Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

• 16 • BRUNO BIANCINI vani, si rifugiassero in questo Collegio dove, trovando protezione e sicurezza, poterono vivere tranquilli e trarre buon frutto dall'invenzione della stampa. *** Pur non essendo conosciuto come meriterebbe, il Collegio di Spagna può considerarsi l'unico esempio che ancora esista di quelle Università di studenti divisi a seconda delle rispettive nazioni, che costituirono la compagine dello Studio bolognese nella sua epoca gloriosa. A concepire r opportunità del1' Istituto, Albornoz era stato indotto oltre che dalla fama di questo Studio, anche dalle condizioni politiche della Spagna, turbata al suo tempo · per il malgoverno di Pietro il Crudele. Il testamento Albornoz ordinava che il Collegio portasse il nome di '' Ca S l '' sa pagno a , sotto la tutela di papa Clemente, santo e martire. Il Collegio doveva ospitare ventiquattro nobili Spagnoli, studenti di teologia e di leggi. Nella loro scelta, secondo le precise regole, si doveva accertare eh' essi · non fossero religiosi, nè canonici regolari, nè coniugati; che non avessero esercitata arte vile, che non fossero mai stati accusati · dinanzi al Sant' Uffizio, che non fossero affetti di lebbra o morbo gallico, e che possedessero il diploma di baccelliere. Infine, il requisito essenziale doveva essere la purità del sangue. Una serie di prove e di cerimonie solenni seguiva alla prima designazione rendendola, da provvisoria, definitiva. Molti erano i privilegi riconosciuti dalla Città e dallo Studio ai collegiali, alcuni dei quali divennero anche · insegnanti o lettori straordinari allo Studio stesso. Parecchi di essi eccelsero, nella lunga teoria degli anni, per virtù perfetta e profonda dottrina. Nel1 'anno 1423 vi fu Nugno Alvaro Osorio che venne iscritto nel catalogo dei Beati ; nell'anno 1469 vi fu Pietro d' Arbues che si venera oggi sugli altari quale beato e martire. Carlo V visitò per due volt, l'Istituto lasciandovi un suo Privilegio a favore di quei collegiali che si fossero distinti negli studi. Ai 17 di aprile dell'anno 1559, venne il Chiostro del Collegio parato Biblioteca Gino Bianco di funebri arredi, con un belliss~mo ~ataf~lco nel mezzo, adorno di statue, pitt~re, s1mbol1 e 1_mprese, onde celebrare esequie solenni. per la morte d1 q_ue~t? imperatore. Pure nel ~olleg1? trovarono osl?1ta!11:à molti grandi persona~•, spec1alm~nte eccles1~st1c1, fra cui Ignazio di Lo1ola._Nell~ vita ~he, nell anno 1741, A. F. Mariani scrisse d1 questi Santo, ecco come racconta la sua venuta: . , " All'entrare in Bologna, cadde dal ponte g1u nella fossa: donde uscito tutto inzuppato d'acqua, e lordo di fango n'ebbe per soprappiù le risa, e gli scherni de' riguardanti. E comechè questa città ricca sia, e limosiniera molto; non però di meno in tutto il mendicar di quel dì non gli venne fatto d'accattar pure un quattrino. Riparossi a questo Collegio degli Spagnoli:~ dove gli sopraggiunsero una febbre con dolori di stomaco, mossi dai disastri del viaggio, e dal1' umido, e dal freddo, che, dopo la caduta predetta, lungamente si portò addosso : la quale infermità durò una setti- '' mana . Fra i tanti altri, è da ricordare che nell' anno 1799 alloggiò nel Collegio papa Pio VI, fuggiasco, e nell'anno 1801, Lodovico I di Borbone. Conservando immutato il suo originario carat- ~ tere, risentì il Collegio l'effetto delle vicende politiche. Al tempo della rivoluzione francese, essendosi il Rettore e i collegiali rifiutati di riconoscere il nuovo ordinamento, si procedè alla confisca dei beni. e nell'anno 1812 l'Istituto fu addirittura sopp1·esso. Caduto Napoleone. veniva agli Spagnoli resa la loro sede e restituiti i b:;ni sequestrati. Attualmente, il Collegio di Spagna dipende dal IVIinistero degli Esteri a Madrid. Ha una Giunta propria di Patronato e, in più, gode dell'alta protezione della Corona di Spagna. La Giunta provvede ogni anno alla scelta dei giovani col_legi~li per mezzo di pubblici concorsi, onde favorire 1 più d( gni, sempre però nei limiti fissati dal fondatore. Alfonso I Rubbiani che iniziò i restauri dell'edi~ ficio, scoprì nelle pareti interessanti affreschi trecenteschi. BRUNO BIANCINI

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