Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

non si considerino ruo1i affatto distinti quello -degli insegnanti universitari e quello dei medi : forse al legislatore è sfuggito un singolo caso tutto speciale, e il riparare non è 'difficile, pure senza sconvolgere 1 'ordinamento gerarchico. In ogni modo è da avere fiducia che un provvedimento non debba tardare, non solo nell'interesse di molti insegnanti uni versi tari, ma per il decoro e il vantaggio della Scuola media e dell'educazione nazionale. G. B. P. CULTURA FASCISTA Potrà se.mbrare un capriccioso paradosso ed è invece un' indeclinabile necessità. I superstiti cultori della divina bellezza; i sopravanzati zelatori dell'estetismo, grideranno, davanti a· questo semplice accoppiamento di sillabe, alla profanazione. Grid~ranno al'l'eresìa. Si copriranno la faccia alla vista dello scandalo. Si proclameranno i diritti della bellezza pura nel cui tempio inviolabile le preoccupazioni morali e le passioni politiche non hanno diritto di ·cittadinanza. S' inco,vheranno i canoni della critica crociana e le conseguenti divisioni di arte e mo- . raie, di arte e pratica e si scaglieranno contro di noi, gli eretici deile distinzioni crociane, i « contamina- , toJJi », i fautori dell'unità dello spirito a ogni costo, i fulmini più tremendamente pontificali. Sappiamo che molti non l'intendono così. 1n Italia, anche per merito della filosofia delle distinzioni (cioè del Croce, che rompe in quattro seZJioni la pulsante unità dello spi·rito) si conserva ancora il culto della bellezza pura. L'artista deve vi•vere seéondo certe tradizioni inesti.rpabil i de·l passato e certi canoni invalicabili, nell 'hortus conclusus dei suoi sogni, nella palazzina cir ... condata dai triplici f.erri battuti della sua arte, in quest' hortus conclu- ■ ,. RASSEGNE sus della bellezza pura vive anche l'artista crociano, che è .puro visionario fantastico e lontano e inacessibil.e alle furie ed alle tempeste politiahe c01mealle angoscie morali della sua epoca, sebbene il Croce, in stid1ente contrasto con la sua teoria, · abbia esaltato scrittori che di quella moralità e,d -eticità sup,eriore avevano fatto la base della loro creazione. Ma tant'è. Il letterato italiano, dovrebbe per taluni accad,emici santoni, restare al 1880. Sul deformato e logoro modello ,d'annunziano, rartista italiano ,dovre,bbe restare l 'eterno stucchevole dandy che cese4la le sue impeccabili immagini e disprezza· i bruti che lottano e muoiono nelle vie, dovrebbe restare nella sua torre d'avorio, dandistyco e inacessibile, eccentr.ico e sdegnoso, incompireso e incomprensibil~. Oggi, · se Dio vuole, le cose t, anno cam,- biando e molti scrittori italiani,. anche sotto la pressione dei confratelli francesi, inglesi e te,deschi, lasciano a tratti la fucina della bellezza per partecipare più davvicino alla vita delle piazze e delle vie. Guardate in F ra,ncia, in Inghilterra, in G'ermania. Kipling .è imperiaiista, e Shaw è anarchico, ·France è comunista, e Barrès nazionalista, Hauptmann è so,çial-democratico e Romain Ro:lland internazionalista pacifista, Bourget è cattolico-conservatore e Mann socialista. I partiti si profilano. Le responsabilità si prefissano. L'agnosticismo non è più 1dei no- . . stn tempi. , Non è vero· che arte e politica siano due parallele che non s' incontrano ,mai. Poichè abbiamo riconosciute legi ttim•e e vediamo circolare per il mondo, un'arte soci al-demo- . , . cratica e un arte conservatrice, un arte n-eo-cattolica e un: arte anarchica, un'arte borghese e un'arte rivoluzionaria, possiamo anche sostenere la legitti,mità d'un' arte fascista. Non 'si sono avute forse, in Italia delle efflorescenze d'arte liòele, e dem·ocratica, e socialista, fino . . ) a .1 eri .... Sì vi è stata, certam,ente, nel periodo del grigio dilùvio depretisiano e gioliittiano, un'arte democraBibl10 ca I 1anco 45 I tica, una democratica letteratura. Chi non lo ricorda? Vi è stata, sì vi è stata; tutta una letteratura rimbombante di rettor.ica progressista, iincendiata dal sale dell'avvenire, umida d'i lacri,me umanitarie; vi è stàta sì, vi è stata una letteratura di infatuazione anticlerica!le, •piena di apostrofi ·sataniche e d'inneggiamenti alla morale laica, vi è stata, sì vi è stata una letteratura in quei tempi lontani che era la diretta filiazione delle Logge, de1le Universit~ popolari, e delle Cam1ere del lavoro. Vi è stata sì tutta una letteratura che si ergeva a giustiziera delle così dette convenzioni sociali, a sbugiardaggine delle così dette menzogne ,della società, a vindice e custo1de del libero amore, del divorzio, del delitto anti-sociale. Le tirate umanitarie, le lacri•m1 e frate.llevoli, · i sghignazzamenti anti-vaticani, gli abbracciamenti internazionali, la derisione delle tra,dizioni, gl 'inneggiamenti ai diritti egoistici, le chim,ere ugualiatrici, i brindisi universalistici, gli ammi,cca,menti antir-1militar.i, l 'esaltazio11e libertaria, la decl~,mazioine anarchica. costituiscono l' i.m,palca tura, l 'ossatulia, l 'archirtettura etica, ,di questa letteratura fino a ieri trionJante. I nomi ? È inutile catalogare : sono .in gran par,te i ·nomi che hanno trionfato, nella poes'ia, nel teatro, e nel romanzo, fino a dieci anni fa. Si ribellavano. a questo grigio diluvio demo-liberale, soltanto due scrittori, opposti assolutamente lontani l ·uno dall'altro : Gabriele d' Annunzio e Alfredo Oriani, che sebbene estranei e lontani, l'uno dall'altro, rappresentavano, ciascuno a suo modo, un'arte italiana, latina, imperialista e mediterranea. Poi cominciò, nell'immediato e recente dopo guer.- ra, una letteratura tirata su luoghi comuni della retorica rivoluzionaria e comunista, aperte intenzioni dissolvi tri ci. Si potè assistere allora alla apologia d·ell 'adulterio, ali' esaltazione frenetica del libero amore, al linciaggio d'ogni concezione etica, al punto ossessionante delle perver - sioni e delle psicopatie associate all '~•dorazione del nuovo mìto. seguiti r •

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