Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

'- ... ... - -----------------~------ 18 CAMILLO PELLIZZI .. quivoco, anzi J' errore, è nel credere che il be1llodi questi lavori sia ,là dove i1I P. parla di se stesso, e si apre e si confessa ; dove si mostra umile, modesto, incerto, deferente, tadora disgraziato ma senza gesti senza pose senza nessuna pretesa di grandezza, eppur sempre fine delicato, sensibile; là dove è, non l'oppositore, ma un osservatore solo leggermente sardonico del contagio Nietscheano e Dannunziano del ventennio d 'anteguerra, e detl più diffuso e più grave contagio materialistico, egoistico, socialista, anarcoide, in definitiva antisociale. Tutto questo atteggiamento, questo modo ohe il P. ha di presentare se stesso, è fabbrica intellettuale e letteraria, come era fabbrica .letteraria ·a Papini divoratore di idoli e di verità, mangiatutti e spaccatutto. F.. orse · il Pascoli non avrebbe ohiesto al Panzini, come chiese al D'Annunzio : « Come ilo fai ? n. È faci1lea chi sia un poco nel mestiere iii dire come egli ·lo fa. È una buona maschera che i,l ·P. sa ben portare; ma in fine come tutte le maschere annoia, e aduggia anche ciò che sta dentro ed accanto, ciò che non è mascherato e ·fittizio, i1 l Panzini vero. Ogni artista sì fa una maschera artistica, incolilando i ritagli avanzatigli da1llesue opere migliori, o da quelle eh' egli ritiene migliori. Non Jo fa per ingannare alcuno, ma per una necessità del persuadere, ossia per una necessità rettorica. Se un artista escisse ogni volta con la sua nuova creazione nuda e cruda come Dio g,lie l'ha data, la gente. non saprebbe come raccapezzarsi e ·i critici si volterebbero altrove seccati ; ·occorre una personalità di parata, una specie di uniforme convenzionale, per cui ogni volta eh' esce un li1 bro, la gente possa facilmente dire : « questo è Panzini ! >>. La gente aHora è più soddisfatta, e la critica corrente si trova facilitata . la fatica dei raffronti. È come l'insegna d'un negozio, · il.-nome 'di una ditta, i colori di una nazione. Tutte ..·cose rispettabili e necessarie. Ma Ja bellezza e ia vi·;:a,poi, non sono là. *** li be1 llo e i,l vivo sono nell'invenzione di situazioni e tipi, e nella loro fattura sempre onesta e spesso geniale. Situazioni e tipi, tipi sopratutto, creati dall 'immaginazione sotto lo stimolo della vita, non quale è fuori di noi (que,lla vita ,la vediamo tutti, eppure di Panzini ce n'è uno solo) ma quale vive e si agita e si tormenta concretamente neHo spirito dell'autore. Figure umane, che appaiono •più nette e vere là dove entrano come per caso nel discorso, vi si trattengono per quel tanto che la penna ha linee essenziali da tratteggiare, poi scompaiono senza aver ailtro legame con i•l tutto. Senza dubbio questa ,libertà, di presentare fìgurette e situazioni e chiazze improvvise di vivo colore, e non fermarvisi oltre l'urgenza sincera dell'invenzione, il P. ·la trova maggiormente nei libri di ricordi e d 'impressioni personali, ed iè per ciò, non per altro eh' essi appai on migliori a qualcuno. Sono figure sorprese in un atto, ~n un attimo, tratteggiate con pochi tocchi sicuri Biblio eca ■ 1no ■ 1anco di carboncino e pastello:_ indeil«:bili poi, e_immobili. Sono il pregio massimo, _il_pr~g10 tal~olta mcomparabile di tutti i libri Panzinian1. ~ vicenda h~, scars~ vigore e scarso va'lore; pr_ocesso, sviluppo, non v ~ qua~1 mai, e vedremo anche 11_come. e, a ~ostr~ avv1~0, I~ perchè. La figurazione di_ qu«:gh scor~1, d1 q~e_gh atti e di quegli attimi è così ~mteh~ e c<;>s~1~senz1ale, che verrebbe voglia a tutta prima d1 definire 11P,- come ~~ specie di macchiettis!a caricatu!~le .. J\1a _l esame P!U attento di queste m~g1che appar1~1o_mc1 nvela propno la verità del contrario : sono realta internamente elab<?- rate con molto studio ed espresse con molta cura e fat1:- ca ; espresse con serietà e f~de1lt~, sen_za soprapporvi alcuno sforzo di umorismo, a1 satira, di esagerazione. T ail:volta que_sti squ~rci di. verità e d_i bellez~a durano pagine e pagine ; ta! altra r1tor~ano a 1nterv~ll1 per tutto un ·romanzo : quando ad esempio un determinato personaggio, anche secondarissimo e non necessario alla trama, rientra in iscena. E tali sono le gemme nell'arte .. di Alfredo Panzini. ~ *** , Non e' è humor, ned P., e non e' è vera satira ; nemmeno ci si trova una vera e propria ironia. Nel1l9 umorista vogliamo sentire uno sfrenato aperto bisogno di ridere~ e ne.H'ironista occorre che questo bisogno non vi sia più affatto. Il primo fa ridere perchè egli stesso ride, per contagio ; il secondo fa ridere per il contrasto, pereh' egli non ride più. La satira poi è un'altra cosa. È una grande passione umana che urta contro una realtà umana in atto, irreducibile a quella passione: la realtà nemica allora, nei confronti delila passione C'he v'urta contro disperatamente, appare come una forza bestiale~ fisica, e che tuttavia ha aspetto e nome di umanità . Questo contrasto suscita il riso: un riso amaro, spesso cinico, sempre dissolv<ente. La satira è infatti l'ultima arma dei deboli, dei falliti, oppÙre l'arma prima dei solitari precursori di un grande avvenire. . Appar chiaro da tutto questo, che il Nostro non può essere, intanto, uno scrittore satirico. Gli manca una passione positiva determinante. N:e ha molte, non ne ha una. N·e :ha molte, ma piuttosto che passioni dovrebbero chiamarsi a\biti mentali e sentimentali ; i quali egli porta attorno a sè, come figliuoli smunti e tisiche,lli, cui ogni even·~ooffende e ogni vicenda intristisce · del che 1 1 'autore stesso giustamente si rattrista e lo l~scia trasparire delicatamente, e fa essere tris;i anche i lettori per simpati~. Nè il P. è poi tanto sinceramente e aper~ tam~nte gaio, da poterlo chiamare un umorista. Egli sorride spesso_, ma non mai con J 'animo sgombro di pena, ~on mai. senza un secondo pensiero, che traluce nel sorriso _egli. dà, se_mmai~una leggera nota d'ironia. Per non .dire d~ taluni tratti frequenti, che vorrebbero essere di umorismo d'ironia o di satira ma riescono b~lsi e p_esa~ti, ripetuti troppo, fondati s~ contrasti ovvn o a11bitrari.,Così certe caricature del proJessore, del t~desco, della _bas-bleu. S~tuazioni di fronte alle quali l Autore non piange, non nde, non sente proprionulla ; ,

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