Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

. . DOCUMENTI DELLA STORIA DEL FASCISMO 69 fesa dei quali egli ha parlato. Certo, la nuova istituzione non toglie, ma aggiunge alla dotazione assegnata dallò Stato agli studi nazionali. E di questa dotazione soltanto una parte, e non la maggiore, è riservata a personale indennità degli accademici. Che non sarà 1 la parte per cui il Senato potrà dire ohe si faccia uso non buono del pubblico denaro, o si distraggano dai ioro ,fini i mezzi assegnati alla vita intellettuale della Nazione. Il Senato, che ha dato prova sempre di sapere altamente pregiare i \lalori superiori del1l'intel 1 ligenza e con squisita delicatezza va·lutare quel che _debba 1 la Nazione al complesso di tutte le sue energie, ma particolarmente di quelle ond 'essa spiritualmente si regge ed avanza, riconosce che è 1 ben impiegato tutto queLlo dhe degnamente serve a premiare chi più onora i1 l ·Paese nel pensiero e nell'arte, ossia nel campo in cui, in fine, tutti i popoli commisurano le loro forze. E passo agli altri oratori. E dico subito che delle raccomandazioni fatte dagli onorevoli Rajna, ·Crispolti e Garofalo, l'Ufficio centrale riconosce il giusto fondamento, e le fa proprie ; e confida che quando il Governo provvederà con lo statuto a determinare in tutti i necessari particolari i modi e i mezzi dell'ordinamento e dell'opera del1 'Accademia, ora solo in generale definiti nell'art. 2 della legge, le terrà presenti. Lo Statuto darà all'accademia quella precisione e determinatezza di fisionomia, di attrihuizioni, di programma, che potrà dissipare a1lcu~i dubbi, ohe nella presente discussione sono stati oggi esposti al Senato. Ma quelli c·he il venerando collega Rajna, .ha con quella sua cura meticolosa, derivati dal confronto . con Accademie d'altre Nazioni, credo possano fin d'ora esser dissipati se si considera (la considerazione è molto semplice e ovvia) che non c'è ragione d'istituire il confronto. La Reale Accademia d' ltailia non si propone di essere e non dovrà essere nè l'Istituto di Francia, nè l'Académie Française. I Ali' lnstitut corrispondono in Italia le varie accademie reali esistenti, ripartite in classi speciali, e soprattutto la Regia Accademia dei Lincei (Accademia nazionale). Le quali si vogliono conservare, e saranno conservate. Quanto ali' A cadémie, essa ha ,bensì un compito speciale nel vocabolario ; e già ,I' on. Garofalo, come i·l Senato ha udito, si augura di veder destinata una prima classe o sezione della futura accademia ·italiana allo studio e alla custodia della pura lingua nazionale. E io per questa parte, poichè anche il senatore Rajna non ha mancato di rivdlgere un mesto pensiero a un'accademia illustre d'Italia, che già ebbe tale ufficio e fu anzi nelle sue origini modello aJ.l 'A cadémie, non posso non fare una precisa dichiarazione. La quale è affatto contraria (non dispiaccia al collega Gatofalo questa franchezza) ai compiti auspicati dal senatore Garofalo per la nuova Accademia italiana. La quale se dev'essere, com'è nel nostro pensiero, l'Accademia di questa nuova Italia che 1 ha coscienza di avere innazi a sè l'avvenire, deve farla finita con le idee e le tradizioni e le usanze che lian fatto il loro tempo, e ci ricordano i secoli, in cui l'Italia si guardava oziosa in seno e si appagava del culto di alcuni idoli nazionali. Come questo della lingua, da preservare dalle novi~à, da custodire intatta ne!la purezza antica, quale ci vien tramandata dagli scrittori approvati. È tempo che tutti sappiano che non c'è lingua che serva agli scrittori o suoni sulla lbocca, di uomini vivi, che hanno un loro pensiero, una. loro pas- . , . . . s1one, un anima e non sia sempre nuova, sempre originale, anche se sembri quella dei padri e degli antichi ! Sì, ci sono stati scrittori, ohe si facevano scrupolo di par.lare a modo 1 loro: ma si chiamavano p. e. Basilio ,Puoti, per fare un nome che lo stesso senatore G,arofalo ha menzionato. - Con che s'intende, non voglio fare l'elogio dei neologismi e dei barbarismi. È questione di buon gusto, non di vocabolario. Bibliot ca Gino Bi neo La nuova Accademia si giustifica come l'organo di un uuovo movimento spirituale. Nuovo movimento ! - Ma c'è questo nuovo movimento ? e dov'è ? Dove sono le sue manifestazioni (opere d'arte, sistemi) ? - Domande che appunto perchè siamo ali' inizio di un moto spirituale non possono avere quelle precise risposte che gli av- . versar1 aspettano con un mezzo sorriso a fior di labbra. Quando potremo fare la storia che si desidera, questo movimento sarà esaurito. La presente crisi della coscienza italiana ,è un'esperienza. La quale, onorevoli senatori, non è la esperienza di un partito, e· tanto meno di alcuni pochi individui: è un'esperienza della grandissima maggio~anza degli italiani ; una esperienza· nazionale. È la nuova situazione spirituale che spiega I' origine della nuova Accademia. Ed è troppo naturale, e stavo per dire troppo giusto, che non si pers!Jada della necessità della istituzione chi non ha occhi o non ha animo per· accorgersi di quella nuova situa- . z1one. Quando si fondò dai conversevoli letterati di Firenze! sul finire del Cinquecento, l'Accademia della Crusca, l'Italia era (almeno a Firenze) stanca e spossata delle sue grandi creazioni letterarie, e rivolta quindi con la riflessione alla filologia e allo studio analitico della forma di quelle creazioni. Non , . ' . . . e erano p1u scr1ttor1, e vennero 1 grammatici. Non potendo più fare si rivedeva il già fatto. Alla sintesi dello spirito succedeva l'analisi, che tende sempre al meccanismo. Non si n~gherà ogni merito alla Crusca, poichè anche il vocabolario, quando si fa, e quando si fa bene, serve: ma l'Italia. per fortuna, è uscita da quella stasi e la Crusca non interessa più come una volta. L'Accademia del Cimento sorse nel secolo appresso perchè c'era stato Galileo, c'erano stati i suoi scolar~, e uno stesso spirito, la stessa passione della ricerca e dell'esperimento li accomunava e stringeva in un lavoro comune. A Firenze il Cimento, e a Roma

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