Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

I . ' I • 6 UNIVERSITÀ FASCISTA • quello çhe è scritto. La politica estera di un popolo in qualunque tempo, in qualunque circostanza, è un riflesso della politica interna, e anche ieri ' me lo diceva un eminente· uomo politico che in questo momento mi fa l'onore di ascoltarmi. Purtroppo il governo di allora · non era fatto per questo. In Tunisia, è cosa dolorosa e penosa doverlo dire, uno solo era ricordato dei nostri governanti, Francesco Crispi ; e oggi soltant'o un altro nome è. pronunziato con religiosa venerazione, il nome di . . Benito Mussolini. Oggi, signori, si ha la sensazione in Africa di un'Italia nuova, di un'Italia rigenerata dalla vittoria del 1_918 dalla rivoluzione del 1972. I vecchi uomini non potevano porsi sulla via delle rivendicazioni italiane. Ed ora, per T u.nisi, cosa deve fare l'Italia ? come risolvere il problema? Non sarò io certamen- • te che avrò l'ardire di dar consigli. lo non sono che uno spettatore qualunque, l'uomo della strada; ma la combinazione ha voluto, signori, che la s~rada che ho dovuto percorrere in questi ultimi mesi mi abbia condotto proprio in Tunisia, e per circostanze particolarissime sono stato ip condizioni di vedere ·e di osservare da vicino molte cose che forse potevano sfuggire anche ad un viaggiatore avveduto e diligente. E mi· sono mescolato intimamente iilla colonia italiana alla testa .di un'impresa di arte e_di cultura perchè meglio riuscivo '_afar ·opera .di propaganda italiana. ·Nel nostro teatro ho potuto vedere molte cose, ho potuto sentire il polso di questa popolazione e sentire. il suo animo per la patria, lo spasimo del suo amore, la fede sua come raramente mi era capitato. · . E quel popolo, italianò di razza, mi fu vicino, legato· dalla simpatia, dall' ~mmirazione, dalla gratitudine, ed ogni sera affollava il mio teatro e pian- , geva di comm9zione perchè in quel teatro risuonava la voce della pa.tria. Quel popolo reclamava gli inni nazionali, l'inebria va il canto di Giovinezza e inneggiava all'Italica: esso aveva portato in dono il suo cuore e benediva l'uomo Grande che tutto questo aveva voluto nella magnifica azione della . rinascita spirit~ale. E questi occhi miei, o signori, videro uno spettacolo che era di conforto ' e di compenso alle mie fatiche : vide nella grand~ sala del teatrò francese le folle deliranti in· mezzo alt ri- , .. Bjblìoteca .colore italiano e colombe vo~are col trico~ore nostro mentre queste mie orecchie sentivano da ogni par- · te ripetutamente gridare : viva l'Italia, viva il Re, viva Mussolini. Signori, voi lo avete capito, i() non ero il direttore d'orchest_ra, ero tutt'al più un violino di, spalla d'un concertatore . invisibile ma sèmpre presente, di colui che concerta le più magiche orchestre per trarne la sinfonia trionfaie della nostra redenzione : quando il .28 dello scorso aprile l'aristocrazia della colonia italiana, più di 500 persone, volle offrire a me e ai miei colleghi de l'Italica un ricevimento, il più . \ . grandioso che sia stato offerto ad un italiano in Tunisia, e quando il console generale in nome dell'Italia mi presentava una statua in bronzo raffigurante la Vittoria, io a·ccolsi qu~l dono con la mano tremante quasi con la emozione di occupare. ad altri l'onore di quell'omaggio pien~ di significato. Ecco perchè io dicevo che posso gridare a voi : andate laggiù da quei fratelli, dite loro che non, sono stati abbandonati nè dimenticati : portate \ loro il conforto della vostra voce, della vostr. arte, della vostra cultura. Ecco perchè questo compito - magnifico lo affi4o alla vostra opera di propaganda e cos{ la Dante Alighieri e l'Italica, ~nimate dallo stesso fervore, dallo stesso entusiasmo, getteranno a· piene mani il seme da eui sboçceranno le novelle fortune della Patri a. , ~ Noi tendiamo alla potenza, ha detto un gior- 1 no con ·profetico accento Benito Mussolini, e sia / anche questa parola il nostro comandamento. Noi tendiamo alla, p~tenza ·perchè lo vuole il Duce, perchè lo vuole. questa giovane Italia risorta, due volte vittoriosa, contro la guerra e contro il disfattismo. E tendere alla p~tenza vuol dire estirpare la mala pianta del sovversivismo rosso e bi~nco, 1 vuol dire ridare all'Italia la fierezza di rialzare la fronte e mostrarla piena e · int~ra a tutela della 1 propria stirpe ; e l'Italica collaborerà meravigliosamente a quest'opera di· redenzione ~pirituale. Allora soltanto, nell'esultanza della vitto1ia, noi potremo, come cantò il poeta dallo scoglio di Quarto ~ella primavera della rinascità, serenamente e superbamente contemplare • "il magico azzurro del nostro cielo la fronte rincoronata di Dante la bellezza immortale d'Italia.,, .... • I -.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==