• LE RIVENDICAZIONI DELLA STORIA 29 - E allora ecco che si spiega il risanamento delle finanze senza la necessità di stregonerie e di conseguente sangue dei fanciulli. Circa ·la scomparsa di questi - a parte l'esagerazione del numero - si pensa possano essere stati rapiti dalle bande di malfattori che battevano quei territori. Così ora i patrocinatori della memoria del Barbableu, dopo il parere favorevole dell 'avv. Maurizio Garcon, hanno presentato la regolare domanda di ·revisione al Guardasigilli francese; e poichè esistono tutt' i documenti del processo potremo assistere alla revisione di esso e alla conseguente riabilitazione di · Gilles Lavai barone di Rais ... V. Soltanto per Nerone, nessuna rivendicazione, nessuna scusante, fin qui. Egli è il matricida, l'exoricida: l'uomo insomma: non s'è trovato ancora chi si sia accinto a giudicare l'Imperatore, sintesi e simbolo di tutt' il vecchio mondo pagano; il rappresentante d'una tradizione e d'una dominazione; I' imperatòr che ci ha dato leggi che governarono il mondo. La critica non ha visto che l' individuo che personifica il pathos greco, con questo· in più: che esagera, esaspera la gioia del vivere, ragione ed -essenza del paganesimo, quasi per reazione contro l'esagerazione dei primi cristiani che, mentre sembravano presi dall'ipertrofia egoistica dell' io per una specie di frenosi, e si straniavano dalla vita solo preoccupati del loro benessere spirituale, della felicità futura, minavano alle basi gli ordinamenti, la civiltà pagana. Cornelio Tacito negli Annali avverte che '' le storie come di Tiberio e di Caligola, così di Claudic~ e di Nerone, svisate per paura tanto che essi regnarono, trassero, dopo la lorq morte ispirazione dagli odi tuttora ardenti ". Una grande verità, questa: storici ed artisti hanno ricalcato con maggiore o minore genialità un vecchio c'liché: Racine attribuisce a Nerone ancora qualche virtù; Vittorio Alfieri invece lo presenta come una iena assetata di sangue e che soggiace solo al domatore Seneca che gli in-ffigge impunemente le sue intemerate filosofiche. Eppure Dante ricorda Simon Mago, ricorda Bruto e non Nerone. Che avrebbe potuto dire il Ghibellino del figlio di Enobarbo e di Agrippina? Il suo occhio pacato lo avrebbe osservato sotto un 'altra luce, nella luce proiettata dal Prof. Silvio Perozzi in una dotta e suggestiva rievocazione in cui Nerone è esaminato dall'angolo visuale storico in tutta la sua azione, con i difetti, i vizi della sua epoca. . Pensate, inJatti : Nerone è imperatore a sedici anni e mezzo sotto la guida dei due precettori : Seneca per gli affari civili, Burro Afranio per la milizia. La sua indole non è cattiva: ama lo sport, la poesia, la musica : · ciò scandalizza grandemente i Biblioteca Gino ■ I o patrizi perchè e sport e poesia e musica sono da lasciarsi agli schiavi, alla plebe. Matricida! Ma come stabilire con equità quale e quanta parte egli abbia avuta nell'uccisione di Agrippina? Non va dimenticato che questa era un elemento perturbatore, capace di qualsiasi delitto pur di non perdere il dominio. Dapprima getta il figlio giovinetto nelle orgie per distrarlo dalle cure dello Stato; poi congiura contro di lui. E quando fu uccisa, Seneca difende Nerone davanti al Senato e Burro presso i Pretoriani. Forse si è più nel vero attribuendo ai due ministri la responsabilità o una parte preponderante nella soppressione della madre dell' Imperatore. Con ciò si spiegherebbe come Tacito potesse affermare che Nerone non era perverso neppure dopo l'uccisione della madre. · E l'uccisione di Britannico? Questa sarebbe grave se non fosse già intervenuta la critica storica a infirmare la veridicità della tradizione, attribuendo l~ morte del fratello di Ner<?ne ad un attacco epilettico. Già·: ma anche la moglie, anche l'ottima Ottavia, fece uccidere ... Qui non c'è una scriminante che nel fatto che tale matrimonio fu imposto da Agrippina. L'accusa però che più colpisce Nerone è l' incendio di Roma. Ed è la più arbitraria. La verità anche qui, è umilissima: Roma arse perchè doveva ardere data la costruzione delle case, tutte di legno ed a molti piani (soltanto il primo era di pietra). E di incendi se ne ebbero -molti e tutti gravissimi: quello sotto Nerone si appiccò al Circo Massimo ov'era grande quantità di materiale infiammabile. E tale incendio fu la rovina di Nerone. Contro di lui si accentuò la lotta dell'aristocrazia liberale (c'è stata sempre, contro i Cesari, una opposizione liberale che tentava di limitare la potenza dell'Imperatore). Invece di abbandonarsi ai canti ed ai suoni istrionici, Nerone ebbe una sola, assillante preoccupazione : riedificare la città. Costruì la Casa aurea che si estendeva dal Palatino al Celio e ali' Esquilino fìno ai gradini di Mecenate. Ma non vide l'opera compiuta. Per tale · grandio~o progetto occorreva molto, troppo denaro e Nerone non badò ai mezzi per procurarselo: tassò senza riguardi i patrizi, i ricchi, e questi, ch'erano per l'appunto gli oppositori, insorsero spietatamente e decisero di finirla con un Imperatore " plebeo " che non aveva alcuna pietà per i loro privilegi e le loro ricchezze. Si ebbero così congiure - la più grave quella di Pisone nella quale si trovò coinvolto anche Sen~ca - e Nerone morì sotto il peso delle più tremende accuse. Sopra il suo nome si gettarono due odii: quello dei Cristiani che non dimenticarono mai "le fiaccole viventi ", (che dovevano essere rimesse in onore contro gli eretici), e quello dell'aristocrazia : odio religioso e odio politico, adunque, che hanno perseguitato Nerone nei secoli ... DANTE MANETT1 , s
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