Vita Nova - anno II - n. 2 - febbraio 1926

' . abbastanza differente da quel~o eh• egli aveva dapprima concepito. Contro i-1 suo temperamento e contro la sua volontà, Felicité Robert de La Mennais, molto giovane ancora, si fa sacerdote. lnte!ligenza v,i.vissima, ingegno fecondo, profondità ma non solidità di pensiero erano le sue caratteristiche. A questo si aggiunga una v,ivacità di tempe-ramento non comune ed una ribellione istintiva ad ogn~ prepotenza, i qua.Li pregi o difetti, se valsero ad irrobustire la sua eloquenza, tanto da renderla addirittura irruente, non possono servire di buona test,imowanza a coloro che asc,rivono a cause eminentemente psicofogiche le sue evoluzioni. Si rammenti ciò che si è detto: j.} Lamennais si fece saceTdote contro la sua oolontà e aveva profondità ma non solidità di pensie·ro. Infatti furono certamente queste le •principa~i cause delle debolezze che lo fecero in seguito ,ricredere, le quali si possono compemdiare tutte nella deficenza di carattere e nella mancanza di esperienza durante ,;,}primo periodo della sua vita. Ricevuta la tonsU1ra, il nostro Abate, entra suhito con tutti i suoi pregi ma anche coo questi suoi difetti, in piena attività. Da La Chenail, la sua casetta campestre d~ Bretagna, lavora intensamente in compagnia de1l firate1lo, a•nch·esso chiericato, e scaglia le sue ~reccie pungentissime contro i,l ,gian1Senismo ti:iionfaote. La Chiesa, prigioniera degli Starti, egli vuole liberare, difendere, potenZiiare, come uma11a ragione e diritto divino impongono. Il Papa egli vuole esca t,rionfalmente dal.la rivoluzione filosofica e impedisca con la Relig;one il ·rollo Ispirato da questi concetti, scrive la sua prima opera importante, i1 l famoso : Essai sur l' indiff érence en matiére de religion, che produsse ,per tutta Europa g,rande rumore, sollevando ondate di caldo entusiasmo. Il giovane V.ictor Hugo v,iene con~ quis-tato da,1la lettura del Saggio e, approvando senza iriserve la battaglia contro « i ~ofismi d~ una filosofia ingannatrice » che conduceva I.a Società a respingere· le << croyances divines » va a confessarsi dal1 'abate Lamennais. Anche Lamartine viene convertito a.Ila lettura di questa opera, mentTe Chateaubr-iand e De Maistre hanno parole di vivo elogio ed esprimono 1a loro grande ammirazione verso ,il giovane Abate. Intanto, in ltailia, in seguito alla pubblicazione del Saggio si formano dei veri centr,i di propaganda La.mennaisiana. « Poeti e laic-i, racconta r A., che non erano gjarnsenisti v,idero subito nel nuovo ~rittore francese un a•ppoggio fortissimo • VITA NOVA per il loro partito. La teoria del senso comune importava sca,rsamente a tutti costoro, quel che p;aceva eTa sopratutto ,i,l brillante attacco, rirresistib 1 ,le assalto contro gli encic'lopedist; e i giansenisti ». * * * Questo, il pri•m1ss1mo periodo deLl'aUività detr Abate Lamennais. Alil'ini21io del- r altro, si hanno ben man,ifesti i segni di orientamento verso il liberalismo ~he po; nell •ultimo dova-anno fatalmente sboccare jn una rettorica disgustosa. Perciò sboccare interessante periodo delrattività del Lamennais fu ceirtamente quello che va dal suo primo viagg;o a Roma, avvenuto nelr anno 1824 16no aHa pubblicazione del'le P aroles d'un croyant le qual.i dovevano provocare ai suoi danni. l' espl,icita •riprovazione della Chiesa. Nau~eat(\ dagli incidenti e dalle calunnie che, com· era naturale avvenisse, avevano suscitato i suoi primi scritti, partito al1la volta di Roma. n •era r,itornato ancora più nausec.2to, benchè durante il viaggio non poche fossero state le prove di stima avute, e sebbene lo stesso papa Leone Xl I lo avesse ricevuto con segni di b~nevolenza. Ma iii disgusto del Lamennais aveva la sua ragione