1COLONIE A·LL' INCANTO • I misogalli nostrani si sono lasciati sfuggire una preda ghiottissima. Un piccolo, smilzo, grazioso libretto che il dottor Augusto Vallet ha dedicato, sullo scorcio dell'altr'anno, a uno dei " grandi problemi della Francia ''. La gallofobia italiana non è un orientamento preciso della nostra èultura, ma piuttosto una sorta d'umor nero, dispettoso e fantastico, che si nutre, nel secolo XX, nel secolo, cioè, dei problemi formidabili e concreti, -delle romanticherie sentimentali del secolo scorso. Sfuggono, quindi, a questo mutevole atteggiamento dello spirito pubblico italiano, alcuni aspetti della· crisi che tormenta la coscienza politica della Francia. Ed è gran fortuna che così sia, perchè sintomi di uno stato d'animo, per ora non diffuso, e in ogni modo, non destinato a diffondersi con rapidità, non abbiano a diventar motivi d' infatuazione sciocca e foriera delle più aspre delusioni. L'operetta del dottor Vallet s' intitola: Un nouvel aperçu du problème colonial. La tesi che vi si sostiene è, nè più nè meno, questa, ridotta ai minimi termini: Contribuenti e rappresentanti della Francia, vendiamo le colonie ali' incanto, al miglior offerente, se non . tutte le colonie almeno quelle dell'Asia ! Tesi non nuova. Durante la guerra, nei mesi della più terribile angoscia per il popolo francese, si ventilò l' idea di vendere l'Indocina al Giappone, onde attirarlo nell'orbita della Francia, a combattere per la sua difesa. E anche prima della guerra, pur senza risalire alle affermazioni dell~estrema sinistra francese al Congresso di Amsterdam, e alle invocazioni anticoloniali di Jaurès, troviamo la formula: " Lasciamo l'Asia. Préndiamo l'Africa '' negli scritti di uno dei più grandi geografi della Francia, di Onèsime Reclus, mente di scienziato superiore alle passioni politiche. E tutta una tendenza dello spirito francese che si rivela nel tempo, con una continuità degna di studio. Alcuni anni or sono, quando il formidabile problema del Bibli • rimborso dei debiti interalleati cominciò a J>Orsi in tutta la sua imponenza, si parlò della cessione delle Antille agli Stati Uniti. ·Se n'è tornato a parlare in questi ultimi tempi, e da giornalisti valorosi come André e José Gennain. Napoleone primo, con la vendita della Louisiana, ha fatto scuola: ogni francese che si rispetti ha in tasca una colonia da vendere a prezzi di favore. , Cl' italiani che oggi solo, e tuttavia con fatica, vanno facendosi una coscienza coloniale, aprendo visioni d'·oltremare nell'angusto mondo della loro fantasia politica, fino a ieri timida e chiusa, e hanno ancor vivo e doloroso il ricordo· delle rabbiose concioni di Cavai-- lotti contro '' il maledetto sogno africano '' e della '' noia '' del marchese di Rudinì ogni qual volta doveva far delle dichiarazioni salle cose d'Africa, gl' italiani debbono considerar nel loro giusto valore queste singolari manifestazioni. Politicamente nulle, giuridicamente assurde, scientificamente insostenibili, psicologicamente sono un segno non trascurabile di una crisi di coscienza, che noi abbiamo pur ora superata: la Francia dubita della sua forza, · · della sua potenza d'espansione. . Ma leggiamo le conchiusioni, a cui giunge il dottor Vallet .. '' Le aspirazioni di un popolo - egli scrive - come ,quelle di un individuo non debbono essere stravaganti, altrimenti ne espongono il destino a uno scacco. Queste aspirazioni debbono essere legittime, proporzionate ai suoi mezzi, alle sue disponibilità, soprattutto alle sue possibilità, se non vuole trevarsi a competere con qualche altro popolo che sia più atto a realizzarle a suo vantaggio. Ebbene, io opino che le nostre aspirazioni coloniali sono stravaganti, che sono irragionevoli, che non rispondono ai nostri bisogni e che incontreranno un giorno l'accidente che ci farà traballare e cadere per un periodo di tempo più o meno lungo. Noi non abbiamo da popolare il nostro suolo francese, certe regioni del ....
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