Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

,. I . ' R.AS SE G-.NE. ,, POLITICA ESTERA ' Si può giudicare la situazione internazionale, dopo la riunione deJ Consiglio della Società delle _ Nazioni (8-J 7 marzo), da un punto di vista propriamente internazionale e, separatamente, da un punto di vista italiano ? · Non lo crediamo, perchè la politica italiana si è fatta ormai così aderente ai rapporti internazionali (europei e .mondiali), che i soggetti di questi non possono prescindere dal1 'esistenza e dalla volontà della nazione italiana, e la nazione italiana va assumendosi ogni giorno più delle responsabilità d'ordine, appunto, europeo e mondiale. L'azione dell'Italia a Ginevra è stata attentamente seguita e, com'è naturale, mal giudicata, fino a far risalire ad essa la colpa del fal:limento. Nessuna accusa, invece, può esser fatta al nostro Governo di aver tradito lo spirito· degli ·accordi di Locarno e di aver sabottato i buoni propQsiti ginevrini. L'Italia· ha avuto ed ha il merito - o il torto, secondo i punti di vista... - di seguire una sua linea chiara e precisa e di riaff ermarla in ogni occasione senza complimenti, il che, nel disorientamento e nell'isterismo ai quali sono in preda altri pa~si, può dare a molti fastidio. Così può aver dato fastidio l' energica presa di posizione nei riguardi della Germania, in risposta alla stupida campagna tedesca per l'Alto Adige; ma essa ha fatto del ,bene,. in ultima analisi, alla stessa ·Germania e ha segnato uno di quei punti fermi, che sono indispensabili anche per la logica dei rapporti internazionali. Così il nostro Governo - il Governo fascista - non lha mai preso sul serio •(e lo ha fatto capire) il mito democratico-pacifista che tenderebbe iblioteca Gino Bianco a trasformare la Società delle Nazioni in una trappola per i popcli che vogliono fare la loro stra~a ~el mondo· ma con ciò ha contri,bu1to ' . . a contenere l'opera ginevrina, e 1 suoi presupposti codificati a Lo~arno, entro quei limiti nei quali la colla,borazione europea può rapprese~tare un'utilità comune e una comune arma· di difesa nella lotta fra )'Europa e il resto del mondo che riempirà il secolo ventesimo. . . La sola interpretazione lung1m1rante della Società delle Nazioni è quella che tende a sottrar l' organismo ginevrino alle rivalità europee, le .quali, viceversa,' lo de~~lisc?no implacabilmente. E la politica italiana ,ha sempre mirato a far coincidere la realtà di Ginevra con I t ideale della collaborazione europea realisticamente concepita ; proprio l'opposto di quel c1 he hanno fatto, in distinte occasioni, e l 'Inghilterra e la Francia e, . r ultima volta, la Germania. A quest' ultima si deve il fallimento della riunione ginevrina, e di conseguenza il fatto inaudito, ma logico, della Società delle· Nazioni caduta in balia di una potenza transatlantica e antieuropea, il Brasile. A Locarno, nello scorso ottobre, fu promesso alla Germania un seggio permanente nel Consiglio di Ginevra, in aggiunta a quei quattro ·(sui dieci dei quali il Consiglio è formato) che spettano ali 'Italia, alla 1 F rancia, ali' Inghilterra e al Giappone. Ma la ,Polonia, la Spagna e il Brasile avanzarono, alla vigilia della riunione ginevrina, domanda di avere anch'essi un seggio permanente : da ciò le proteste della Germania, fissatasi nel concetto che essa sola dovesse avere il seggio permanente, mentre sulle altre candidature si sarebbe dovuto decidere in altra occasione. Un accordo si·poteva raggiungerlo, dando alla Polonia un seggio temporaneo r lasciato Jibero dalla Svezia, ma a tagliar corto con tutte_ quelle trava: gliose manovre aventi lo scopo d1 sorpassare lo scogli~ d~ll 'assurda intransigenza germanica, intervenne il Brasile, rifiutandosi, come membro del Consiglio il quale deve deliberare ali' unanimità, di sanzionare l'ingresso della Germa11:ia se il seggio brasiliano non veniva trasformato, da temporaneo, in per, manente. Questi i risultati raggiunti dalla formalistica intransigenza tedesca : l' ingresso della Germania nella Società rimandato di sei mesi, la dimostrazione che gli antagonismi europei mettono la Società delle Nazioni in balia, come a1 bbiamo detto, dei transatlantici. La Società delle Nazioni è forse destinata a diventare lo strumento del dominio transatlantico sulila vecchia Europa ? o la trappola montata ai danni della vecchia Europa dai popoli giovani, brutali e fortissimi dell'America del Nord e del Sud? Il cosidetto « spirito di 4c,arno » è uscito dall'insuccesso delle discussioni ginevrine ancora in condizioni d'essere uti,lizzato, almeno formalmente ; ma bisognerà che a settembre tutti quanti gli Stati che hanno posto la loro firma a Locarno, cominciando dalla Germania, informino la loro azione a quello « spirito » e che la Germania, appunto, non concepisca il suo ingresso nella Società della Nazioni come un primo passo verso la demolizione di Versailles e la rivincita. Sotto questo aspetto I' lt~lia è perfettamente a posto : pronta a co'lla.borare in ogni manifestazione P:r la pace d'·Europa, purchè restino intatti i capisaldi di questa pace che è stata raggiunta attraverso una guerra per essa, per ·I'Italia, vittoriosa. 4 w. CESARINI SFORZA

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