Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

REVISIONI: PANZINI 19 ma le architetta, sul.la 1base di una propria riflessione non generalmente aquilina, per arrivare ad una insolubile opposizione di termini astratti (il pensiero critico e la religione, l'interesse della patria e que.Ilo di un individuo o di una classe, la tradizione e la novità, il piacere e il dovere, ecc.), sulla quale si arresta, e fa arrestare il lettore, per una buona mezza pagina di mezze parole, di mezze idee, e d'interpunzioni abbondantissime. Deve però aggiungersi che su queste troppo grevi e troppo frequenti superfluità i:l P. in qualche modo galleggia, quasi sempre, per virtù della scrittura, eh' è pulita e buona, e di quei classicismo di scuola e di studio (e anohe di vita ; olassicismo dell'uomo vissuto molto solo co' suoi libri, Je sue strettezze, le sue sciagure) che soffonde un'aura quasi di impoverita nobiltà anche alle cose più nulle. *** rimorde di queste, ma più assai gli rimorde di cose che non esistono, se non nelle penombre crepuscolari, dicevamo quasi nelle anticamere, della fantasia. È utilissima la distinzione ohe fa il Papini fra gli scrittori italiani : i mellosi e i rocciosi. Ma quante altre varietà poi nei due campi. Sia il P. ah.e il Pascoli, a esempio, appartengono al,la prima delle due classi. ì\lla la tristezza Pascoliana sof'ge dal tragico deU 'uomo e da1I tragico del cosmo, l'anima artistica del Pascoli è tragica, con una vena non molto profonda di .romantica malinconia; l'anima del Panzini è invece romantica e malinconica, con una educazione e un abito letterario esclusivamente olassici. Panzini, che ha fatto tanta satira contro i tedeschi e ,le cose loro, ha poi un'anima densa di Sehnsucht e di romanticismo, - e qui prendiamo questa parola nella sua significazione più rigorosamente storica. Ha uno spirito ricco di desideri inappagati, e inappagati appunto perchè in massima parte fantastici, ossia veri e · propri desideri e non princìpi effettivi di volontà. Che N"è può dirsi che i romanzi del P. siano proprio ro- è appunto i:I sentimentale modo-d'essere dei Tedesahi. manzi nel maggior senso della parola. Non ci sono Sogni incerti di piacere, di amore, di benessere, eventi e non ci son sviluppi, ma un'in,filza di episodi di lusso, di gloria, di spirituale perfezione, ricchezza, e di bozzetti che ci presentano e ci descrivono sempre dominio; so.gno meridionale e mediterraneo di sole, di più nettamente e pienamente delle situazioni, dei tipi gioia, di forma, di appagamento definitivo e perfetto ... e degli ambienti. Prendete « 1La Madonna di Mam- Tutto quel sogno che il. D'Annunzio a modo suo, da mà », la « PulcineHa senza pulcellaggio », « lo cerco uomo meridionale pratico qual' è, ha realizzato e soddimoglie » : le poche cose che accadono non sono neces- sfatto, in Panzini rimane desiderio, insoddisfazione, sarie, non presentano fra .loro un ilegame ferreo, e la blanda di$perazione, irrequietezza: malinconia romanvicenda in se stessa non ha nè unità nè pathos. Fa bella eccezione un altro romanzo, « LI padrone sono me ». Qui c'è un fato che incombe dal principio alla fine, e che tuttavia si sviluppa, si articola, si muove, si realizza artisticamente nel.la sua qualità di evento, di mutamento deHa realtà. In questo romanzo, come in ciò che è mig1 liore degli altri, e in molte nove-Me, l'animo nostro rimane dominato da quello ohe è il contenuto sentimentale specifico dell'arte Panzirtiana: la malinconia. « La stella di .Marte corruscava maligna in un canto dello steH-ato grande; ma fra poco là, sul mare, sarebbe apparsa, vestita di perle, la stella Piana, che fa tremare i cuori ed il mare. Sempre così ». ( « Le chicche di N·oretta », p. 22). Sempre così. ... Ciò ohe è può esser bello, ma è per noi condannato ad essere quello che è; e noi aspiriamo senz'altro al beltlo che non è ; noi abbiamo tutti un ricordo generico di cose buone e maravigliose, che nella nostra vita storica non esistettero mai ; abbiamo un' aspirazio_ne che conosciamo vana (e un'aspettazione inerte) per cose squisitissime che non possiamo definire p chè già col definirle si comincierebbe a possederle, e uindi a profanarle : e tutti i popoli e tutte le religioni hanno un mito della perfezione e del.la beatitudine originale, e la speculazione platonica si diparte da esso. È la vera, eterna, autentica malinconia. Non la stanchezza decadente del « tutto saputo », « tutto vissuto ». ccniente di nuovo sotto i1l sole »; Panzini ha innumerevoli cose non viste e non vissute nella vita sua ; e gli . Bibli teca ino Biar co . t1ca. *** Se mi sia lecito un consiglio, o Lettore, guardatevi dallo annettere alcuna seria importanza al Panzini storiografo, filosofo e moralista. Le idee in lui rimangono aUo stato di sentimenti o presentimenti ; non le capisce perahè non è nato per viver.le, e quindi esse non prendono forza drammatica immediata neil.J'anima sua. Così quando tocca di cose filosofiche riesce sempre tra fatuo e grossolano, e quando fa iJ moralista non persuade perchè non è egli stesso persuaso ; deplora molto e giustifica quasi tutto, ma è c1 hiarissimo che non saprebbe dire , lui stesso che cosa voglia. Il suo atteggiamento di fronte alla storia e agli eroi, chi guardi sotto il fitto velo ohe iUude, ha anch'esso del romantico e del romantico tedesco. La storia gli si ris<?l_vein parti_colari ed in episodi, non potendo egli · ·sentirla tutta viva e presente in sè, come un suo problema attuale di riconoscenza e di volontà, due in una. E per g.li eroi ha una adorazione lontana, nostalgica, passi va : laddove 1 'atteggiamento classico dovrebb' es~ sere di immediata, appassionata e realistica solidarietà~ ,..f i .sembra sempre eh' egli parteci,pi in persona prim~ a ciò che narra ; ma se guardi meglio ti avvedi eh' egli è sempre di là, nella stanza accanto, a sognare e sospirare da solo. · Il Romanticismo è un'alba dhe non ebbe e non potrà avere tramonto : la ragione gli ha negato il di- • •

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