Vita Nova - anno II - n. 5 - maggio 1926

j I I I , . I 2 ' I UNIVERSITA' f ASCIST A \ siderio cocente di pace, di tranquillità, uno stato di abulia quasi .parevano fossero il comune denominatore dell'anima delle folle. I * * * \ \ . L •America, che interveJ}endo nel ~onflitto fece in conclusione un buon affare, cessate le ostilità, non ebbe altra preoccupazione che di assicura_re alla sua politica commerciale larghissimo campo di sfruttamento, e perpetuare, consolidandolo, il suo . vane e spehsier~ta. Li vedono, ma non li sentono. Il loro linguaggio è nuovissimo, il nostro è millenario, fatto di esperie~ze, di speranze, di dolori, ,· di passioni, di lotta: di pensiero e di azione. ~ strade delle loro città rumorose non hanno nomi, ma numeri aridi e freddi ; le strade e le piazze dell~ nostre città portano nomi gloriosi di pensatori, · poeti, pittori, scultori, san·i, scienzati, guerrieri, che racchiudono in sè secoli di storia, tappe di civiltà, ansie dello spirito umano nel cammino faticoso dell'elevazione e del progresso. . La loro vita stilizzata e oserei \ I piano di asservimento economi_co dell'Europa intera. Ne aveva d'altronde· i mezzi: ingentissimi stoks di merci d'ogni genere dovuti alla super-pro- ' ., cizzata ; la nostl'a, e permeata, p1u dire meccaniche non sem- • . duzione bellica, capitali colossali inoperosi da impiegare con eccellenti risultati, un armamentario industriale capace di soddisfare alle richieste del · commercio mondiale. Tutta la sua politica quindi . , alla Conferenza della pace mirò a questo scopo precipuo : far sì che l'Europa tutta restasse il più lungo possibile uniformemente pacifica e debole. f!acifica, per evitare nuovi futuri interventi militari , economicamente dannosi e per assicurare il completo sfruttamento della propria privilegiata economia egemonica ; debole, in modo che nessuna delle Potenz~ continentali, accrescendo la sua produzione e ricchezza, fosse in grado di farle concor- · renza nel commercio mondiale. Mirò insomma a 'mettere l'Europa in condizioni che non fosse più . in grado di /are della politica estera. Gli americani col loro spirito empirico erano i meno adatti à comprendere tutta l'immensa tragedia che stava a base del conflitto appena cessato. Le question~ ideali e sentimentali, quelle di razza e di sangue per cui migliaia e migliaia di morti si eran sacrificati, non avevano significato per la loro m~ntalità. mercantilista. Essi che oggi soltanto cominciano ad avere un'idea ed una coscienza nazionale, essi che posseggono un territorio ricchissimo e prot~tto da due immensi oceani, perfettamente al sicuro quindi da ogni aggressione, non hanno mai avuto un problema nazionale strategico, un problema di esp3:nsione necessaria e quin~i sono incapaci di comprendere ·quelli che da secoli urgono, assillano, tormentano ed armano le. Nazioni europee. Essi non hanno storia e noi l'abbiamo, ecco • t_utto. V eniono a Roma a visitare il Foro, il Colosseo, il Palatino, ma la · visione di questi 1nonumenti antichissimi nulla dice alla loro anima gio- . • I Bian o bri, di sentimento e di spiritualj~à. Essi si sono appena affacciati alla storia, noi ne siamo come accasciati. Per essi non han valore ' che i « · business », per noi le questioni del sangue e del pensiero hanno affannato intere generazioni. Qual meraviglia quindi se l'America si assise ·allo scanno presidenziale della Conferenza della pàce con certi apriorismi dogmatici, che pres~in-· devano dalle ragioni storiche per cui la 1uerra si era scatenata ? Per attuare dunque il sub programma, essa cercò subito di preparare il substrato dell'opinione pubblica europea, che, come dicevamo poc'anzi, anelava al novus ordo idilliaco della pace perpetua, ed il Presidente Wilson si avvalse di questo stato di animo, facendosi banditore · della pace universale,· del disarmo, della Lega delle Nazioni, che doveva essere (nelle sue intenzioni) la pan~ea, destinata ad evitare nel futuro ogni ragione di conflitto. - Egli, cultore di scienze giuridiche internazionali, non poteva ignorare che i diritti risultanti dalla vittoria militare cessavano di esser tali, senza la forza suffice~te per garantirli e perpetuarli . alle nazioni vincitrici. 11 concetto di diritto è inscindi- ' . bile da quello di sanzione e concezione. Nel campo del diritt~ privato la legge, imperando su t~t~i i soggetti, garantisce ad ognu~~ · i propri diritti, ma nella· vita internazionale con la somma degli attriti e degli egoismi in c~ntrasto,, chi se non la forza ermata può garantire le conquiste risulanti dal trionfo sui vinti ? · La distanza che impiccolisce le cose, ma ingrandisce gli uolnini, aveva fatto apparire agli europei e specialmente a noi italiani, per natura portati alle adorazioni ieratiche, il Presidente Wilson come il profeta dell'umanità novella, il ,.

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