Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

LE ORIGINI DEL MOVIMENTO CATTOLICO IN ITALIA 21 ha :dato luogo a dimostrazioni che lasciano temere seri i turbamenti ali' ordine pubblico ", vietava le ulteriori riunioni del Congresso, con un Decreto del quale sulla mezzanotte del giorno 9 al 1 O fu intimata copia al duca Salviati ". Questi rispondeva al Prefetto con una breve lettera di protesta ; e con circolare ai congressisti pubblicata il giorno appresso ne l'Ancora, annunziava la sospensione del Congresso, protestando vivacemente contro le autorità politiche. Poco appresso il Comitato permanente, in un indirizzo al Papa Pio IX deplorava con enfasi " la triste condizione gravissima, a cui sono ridotti i Cattolici i-n Italia, dove persino i più perversi godono sconfinate libertà, mentre i buoni, se pochi e deboli, sono derisi e disprezzati, se cresciuti e invigoriti, s.ono gittati in preda alle impuni violenze delle turbe; e qualora ciò non basti a conculcarli, colla violenza legale si strappa loro ogni più sacro e inviolabile diritto ''. Il IV Congresso fu tenuto l'anno seguente, dal 1 O al 14 ottobre, nella roccaforte del cattolicismo lombardo, Bergamo, e potè, come tutti i seguenti, svolgersi con piena tranquillità. *** L'opera dei Congressi era divisa, sin dal principio in cinque sezioni: 1 °) Opere religiose e Associazioni, suddivisi in due sottosezioni: Opere reli-- giose, associazione ed azione cattolica; 2°) Opere di carità (più tardi divenne la sezione: Economia so-- ciale); 3°) Istruzione ed Educazione; 4°) Stampa; 5°) Arte cristiana, suddivisa anch'essa in due sotto-- sezioni: Arti del disegno, Musica. Importanza vera aveva allora soltanto la prima sezione. I comitati parrocchiali e diocesani si andarono lentamente diffondendo, specie nell'Italia superiore, ma vivevano, salvo che in qualche maggiore città, di vita grama. Per i giovani c'era l'altra organizzazione generale della Gioventù Cattolica, che aveva lo stesso spirito, ma difesa tenacemente, ben protetta a Roma, dove risiedevano i capi di essa, la sua autonomia. E i giovani erano, in generale, vecchi quanto i più vecchi; non freschezza di cultura, non spirito di iniziativa, non senso delle condizioni mutate e delle necessità nuove dei tempi. Che bisogno c'era di questo, quando il programma era appunto negare la novità, alimentare la fede e l'osservanza cattolica, attendendo il giorno in cui, ricondotta l'Italia ai piedi del Papa, gli istituti politici, come i religiosi, avrebbero ricevuto dalle autorità superiori il nuovo assetto cristiano e cattolico e per i buoni fedeli non si sarebbe trattato, anche nella loro qua-- lità di cittadini, che di essere buoni figliuoli e di obbedire docilmente? Ma il guaio, quasi comico, era che intesa la religione come osservanza docile e rinunzia alla inizia .... tiva e pietismo sacramentale, la stessa vita religiosa si andava svigorendo e languiva contro le vec~hie forme consacrate e non aveva alcuna forza di irralioteca Gino Bianco diazione e di impulso. Una lenta esinanizione era tutto quello che l'Italia cattolica poteva aspettarsi, sulla via per la quale si erano messe e continuavano devotamente le sue organizzazioni ufficiali. Bisogna scendere ali' VI I I Congresso, tenuto in Lodi dal 21 al 23 ottobre 1890 (tre giorni in luogo dei cinque soliti) per trovare - si era allora alla vigilia della Rerum novarum - segni dell' inizio di un nuovo orientamento e dei primi modesti .tentativi nel campo della economia sociale cristiana. Era divenuto presidente dell'Opera l'avvocato veneziano G. B. Paganuzzi, anima nei precedenti congressi della sezione riguardante le associazioni e l'azione cattolica. Spirito pratico, ardente, vigoroso, egli aveva uno scopo concreto e preciso: fare sempre più vasta, multiforme potente l'organizzazione della quale era divenuto capo; accentuare in essa, per quanto fosse possibile, tutte le attività pubbliche dei cattolici, disciplinarle con severità, estenderle rapi-- damente. Il suo discorso al Congresso di Lodi, mostra, in uno stile meno enfatico del consueto in simili occasioni, una volontà più deliberata. Anche a Lodi si ebbero difficoltà èon l'autorità politica. Questa· voleva far entrare funzionari di questura in veste ufficiale nel tempio, dove le assemblee dove.- vano riunirsi. Il Paganuzzi si oppose, e trasferì il Congresso nel palazzo privato del Vescovo. . . Egli annunciava ai congressisti che la riunione avrebbe avuto " un programma limitato ". E aggiungeva: '' Nè, se anche ex professo non trattiamo la Questione Romana (che per noi cattolici non è questione) il Congresso è di poco momento. Nessuna legge ci vieterebbe di entrare, anche in questo luogo, in una questione che, se è nel cuore e sul labbro dei cattolici di tutto il mondo, tanto più deve esserlo ed è nel cuore e sul labbro degli Italiani. Nessuna legge, (il corsivo è nel testo), ci vieterebbe, lo ripeto, di propugnare il concetto. Non potrà darsi sacrificio - se cosi può dirsi - territoriale che non venisse largamente compensato dalla pace col Ponte/i.ce. In tal pace sarà la giustizia, l'onore, la forza, l'ordine, la dignità, la grandezza, la stessa prosperità anche materiale del/'I f alia; per essa sarà posta l'Italia alla testa, non solo della civiltà latina, ma di tutta la civiltà .cristiana "'! E si augurav~ di poter in seguito trattare tale questione non in luogo chiuso, ma in grandi meetings pubblici, alla presenza di tutti. · Dopo di lui il conte comm. Medolago Albani parlò dell' intervento dello Stato nelle questioni economiche e sociali; e il congresso, oltre che dei soliti argomenti religiosi ed interni, si occupò di riconoscimento giuridico delle società operaie, del lavoro delle donne e dei fanciulli, del riposo festivo. . Non erano che timidi inizii. Nè le cose mutarono molto cogli anni e nei congressi seguenti, pur dopo la pubblicazione dell'enciclica 15 maggio 1891. Sino allora la questione sociale non era apparsa che timidamente, in sede di applicazioni pratiche della carità cristiana. Così nel I Congresso troviamo • I

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