Vita Nova - anno II - n. 2 - febbraio 1926

\ I vano. Con all:trettainta 1 si•curezza non ci sentiremmo di respingere immediatamente 1 'idea di l1lil' unica piazza (Colonna e Monte·cit~o), tolto di mezzo palazzo W ede~1nd. Per tutto il resto ha ragione Soffici quando getta I'aH~e. a proposito deMe nuove costruziorn alla periJeria. Qui veram~~te si parr~ la nobi1 litate dei tecn1c1 per 1 11 piano regoilatoi:e e ,degli airchit~tti cui ~'~ combe il problema ,estetico e stil1stiico del.la Romia ,mo•demi,ssima, che sta per 1sorgere e che vogl'iamo de: g·na di quella antichissima. I nuovi qllailtie1i dovranno ave~re h:n al•~~ linea e ben ,altro irtesp1ro di quel~1 costruì ti <lopo a 7O, ne.Iiie' poca_ umbertiana e in quelila recenlte, degne soltainto di una città di impiegati. Soffici ha· ammonito gli artisti e lo Stato ah·e, attraveTso il Govematoife si è assunto di vi,gi:Iarwe lJ'i1 n- , . grandimento di Roma, a non ricadere nellla pericolosa in1 du:lg~nza per cui, finoira, iiipiù v?lg~e m,isi~ug1li_oes,teti,co in fatto d1 stili ha sen: z'altro com;promie~a .Ia bellezza di Rorn•a nelJe case, ne palazzi e nei . mO\Il'll.fflle·IltI • Invece se è vero ohe l'arte rifiori- ' . sce q·uando un popodo marc.1a ~erso t1111a nuova ,civi~ltàe nelaa pace s1 accrescono le rioahezze deHa ~azione, l'ltallia fa1scista.sta certamente maturan,do ,la sua arte e il suo s~ile. I -grandi concorsi 1sost~twsico1110, _il mecenatismo. A:ppunito 11nGennaio la << Ri'Vista ll'lustrata deJ PopoJo d'Italia » ha aperto fra i nostri art•isti un concorso di ta1 le natura da pore:r1loconsiderare di incremento e di ,colllaborazione alila visione della grande Roma. · Si trattia di progettare le nuove Terme littori-e dli Rom,a dedicate agli esercizi i oc.quei , ~.inni~ci,.a t-letici, alla scherma, ali equ1taz1one, al gio,co. . Le T,erme sorgeranno su(l:lerive del Tevere presso a coI.le d'i Vi1Ua Glori. Noi nOlll aggi.ungi,amo ailtro che un incitam,errto agJi arti,sti di lavorare e ,di gioiire in questa in-uovaatmosifera che Ji ciricoinda. GIORGIO PINI · ·ioteca Gino Bi ne · \ VITA NOVA ~ LETTERATURA ~ G. B. Shaw, non conte~~o di ave~ci da;ta l'opera teatra,le p·•~ va: sta che ,mai sia stata stes_aed i.I cui .-t· • ' al voiuto numero o'l pagine e pa.ri protrarsi del tempo d~lla favola che ha immaginata, ha r11tenuto OJ:>POItuno prefazionarla d'un voi~umJn~·so proemio, destinato . ne-J.la intenzione,' a rendere convl'ncente la commedia. . eh Noi co,rn,inciamo cdl chre e avremmo pref er.ito alla commedia la prefazione, e che l'u~a e. l' altra non fanno che nuocersi a vicenda, già che noin sono di col'!1p.letamento e di i111tegramentorec1pro~o, ma costituiscono un doppione, con questo -risultato pe-r la commedia : che se .Ja comune menitalità pseu: do-<lemoc-ratica, socialistoid·e, d1 cui risulta la prefazion~ , dentro i l.i,miti dei.la qua.le si concreitan~ e si risotlvorno i più logori concetti dema,goci del podpetto~e ironncosatirico riesce a sotffars1 a1la nostra piena disapprovazione, per la disinvolltur~ arguta ed esperiente del1 'uomo adusato a si1mi'li