,. ... ... LA "CENGIA .MARTIN!,, ED IL v.· CHISONE. Vengono ogni tanto alla luce dei libri, che, parlando della più grande epopea vissuta dalla moderna Italia, dovrebbero suscitare l'interesse e la curiosità pur del grosso pubblico, mentre invece s~lo un gruppo di fedeli alle grandi memorie, un gruppo di quelli, che possono dire: « lo v'era », sembrano veramente interessarsene. Non importa. Sono libri, che rimangono, sono libri, che, nell'ora del pericolo - la quale non mancherà anche nell'avvenire - verranno avidamente ricercati. Sono libri, nei quali, all'eroismo ed al sacrificio di uomini singoli fulgenti di valore e di masse anonime che, con la loro ecatombe, salvarono la patria, si erige il più bel monumento. Eccone uno tra i molti, non troppi - chè ogni reggimento d'ogni arma ne meriterebbe uno - del quale ho testè, con molta commozione, terminata la lettura. È dedicato a narrare· i fasti del 3° Reggimento Alpini nella guerra italo-austriaca. Ne è compilatore il noto scrittore di cose militari, Pietro Rivano, che ne ebbe l'incarico dall'A. N. A. editrice della pubblicazione. Sia merito al compilatore di aver molto bene assolto l'incarico ed all 'A. N. A. d'averglielo dato. Terzo Reggimento Alpini! Quante glorie e quanto sangue! Ecco il suo stato di servizio: Ufficiali mobilitati per la guerra 237 5; militari di truppa 32300. Perdite : morti e dispersi : 6195; feriti : 115 65. T otale: 17760, ossia il 51,22 % dei mobilitati. Totale · onorificenze di guerra : 1977, fra cui tre medaglie d'oro. In centoventisei pagine il libro dà un succinto resoconto delle gesta epiche, che questo Reggimento può vantare. Sono pagine semplici e quasi disadorne, ina emana, da esse, quel fascino, che, anche la più sobria narrazione di avvenimenti verarnente grandi, non può non destare. A volte si rimpiange. che di certe famose azioni e di certi memorabili episodi, non si dia che un cenno troppo succinto; ma la colpa, più che dell'autore, è della ristrettezza dello spazio assegnatogli. Alla meravigliosa conquista del Passo della Sentinella, sopra Monte Croce di Comelico, per esempio, è dedicata una sola pagina. Ma su questo glorioso episodio possediamo ora una bellissima monografia del T en. Gen. Giuseppe Venturi, uscita a Finalbergo nel 1923. Alla " Cengia Martini ,, sono dedicati pochi periodi eloquentissimi bensì, ma inadeguati a dare un'idea dell'impresa. Con queste osservazioni non vogliamo, lo ripeto, muover critica all'egregio e benemerito compilatore, ma soltanto incuorare chi, potendolo fare, volesse, seguendo il citato esempio del Gen. Veuturi, scrivere qualche monografia su qualche speciale azione. Avendo avuto la .fortuna d'incontrarci, a Siena, Biblio eca Gin ■ 1anco col Col. F.ttore Martini, e di discorrere, ~on lui, degli eventi guerreschi, po!e.mmo,. per gentile concessione dell'autore, aver v1s1oned1_alcune note, ~he il Col. stesso aveva compilato, relative a!la conquista ed al mantenimento della famosa Cengia, che porta il suo nome. E pensammo che,_ai lettori della « V~ta Nova », un breve riassunto di essa potrebbe offrire qualche interesse. Ecco l'origine di questo ~rticolo, che se un pregio potrà avere, sarà que~lo d1 _~fr co~ noscere, almeno parzialmente, al pubblico, c10 che finora è inedito, ma che meriterebbe d'essere pubblicato e conosciuto per intero. Molti, fra i lettori, conosceranno il C'?l. Martini. Chi scrisse queste linee, ebbe l' onore d1 averlo ad istruttore in uno dei primi corsi per ufficiali di complemento, istituiti in zona di guerra pochi mesi dopo l'apertura delle ostilità, nell'agosto cioè del 1915, a Belluno. Corso svariato era il nostro. Volontari piuttosto anziani fuori classe (fra questi i coetanei on. Leopoldo Ferri e on. Bonomi), si mescolavano con uomini di mezza età e con « becia )) giovanissimi, che avevano allor allora lasciati i banchi dell' Istituto tecnico e del Liceo. Il Martini (allora Capitano) era stato comandato a quell'ufficio, perchè potesse, in operoso riposo, rimettersi da un congelamento, al piede sinistro, preso al fronte. Ricordo sempre la simpatica impressione, che, su tutti noi, fece quest'uomo dalla figura massiccia, dalla faccia aperta e gioviale ed il senso di completa fiducia, che, in noi, destava. Si sentiva, in lui, l'uomo forte e sano, non solo fisicamente come lo attestavano le quadrate spalle, ma moralmente, d'una forza e di una sanità, che non avevano bisogno, per manifestarsi, di nessuna posa e di nessun atteggiamento drammatico. Era, nel suo viso una costante espressione di fermezza, ma altresì ' di sorridente benevolenza e di cortesia. Era un gentiluomo, che parlava_ a gen!~luomini .. « Non ho bisogno)) egli so- !ev~ _dire « d msegn~rv1_come dovete comporti!-rvi 1ndr\~1~ua!mente nell azione, perchè so che siete uom1n1 d onore ed all'onore non verrete mai meno. Ma voglio insegnarvi la tecnica del mestiere )). E noi lo ascoltavamo con attenzione e con defer~nza e sempre più ci ·affezionavamo a quel mi- , rab1le . soldato, che, almeno alcuni di noi, avrebbe portat! con sè al fronte, a quel fronte misterioso, da !101ancora sconosciuto, ma che si manifestava, ogni tanto, col _rom.bo lontano e cupo del cannone. Qualcuno d_i noi ebbe infatti l' onore di servire nel su~ bat!aghone e d?vette certo reputarsi fortunato, giacche qual maggior fortuna in guerra d'aver ...
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