• I . BÒLÒÙNA t 1 ; avvinta all'Impero asburgico fino al punto che non manteneva i propri rappresentanti ali' estero, poichè, in generale, si serviva di quelli austriaci._ Tre soli Stati nostri potevano conservare una maggiore in.- ·dipendenza dalla politica austriaca ; quello, pontificio, il sabaudo e il borbonico. Ma lo Stato pontificio era debolissimo, privo di valide armi proprie, mentre pessime si vennero facendo le ~isposizioni degli a~imi nella Romagna, nè molto migliori nella Marca ; chè anche lì numerose e potenti erano le società segrete ; frequenti i conflitti fra carbonari e sanfedisti. Dopo la morte del mite Pio VII, Leone Xl I, ·reazionario nell'anima, rigido e austero, che abrogò quel poco. che il suo antecessore aveva lasciato sussistere del regime napoleonico, aggravò gli odi fra. liberali e papalini; cosicchè avvennero sanguinosi tumulti e omicidi politici . in numero assai maggiore del consueto. Per reprimere le violenze nella Romagna il pontefice dette l'inca~co di Legato straordinario al cardinale Rivarola, che imbastì un processo contro i carbonari (forse si servi delle confessioni di Piero Maroncelli, comunicate dal Governo viennese al Segretario di Stato) facendone condannare, in pochi giorni, moltissimi ali' ergastolo e sette a morte : il che rinfocolò le ire e accrebbe l•odio contro il Governo pontificio. Nè le cose mutarono durante il breve pontificato di Pio VIII (1829--1830). Il Regno di Sardegna era l'unico Stato nostro, che avesse veramente una tradizione militare e fosse avvezzo a intervenire nelle competizioni europee. Esso indubbiamente incuteva qualche timore · ali' Austria, non ignara delle secolari aspirazioni sabaude a un ingrandimento di là dal Ticino. Vittorio Emanuele I, ap-:- pena restaurato, accolto da tutti con sincero entusiasmo, pretese di restituire le cose in pristino, credendo (avev~ vezzo di ripetere) d'aver dormito quindici anni nell'inglorioso esilio sardo, e di non • dover far altro, se non ripigliare le vesti di cui s'era spogliato; quindi, salvo la. leva e i tributi, furono ristabilite le condizioni del 1798; tantochè il " Palmaverde ,, (annuario di corte) servì a richiamàre a• vari posti dell 'amm~nistrazione e deli' esercito quanti v'erano registrati ed eran ·tutt'ora vivi. 'Così il malcontento crebbe fra coloro che avevano servito Napoleone sia negli uffici civili, sia nei militari, sorpassati spesso dagli uomini più mediocrie meschini.·In tal guisa, VittorioEmanuele I, reso dall'incoltura e dalla corta intelligenza avversissimo ad ogni novazione politica, operò da Bibliot e Gin Bianco , principio, circondato, com•era, da consiglieri che assomigliavano per le loro idee a '' sparuti fantasmi ,, d'un'altra età. La dirittura però della politica estera, per necessità di cose, contraria ali' Austria, non potendo la monarchia sabauda accrescersi che a spese di essa, contribuì · molto presto a moderare le peggiori esorbitanze della regione, e soprattutto a mantener vive le speranze de' sudditi e il sentimento del dovere nei governanti, quando il V a~ lesa, Prospero Balbo, e il San Marzano furono entrati ne• consigli della Corona. In ogni modo, _ uno Stato come il sabaudo, nel quale l'economia agricola prevaleva su tutte le a}tre attività, e quasi soltanto in Genova esisteva una vera e propria borghesia, formatasi mediante il grande traffico, proseguiva nelle sue caratteristiche semifeudali, con un sistema, riassunto ne1la formula : '' Il Re comanda ; la nobiltà lo appoggi~ ; il popolo obbedisce. ». Questa sua struttura economica e p9litica ne faceva uno Stato a1Tetrato,. ma saldo e capace di sviluppo, · poichè possedeva un organamento indipendente, animato da- uno spirito patriottico ormai divenuto abitudine. ·E la postura geografica. insieme con le tradizionali ambizioni ne faceva il naturale avversario dell'Austria. Il " Regno delle Due Sicilie ,,, creazione di Ferdinando I { 1816), con cui· egli formò del Regno di Napoli e di quello di Sicilia, congiunti fin•allora per semplice unione personale, uno Stafo solo, era il maggiore fra tutti gli Stati nostri ; pqssedeva una flotta notevole, e un esercito numeroso. Ma il Governo, consapevole della grande forza c;le' carbonari, era ricorso alle controsette, specie a quella de• calderari, e soprattutto s'era legato all'Austria con trat~ tati, secondo i quali •il Re non' avrebbe introdotto modificazioni statutarie, se non d'accordo con l'Imperatore, e questi prometteva il soccorso delle sue truppe in caso di bisogno. Così per le condizioni generali del Regno, arretratissimo, con una ammi~ nistrazione corotta e debole, con popolazioni igno,,- · ran~ e ·fanatiche, col brigantaggio endemico, co~ la Sicilia scontentissima dell'abolita sua autonomia, anche senza tener conto dei trattati, doveva sembrare ali' Austria di non dover • temere dell'Italia meridionale. Certo Napoli appariva, a prima vista, una delle più tranquille regioni della penisola. Però l'inazione, cui gli ufficiali, per lo più, ancor vegeti, e freschi della gloria militare del periodo napoleonico, si videro condannati, l'ambizione insoddisfatta, . e, in molti, i sentimenti liberali l' indue&- • •• I ., , I ' ,
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