Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

\ 30 ANTONINO DE STE~FANO egli scrisse, assai di più ce n' è in quello che egli fece. Egli fu un poeta dell'azione} in cui l' esempio fu più ·fecondo del libro e lo stesso silenzio più suggestivo della parola. Poichè egli visse in quello stato di grazia, che è sentimento puro e communione pare, da cui scaturiscono " amore e meraviglia e dolce sguardo ''; poichè egli visse nella pienezza della libertà interiore, egli potè giorno per giorno creare la sua vita, esprimendo in gesti esteriori di pura bellezza i puri fantasmi che gli fiorivano nello spirito. Egli potè compiere le gesta che dovevano ispirare il genio di Giotto e, attraverso questi, tutta l'arte moderna, materiata d'ispirazione umana.Tutta la sua storia fu quella d' un trovadore che si fece folle per amore della sua dama: la Povertà. Egli fu il primo grande poeta italiano. Poeta drammatico, egli sentì intorno a sè gli esseri tutti vivi e parlanti e iniziò, con le scene della Natività di Greccio, q11elle rappresentazioni spirituali da cui · doveva scaturire il dramma moderno. Poeta lirico, egli sentì la natura con quell'impeto d' immediatezza e di spontaneità che forma uno degli aspetti più caratteristici della sua personalità e l_a sen~ì italianamente e modernamente, vale a dire cristianamente, senza contaminazione d 'influssi pagani, senza il prisma dei miti e delle remin_iscenze classiche. Nel Cantico delle creature, 1n cui egli, sul finire della sua vita, in un momento di amara solitudine spirituale, esalò, a guisa di commiato, tutto il suo sconfinato amore per le creature sue dolci sorelle e diede una voce ai loro segreti pensieri, raggiunse una rispondenza perfetta tra l'espressione esteriore e il fantasma purissimo che gli fiammeggiava nello spirito, creando una delle più alte poesie umane. E sul punto di partire da questa terra, volle che frate Leone e frate Angelo gli cantassero. a guisa di viatico d'amore, il Cantico sublime, cui volle aggiungere un'estrema benedizione: '' Laudato si, mi Signore, per sora nostra morte corporale ''. it·· Ilo credo veramente che in quel momento tutte le creature da lui tanto amate mormorassero dolcemente,. ciascuna in suo linguaggio: '' Laudato si, mi Signore, per nostro frate Francesco ''. ANTONINO DE STEFANO LA MORTE DI SAN FRANCESCO (GIOTTO) Biblioteca Gino Bianco

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