,. • I . Oopo trent'anni - La Campag~a d'Africa 1895-1896 II. -- MACALLÈ • I (Continuazione del numero precedente). Abbiamo lasciato il generale Arimondi ad Aderàt, _mentre raccoglieva i pochi superstiti dell 1eccidio d'Amba Alagi. Le forze di cui disponeva il generale erano scarsissime, così che fu vera fortuna che il nemico non incal-- zasse. Soltanto le bande dell' indomito ras Alula attaccarono, ma furono respinte dopo vivace fucileria. Il ripiegamento successivo dei nostri verso Macallè si compiè in buon ordine, sfì-- lando per la piana di Afgòi. Fermatosi a Macallè per tutto il giorno 7, il generale Arimondi , ritenne inopportuno tentare il concentramento di tutti i reparti, sparsi nelle varie- località della Colonia, in una posizione così avanzata e logi-- sticamente infelice : deliberò quindi di togliere il campo, coni e fece il giorno 8, lasciando a Macallè, per guardia del forte, il maggiore Calliano col I I I battaglione indigeni (quattr<?compa-- gnie non complete) e alcuni pezzi da montagna. Come si vede, anche questa volta gli ordini del generale e governatore Baratieri non ave-- vano trovato applicazione: secondo il concetto di lui, bisognava tenere unite le forze; quindi, o era possibile concentrarle per intero a Ma-- callè, o conveniva riportarle tutte più indietro. ' Il battaglione Calliano, rimasto isolato, appa-- riva destinato -a inutile sacrificio. ll governa-- tare richiese spiegazioni all'Arimondi, il quale le fornì, ed apparentemente ragionevoli. Oltre che per considerazioni morali, egli disse che aveva creduto di non lasciare del tutto abban-- donato il forte di Macallè, per ehè sarebbe stato un grave danno co11segnare al nemico tante armi e vettovaglie, mentre non c'era tempo di trasportarle via; perchè dividendo le nostre forze si otteneva anche di dividere quelle del nemico; e perchè, i11fìne, Macallè poteva diventare perno d'una nostra ulteriore manovra controffensiva. ·blioteca Gi o Bi ne Di questi motivi, soltanto il primo è inec: cepibile; gli altri non valgono gran cosa. Infatti è chiaro che, data la sproporzione enorme delle forze, il suddividerle costituiva un pericolo assai maggiore per noi che .non per il nemico, il quale sarebbe rimasto comunque in condi~ zioni di grande superiorità su tutti i punti, senza contare che non era affatto certo che si dividesse, come infa.tti non fece. Che Macallè potesse diventare " perno '' d'un'àzione con ... troffensiva qualsiasi, era pura fantasia. Invece àppare giusta la considerazione che non convenisse abbandonare tutto il prezioso materiale contenuto nel forte. Ma questo era, anzi tutto, difendibile? Ogni altro argomento perde impor-- tanza in confronto di questo. Esaminando le condizioni del forte di Enda lesus, dominante la posizione di Macallè, si osserva ancora una volta quanto manchevoli fassero i criteri i che avevano ispirato l 'organiz-- zazione della Colonia. Insipienza e leggerezza • • • • • • 1n materia tecnica; grettezza quasi 1nconcep1-- bile in materia amministrativa avevano impedito di applicare praticamente quelle buone norme dell'arte difensiva, che l' intuizione dei governatori militari aveva suggerito. Dovunque potesse rivolgersi il · nemico invasore, avrebbe dovuto urtare contro posizioni forti ... ficate veramente inespugnabili : cosa facile ad ottenersi in Abissinia, paese alpestre, impervio, in gran parte arido, dove si procede per itinerarii obbligati. La stessa natura dell'avversario, incapace, come tutti i popoli semibarbari, di lunghe operazioni d'assedio, avrebbe permesso alla Colonia di ritenersi sicura dietro un buon sistema di sbarramenti, del resto poco costosi, collegati con colonne volanti e sul rovescio · . . . ' ' provv1st1 d1 buone comunicazioni coi centri di Massaua e dell'Asmara. Ma tutto questo· esi~ steva quasi solo sulla carta. F ortifìcazioni un
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