Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

Documenti della storia del Fascismo ,, ,, ... . • La Reale Accademia d'Italia come espressione dello Stato fascista nell~ Relazione e nel Discorso al Senato di S. E. Giovanni Gentile ONOREVOLI SENATORI. - L'Ufficio centrale unanime vi prqpone di dare il vostro voto per la conversione in legge del decreto 7 gennaio 1926, n. 87 per l'istituzione della Reale Accademia d'Italia. È un alto programma ideale, che· in questo decreto si assegna alla Nazione; e il Senato che ha avuto sempre il vanto di raccogliere in sè e di proteggere le forze intellettuali più insigni degli italiani nelle scienze, nelle lettere e nelle arti e di rivolgere le sue cure più vigili alla difesa e all'incremento degl 'interessi spirituali del popoio italiano nelle memorie del passato e nelle aspirazioni del fu- ' . turo, non puo non assentire a questo nobile atto del Governo. Atto di fede e di volontà. L~Italia è un paese ricço di tante tradizioni di esperienze e consuetudini letterarie, patria e culla di questi sodalizi dei lavoratori dell 'intelligenza che nel Quattrocento, tra il sorgere di tutte le forme classiche del pensiero e della vita, furono le prime accademie, indi rimaste a rispecchiare, moltiplicandosi e variamente atteggiandosi, l~ svolgimento e le vicissitudini della nostra cultura, e propagatesi dal nostro, a tutti i paesi di Europa e di Occidente. L'Italia, voglio dire. è un paese che tante accademie già vidé nascere e morire, o vivere or gloriosamente feconde ed inci ... tatrici dell'ingegno e dell' attivit,à dei singoli scrittori ed artisti, ora oscuramente sterili e lusingatrici delle piccole vanità provinciali e delle oziose mode del gusto decadente e corrotto e del pensiero pas .... sivamente disposto a riecheggiare idee fatte e stantie o forestiere ; un paese, che tante accademie ancora Biblioteca Gino Bianco I possiede, eredità dello sparpagliamento politico e morale in cui le varie regioni italiane, se non le . . . . ' . vane prov1nc1e e c1tta, giacquero in passato, e pur da più di mezzo secolo intente a lavorare mirabilmente, a Torino, a Milano, a V enezia, a Bologna, a Napoli e a Palermo, per assurgere a dignità nazionale, libere d'ogni angustia di carattere locale. Eppure questo Paese, compiuta e ·consacrata la sua unità politica in Roma, qui provvide tosto a creare un' accademia nazionale, che già nel nome riprendeva una tradizione gloriosa, e pel valore scientifico e la copia delle memorie ed opere pubblicate si mise d'un tratto in grado di gareggiare con le accademie mag ... giori d'ogni nazione, strumento po ... deroso di avanzamento intellettuale e di italianità. Orbene, in un Paese come il nostro una nuova accademia poteva parere non necessaria, anzi neppure opportuna. Poteva anche parere che meglio, e in maniera più conforme allo stile del Governo fasci sta e del nostro tempo, si sarebbe forse provveduto alla cultura italiana e, quel che più importa, al carattere stesso degli italiani, non indulgendo più oltre al vecchio spirito accademico di questo popolo, in cui troppo spesso la letteratura e la scienza e l'arte di vennero materia, occasione o incentivo a una vita tutta forma ed esteriorità, ma eccitando a maggiore attività e magari a più assidua responsabilità le. accademie esistenti con nuovi ordinamenti e con più larghi sussidi. Ma i1lvostro Ufficio centraJe non è stato di~quest·o avviso. Ril~ggendo le relazioni del Governo sul presente disegno di legge ali' uno • t: ali' altro ramo del Parlamento, esso si è fermato a una dichiarazione che -ha creduta di particolare importanza. « Il nuovo Istituto, col quale l'aspirazione di letterati, di artisti e di scienziati diviene real- .. tà, trae anch'esso· le sue origini dalla nostra rivoluzione ». Da ciò la conseguenza che la Reale Accademia d'Italia « dovrà avere un suo compito affatto diverso da quello delle altre Accademie esistenti nel Regno, del resto, benemerite pel contributo dato al progresso degli studi e delle quali il presente decreto assicura la vita e l'autonomia ». Queste chiare parole non vogliono essere dimenticate da chi -domandi il perch-è della nuova Accademia. La quale dunque è istituita come l'Accademia della nuova Italia: dell'Italia più grande, che gl 'italiani hanno imparato a conoscere e volere nelle trincee insanguinate, nell'attesa angosciosa del rischio estremo e nella ebbrezza della vittoria finale : di questa Italia, che la grandissima maggioranza degli italiani sente infatti esser nata dopo la guerra, non affatto diversa e staccata dalI' Italia antica e storica, sì profondamente opposta a quella recentissima e a quanto della vecchia Italia rese questa possibile e quasi vi precipitò nel languor~ dell 'immediato dopo-guerra. Quella grandissima maggioranza, del cui concorde e fermo pensiero il Senato è interprete tanto sensi1 bile e pronto quanto sapie.nte e sicurò. In tal senso il nuovo Istituto si intitola Accademia d'Italia: del1.'_tali_a,cioè, v_iya.oggi nell'animo degli italiani, orgogliosa d~lle sue tradizioni magnifiche, ma non sì ciecamente adoratrice del suo pasJ

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