concioni, tali m-enta,lirt:àsu cui è fondata la pièce. « Torniamo a Matusalemme » .frappone ne1lo sviluppo pel dramma ··rutti gli ostacol 1i previsti e imprevisti alla creazione fantasti~, all'a realizzazione di parte non 1ndiff erente della visione schwiana. E la commedia non fa che ricondurre in forma dialogica quel programma e quella •monologata conversazione aveva fatte ~e spese del- . la prefazione. Noi non siaimo così radicali e semplici da condann·are per ciò stesso la commedia - usiamo uin teI1mi111cehe ci rende possibile l' intenderci - poi che ci si obbietterebbe ohe a teatro le preifazion1 i notn si reci,tano, ma a,bbiamo voLu:tod'ire che a renderre vie più evidente la mancata creazione de!ll'opela d'ar- " te, - giacchè la commedia è _e dev'essere opera d'arte e soltanto ' opera d'arte - con la pubblic_azione d'ella pièce è venuta ad 1llumi1n,~ci il proemio. N.è siamo ,crudeli Saurat, per i1l qua!le corne Denis tutfta l'opera schwiana non si ri~urre,b~e che atl una produzione conuca' p1attame~ se pure giustamente famosa, conuca. << Que · ,este-t-ildonc de S~u, ;> « Un de grands aucteurs comiqa~~ de nofre temps ». E a rend'ere _piu acre a suo giu~zio_ vuol. ,l1ere 0,gni icarattere 4 uin1v~a,l1ta . alla caricatura shawJana, c1rcoscnvend0Ja ad un solo mcxmento di _u~ ~eteimi.natta classe ddla soc1eta inglese. . , Certo è che se 1dsuo nome e azrivato da pochi anni a n?i con 1•au~ reo1a de,lla fama mondiale, non e 'da escludere eh.e solo la lentezza delila penetraziolf.le nel mondo· c& tu- · raie no•strano può aver dato .I 1I.lusioine ottica d'una va!Stità e d'una universalità, che.dev'essere senz 'altro esclusa a suo riguardo. Infatti i caratteri indìviduabi,li, · quelle trem,enide lin~e _f~c~e ~ luminose a distanza ,d1 m1gl1a.1ad1 seco,li che s·cavano nel cuore umano ' . I ~inesorabile che afferta e convirnce, e di cui risuilltaino le grandi impaJcature del capolavoro dei geni, si chiamino Eschi'lo, Aristofane, o Moli,ère, ,mancano in senso assoluto allo Shaw. Riistrettezza ,d,ivisione, e superficialità di ricerca, sfavil.lìo piroteanico di brillanti po,licromi paradossi, che dovrebbero sostituir-e una djefiicienza psicologica ~ostitu~ionail: si concretano ,ne:Iaaman1polaZione d, fal:si e irreaJi automi, che h,annò di umano, un quailche atteggiamento, nè mai un grido, Ulil riso, un· singhiozzo, una gioia : forse cc Il mestiere della signora W orren - potrebbe salvarsi da questo apprezzamento, per un senso di um•anità che, sebbene non interamente espresso, t:r.adisse la sua presenza in taJu•ne scene e in taluni accenni, contenuto ma innegabiJe. N1è,ci si ,dica che basti alla fama, se no•n alla gloria di uno scrittore, la rea!lizzazione artistica, sia essa traig•icao com,i.ca, d'un mom.ento anche esiguo e passeggero d'un piccolo monidlo, se questa realizzazione è la evi1denza di .urÌa realtà lumiinotSa,duratura, eterna, qual•è per e.s~mpio delJe più mo,des,te figure deHa comme,di·a plautina, già che non questo noi neghiam~, come non neghiamo la grandezza di chi'

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