• - , , UNIVERSIT A. FASCISTA mo doveva essere il commercio con la Grecia, e • specialmente ·con la città di Atene : lo scalo marittimo di Bologna è forse da fissare, per il rinve-- nimento di un vasto sepolcreto, a V alle T rebba vicino a Comacchio. E' probabile, sebbene sinora non provato, che questo sepolcreto sia della famo-- sa e misteriosa città di Spina, r_idotta ad un semplice. villaggio ali' età di_Augusto e poscia total- ,mente scomparsa. Spina, che· doveva essere colonia etrusca, ma abitata anche da numerosi Greci, sarebbe stata in tal modo il tramite, per cui la . preziosa merce vasaria attica veni va trasportata attraverso il suolo paludoso sino a Felsina. , Sono questi ·vasi di duplice tecnica; a figure nere sttl fondo giallo--rossastro dell'argilla (i più antichi), a figure risparmiate nel fondo giallo-rossastro e spiccanti su nera, lucente vernice (i più recenti). Si può seguire in questo materiale ceramico di provenienza bolognese la storia della ceramica attica dalla fine del sec. V I, ai primi tem- · · pi del sec. IV, con magnifici campioni, tra cui i ~.' più frequenti sono dati da quelli del periodo del grande affreschista Polignoto di Taso, fiorito prima del 450 a. C. .. Nei bronzi possiamo distinguere quelli indi~ geni, da quelli importati dalla Etruria propria ; tra i primi, di lamina martellata e ribattuta, singolare e pregevole in sommo grado è la situla della Certosa, in cui distribuito in tre fascie è un quadro curioso della vita bolognese della fine del sec. VI, espres~o con arte ingenua, ma accurata: nella prima fascia è un corteo di guerrieri, nella seconda · . fascia un corteo religioso, fors~ funebre, nella terza va~ episodi di vita cittadina ed agreste e infine l•elemento esotico, orientalizzante è negli animali feroci e ·nelle belve 'alate della quarta fascia. Ma vi sono i bronzi di tipo essenzialmente etrusco, importati dall 'Etruria propria, ma forse anche imitati da F elsina : candelabri con figurine o con gruppetti terminali, vasellame vario {ciste, ol-- le, br~cche ), colatoi, mestoli. Si aggiungano i vetri, gli avori, le rare oreficerie, squisite, che sono sfuggite alla avidità dei depradatori di tombe. Tutto l'insieme dà la idea di una vita lussureggiante e piacevole, di una vita che ha un ritmo più evoluto di civiltà di quella semplice, agricola degli Umbri . . prees1stent1. Ma la con<;>scenzadel mondo etrusco f elsineo •è ampliata dalla ricca serie di stele figurate, lavorate nella tenera arenaria. Peculiare è la sagoma a lastra a ferro di cavallo, che diventa sempre più grossa man mano che ci si avvicina alla fine del periodo etrusco in Bologna, peculiare è la decorazione della· incorniciatura a spirali ad onde, mentre i soggetti figurati sono offerti o semplicemente dalla figura del defunto o della defunta o da scene di carattere funerario, tra cui - prevale il viaggio della persona defunta agli Inferi su cocchio, sp~sso tirato da cavalli alati (bighe, trighe, quadrighe). Spesso alle scene prendono parte demoni o di umano e benigno aspetto, o di apparenza ributtante per mostruosità o volgarità. Sono talora anche accenni a giuochi ginnastici di scopo "funerario o anche ad episodi della vita della persona defunta, della quale, talora, è dato il nome in iscrizioni • piuttosto brevi. Non sono rare nelle stele più recenti le al- ,. lusioni a lotte guerresche, a duelli, a combattimenti contro nemici giganteschi e selvaggi, per lo più rappresentati ignudi. 1 Evidentemente la vita · dei 'Felsinei, nei primi decenni del sec. IV non doveva più trascorrere, come prima, in ambiente sicuro e pacifico. Nei barbarici avversari, di Etruschi rappresentati su queste tarde stele dobbiamo • riconoscere i Galli invasori che discesi, :dalle Alpi all'inizio del sec. IV, sgretolano, disfanno la Ètruria circumpadana e divengono padroni della bella pianura. La conquista dei Galli selvaggi e spaventevoli dovette essere graduale, ed i F elsinei più ancora che gli altri Etruschi della valle del Po dovettere opporre una resistenza valida contro l'invasore. · Verso la metà del sec. IV t elsina etrusca dovette mutarsi in Bologna gallica. E'· probabile che il nome della città abbia un'origine éeltica e che Bologna, anzi il nome romanizzato Bononia provenga dalla voce celtica Bona, cioè costruzione (es. Bonn in Germania), forma comune in nomi di località celtiche. La stirpe gallica che si impadronì di F elsina e del suo territorio, fu quella dei Boi, guerresca oltremodo. Secondo una fonte di Catone, raccolta da Plinio, il naturalista (III, 116), al tempo della massima potenza i Boi sa~ebbero stati distribuiti · in 112 tribù, forse ammontando a circa 400.000 teste, con un esercito perciò di ben 100.000 guerrieri. La costituzione della gente boica doveva essere monarchica ere4itaria, con vari principotti o reguli. Dapprima nella Gallia cisalpina sostituita i alla Etru.ria dovette essere una ferrea bar baria ; poi a I
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