di essere: cioè aveva v~sto e bene e toccato con mano la sittiaz,iooe in cm versava la Chiesa. Aveva di conseguenza subìte a4Jrooi di.sillusionri. cc La disillusione sopratutto, d.i vedere Roma, proprio queHa Roma che egli aveva creduto potesse diventare il T,ribunale supremo dell'umanità ne1le lotte tra i popoli e i re, lasciair calpestare i difensori dell'idea cattolica, per dei miseri calco~i di politica umana». ·Da questo 1istarnte, una radicale trasformazione si mani,festa lentamente nell · inbimo del nostro Abate, provocando stavolta ,le i,re oltre che dei giansenisti, di g.ran parte del clero. Così non si esita a processarlo nelfa.nno 1826 e a redarguirlo nelranno 1830, allorchè pubblica a P,arigi il quotidiano ca•ttolico-liberale: L' A venir. T.uttavia, mailgrado la sua fiducia diminuita non poco nei riguaTdi di Roma, La~ menna.is seguita a professare sommissione fili,ale verso la Santa• Sede fino alr.anno 1834, quando dopo ~sere stato altra volta a Roma presso papa Gregorio XVI e <lopo ave.re ,ricev,uto a mezzo di due sue Encic-Liche-nette disapprovazioni al suo operato, pubblicava le Parole d'un croyant. Questa specie di poemetto, scritto in istiile biblico, ebbe ovunque un enomle Bibliot ca G·no 1anco 57 successo. l,n ltailia, il Gioberti e iJ Mazzm,i s ·,infiamma·rono a queHa lettul'a e iii Tommaseo ,provvide a fame uscire a Parig,i una traduzione italiana, aggiungendovi una sua prefa.znone. lin questo poemetto molto trattato è ,il tema del.la Libertà, quello cioè che mag~jormente appassionava 1·Europa in quell' epoca: « La libertà 1110nè annunzio da leggere agli angoli delle vie; ma è potenza viva che l'uomo s~rte in sè, e intorno a sè, gli è i1 l genio custode dei penetrali dom~ticì; la ma.Uevadrice dei dinitti soc,iali, e dei diritti il pri,mo. Il peggio degli oppre~ori è queHo ehe si arma del nome di libertà : alla tirannide aggiunge costui la menzogna, la profanazione a1la ingiustizia : perchè santo è il nome di libertà. Guardatevi dunque da coloro che d1cono : libertà, libertà, e colle opere la distruggono ». Ma, purtroppo, dopo queste nobilissime espressioni, una volta ingiustamente colpito dalla Chiesa, al Lamennais andò sensibil.:. mente degenerando nel!la demagogia. Dopo la pubblicazione di queste Parole, fu assal1to dailla smania di voler scrive,re soltainto per il popolo e tramutò le sue nobili concezioni all'uso del vo~,go. Tramutò solamente, non conrveritì: che g,li rima.se pur sempre radicata neH'anima la· conv~nzione profonda che soltanto Dio è il signore di ogni cosa ed è il Solo che valga. Senza condi•v1,dere r ammirazione incondizionata di cui sempre lo Zadei aire.onda la figura del vecchio Abate, possiamo leaJ- ~ente ammettere che le sue invocazioni ailla libertà e ai migiliora.menti economiei1 delila plebe, siano state dettate da una conv,inzione sincerissima di bene e di ca,r.ità cristiana. Tutta via, quando -nell'anno 1846 sa11va al trono Pio IX egli, pur avendo molte possibilità di niuscita, non voille a-ssumeirisi la parte di figliuol prodigo e lasciò i,ntentato ogni passo di rappac,ificazione con la Chiesa. E, oltre ciò, a.Jloiichè nelr anno 1848 venne eletto 11a1ppresentante ali' Assemolea Naziona,le dii Fra1 ncia, per il popolo quasii più non combattè e vi ebbe perciò scar&issi•ma influenza. Anche la causa del potp0,lo gli aveva forse aTreoato pa.recchi disinganni, facendolo sperare soltanto nel Dio deUa Bibh;a. Per~iò moriva in età avanzata l'abate La- . mennaiis, ~postata, molto odiato e temuto ma ancora amato, ricusando fino aLl'ultimo respiro ii Contforti suprem,i, con quel carattere fermo che era riuscito a plasmaTsi con dolore troppo taTd,i. BRUNO BIANCINI I •

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