han visto i miei occhi laghi azzurri di cielo nel fondo del cristaJlo delle acque, e poi un velario sorgere, tendersi, chiudersi attorno a me, a me, sdlo vivo, co!l mio cuore e coi miei sensi sopraffatti. Siamo sommersi. · · A. volte, come per uno strappo, le antenne e gli alberi dei piroscafi. nuiperosi pare che tentino levarsi ' oltre ,la ne·bbia fitta. Poi più nulJa. Tardi assai tardi un sole scia·lbo senza contorni. J 1-11-191... ·Ci avviamo a terra per sbarcare. Ora I-a T ourblanche, sospiro, desiderio. ossessione dei molti compagni di viaggio, nella sua tozza bianchezza sta di faccia a noi fra iii verde dei giardini circostanti. E poi la linea del.le mura del cristaHo turco in alto, suilpendio che fa sfondo ail quadro. ,È una filza di minareti, in fi1laindiana. e poi giù l'incerto affacciarsi e i,l lento avanzarsi d'una distesa di città ampia sllllpendio vasto. . . Il mare è ca!lmo. La nebbia involge e grava sempre più sulle cose, e poichiè annotta viene ordine di rimandare ,lo sbarco. Dail caste·lilo di poppa, mentre la folla numerosa dei camerati commenta con manifesto dolore il disappunto, per una sera rubata ai loro sogni di godimento banaile, entro la città, io assisto ari primo morire vero di un giorno. Un contrordine. Un ,legno ingilese, un rimorc·hiatore, ci ajuterà ad a~tra~care guidan:1oci !ra i meandri degli sbarramenti ... d_imine. li vecchio Orione sembra un signore annoi1ato, s1_concede appena allo sforzo delle macchine e del rimorchiatore che vogliono accostarlo alla banchina. Fretta, grande fretta: non attendiamo nemmeno che si attac~i la r_inghie~aalla scala : saliamo già a terra.· 1 Poc~i p~ss1_e poi un tanfo_ se:lvaggio appena o,ltrepassato i:l binario del,Ia ferrovia ove sentinelle inglesi e francesi fan ila guardia a una foUa, che sembra così curi~sa d! noi. ~n tanfo di grasso, di sigarette e d'olio rancio f!'1~to,d1 mele sfatte, di lupanare, m'investono dand~m1 I'I saluto della città cosmopolita, dai commerci lucros1, dal falso :lusso sgargiante. E c'è inoltre un sen- • f • ~

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